giovedì 26 gennaio 2012

La mia Francia: ristrutturazione e tartufi.










E' la mia ricetta per la felicita'. Per la mia felicita', intendo. Posso condividerla, ma difficilmente si puo' riprodurre uguale uguale. Gli ingredienti sono unici, introvabili altrove. Occorrono un marito, una gatta, una casa di campagna vecchiotta, malmessa e da ristrutturare, dei vicini anzianotti, ma cordiali, gentili e generosi. Il marito deve essere un po' fuori di testa, come sua moglie, del resto. La gatta deve essere rigorosamente francese, trovatella e, soprattutto, deve subire lunghe ore di viaggio in macchina senza dare i numeri. La casa deve essere in Dordogna, nel Perigord Verde, per la precisione, meglio ancora appena fuori il minuscolo paese di Thiviers, altrimenti rischiate di non trovare vicini altrettanto simpatici. Come unico condimento, indispensabile, una dose generosa di spirito di adattamento. 




Che sbadata: mi stavo dimenticando uno degli ingredienti principali! Sir Duke, il furgone Fiat Ducato bianco, auto di famiglia nonche' indispensabile compagno di avventura. Una volta reperiti tutti gli ingredienti, si procede come segue: 
si carica il furgone con tutto quello che puo' servire per stare caldi e comodi, sia durante il viaggio, che sara' di circa dodici ore, comprese un paio d'ore di sosta per schiacciare un pisolino, che per i giorni di permanenza nella vecchia casa. Non dimenticarsi di caricare anche tutto l'occorrente per la gatta: trasportino, cesta con coperta e giochini, ciotola per il cibo, vaschetta con sabbietta per i bisognini; rimarra' tutto inutilizzato, ma meglio averli. Partire verso le 22,30, col maritino imbronciato e di malumore perche' la squadra del cuore ha perso il derby, che e' peggio che perdere la finale della Coppa dei Campioni. Sistemarsi sul sedile posteriore, con la gatta in braccio: appena partiti sara' inevitabile una lieve agitazione, dovuta all'ansia generata da rumori, vibrazioni, sobbalzi, rollii e beccheggiamenti del furgone, nonche' dalle temutissime ombre che sfrecciano e si rincorrono su ogni superficie dell'abitacolo, proiettate dalle luci dei lampioni e delle altre auto. Calmare la micia impaurita con molte carezze e paroline dolci. Se non basta, sdraiarsi sul sedile, a pancia in su, coprire voi e lei con un piumino leggero e lasciare che la gatta si scelga una parte qualunque del vostro corpo sulla quale rannicchiarsi, acciambellarsi, allungarsi in cerca di conforto e protezione. Poubelle alla fine sceglie sempre il petto, forse perche' il battito del mio cuore la tranquillizza, forse perche' cosi' puo' dare una sbirciatina da sotto il piumino, perche' non dimentichiamoci che di gatto stiamo parlando: piu' che la paura, puo' la curiosita'! Certo e' che la Pouby e' una gatta davvero speciale. Evidentemente non ama viaggiare, ma subisce la cosa con una pazienza infinita. Niente miagolii stazianti da gatto agonizzante, niente unghiate rabbiose a sedili e finestrini o agli umani responsabili di tutto quel terrore. Nessun tentativo di fuga ogniqualvolta si scenda dall' auto per fare benzina o andare in bagno...Solo una composta, dignitosa, paziente sopportazione, che pian piano si trasforma in calma curiosita' e poi in rassegnata tranquillita', fino ad un sonno pacifico. Una volta passata Parigi, in direzione Orleans, il maritino spezza la monotonia e la fatica della guida notturna, con un pisolino di due ore, allungato sul sedile posteriore. Io mi sdraio alla bellemeglio sul sedile del passeggero, reclinato al massimo, e la Pouby, a motore spento, senza vibrazioni e sobbalzi, ispeziona con cura ogni centimetro quadrato dell'abitacolo. Poi si rimette a dormire anche lei, anche stavolta scegliendo a suo piacere una qualunque parte del corpo dei suoi due umani. Sveglia, colazione e si riparte, alla volta di Thiviers. Si arriva in una fredda e soleggiata giornata. La piu' fredda giornata dell'anno. Il vecchissimo termometro che ho trovato in un cassetto di una delle credenze e che ho lasciato appeso ad una delle pareti della stanza a pian terreno segna 3 gradi! E' ora di mettere alla prova il vetusto impianto di riscaldamento, composto da una piccola caldaia a legna e carbone e da caloriferi in ghisa, secondo me ancora i migliori. C'e' anche il grande camino, perfettamente funzionante, l'abbiamo gia' collaudato durante le visite precedenti. Abbiamo anche fatto installare un acceleratore per la pompa dell' impianto. Non resta che da verificare in quanto tempo la temperatura interna raggiungera' un livello confortevole. La legna non e' un problema: la legnaia era gia' piena quando abbiamo acquistato la casa e da allora altra ne abbiamo aggiunta noi, tagliando le piante che erano cresciute a foresta durante gli anni di abbandono. Per il camino va bene, ma per la caldaia e' troppo grossa, bisogna tagliarla. Io mi occupo del camino, mentre il maritino mette in funzione la motosega e parte, accompagnato dalla mia trepidazione: l'aggeggio mi inquieta, ogni volta che qualcuno lo utilizza, la mia mente si riempe di immagini pulp che fatico a scacciare. Eppure mi sono tenuta accuratamente alla larga dalla saga horror della quale e' discutibile protagonista...Mi distraggo concentrandomi sulla preparazione della pira, come mi ha insegnato il mio papa':  
sistemo gli alari a circa 40 cm di distanza uno dall'altro, appallottolo qualche foglio di giornale, ci sistemo sopra dei rami secchi, poi dei legnetti sottili e via via sempre piu' grossi, ma messi in modo che resti sempre un po' d'aria tra di loro, altrimenti le fiamma non prende ossigeno e si soffoca. Con un lungo fiammifero, do fuoco in piu' punti alle pallottole di carta: pochi istanti, e le fiamme si levano alte e vigorose. E questa e' fatta. Dalla legnaia mi arriva il suono odioso dell'odiato attrezzo: segno che il maritino ha ancora tutte e dieci le preziose dita...per quelle dei piedi non posso garantire...mi infilo un paio di guanti da lavoro e lo raggiungo, cercando di convincermi che lo trovero' con ancora tutti gli arti al loro posto...Cosi' e', anche se la posizione nella quale si e' messo a tagliare i lunghi rami mi da i brividi: abbiamo bisogno di un cavalletto adatto allo scopo. In pochissimo tempo riempiamo la carriola e anche due grossi mastelli di legna secca, ma decisamente polverosa. I ciocchi piu' grossi il maritino insiste a lasciarli tal quali: tanto sul camino bruciano cosi' come sono...Illuso!! ...ma non tento nemmeno di discutere: lui ha il senso del fuoco, come una perfetta Giovane Marmotta...Dopo una mezz'ora di armeggiamenti e circa mezzo litro di diavolina liquida, anche la caldaia prende vita. Ci vuole un po', ma alla fine tutti i caloriferi della casina vanno in temperatura e prima di sera il vecchio termometro segna 18 gradi: non male, decisamente niente male. Queste operazioni si sono ripetute praticamente ogni giorno: alimentare un camino e una caldaia a legna e' quasi un lavoro a tempo pieno. C'e' da dire che in questo modo il maritino si e' molto impratichito nell' uso della motosega ed ha notevolmento affinato la difficile arte del taglio della legna da ardere. Questo, oltre a scaldare la vecchia casa fino a dei dignitosissimi 22 gradi, ci ha anche permesso di risparmiare notevolmente il credito telefonico: chiamate urbane ed interrurbane le effettuavamo a mezzo segnali di fumo....Per tutto il tempo della nostra permanenza, ovunque andassimo ci arrivavamo preceduti da un delizioso ed intenso effluvio di Eau de Strinu'. E' anche capitato che qualcuno, malignamente devo dire, abbia fiutato l'aria con espressione allarmata, chiedendosi dove fosse scoppiato l'incendio e se non fosse il caso di allertare i vigili del fuoco...maligni, appunto. Invece il maritino e' stato molto bravo e si e' impegnato al massimo nel pesante compito di provvedere alle necessita' energetiche della vecchia casina. In piu' ha anche vestito di nuovo i panni di Paolo "Demolition man" Bertelli e, martello demolitore alla mano, ha realizzato tutte le scanalature che servivano a far passare le canaline del nuovo impianto elettrico e ha anche eliminato il vecchio intonaco dalle pareti della cucina, rivelando la bella pietra calcarea con cui e' costruita la casa. Si e' anche preso la briga di ripulire tutto il sottotetto dalle macerie e dalla sporcizia lasciate dagli operai che hanno rifatto la copertura del tetto la scorsa estate: ora e' pronto per il trattamento antitarlo e antimuffa che faremo la prossima volta. Non solo: ha anche tirato tutte le nuove guaine per i cavi elettrici dalla cantina al sottotetto, scavando lo spesso muro portante tra il fienile e la casa. Cosa si puo' chiedere di piu' a un musicista? Sono state giornate di duro, lungo, faticoso, intenso lavoro, ma siamo soddisfatti. Alla fine di ogni faticosa giornata, ci aspettavano un bel bagno caldo nella nostra lussuosissima vasca free standing lunga due metri e profonda 50 cm, che a fatica, con millimetrica precisione, siamo riusciti a far stare nel micronuovobagno al primo piano, e una bella cenetta, cucinata e consumata nell'unica stanza "abitabile" della petite maison: il mezzanino-monolocale che al momento e' tutta la nostra casa. Cenette di tutto rispetto, se posso dirlo, con i tortelli e le lasagne, le polpette e le creme di verdura che mi ero portata da casa, ma anche con la splendida basse cote, la bisteccona di Limousine da 650 gr , cucinata alla griglia sulla brace del nostro camino, oppure le sottili e saporitissime chipolatas e le braciole di agnello, sempre alla griglia, i meravigliosi formaggi di capra e gli squisiti salumi acquistati il sabato mattina al mercato dei produttori locali. Soprattutto il prosciutto di petto d'oca farcito al foie gras, merita una ammirata citazione. Il tutto annaffiato con i meritatamente famosi vini della regione di Bordeaux e di Bergerac. Per finire in bellezza, le ultime cene sono state tutte a base di tartufo: i nostri tartufi, provenienti dalla nostra piccola tartufaia  Sono della varieta' meno pregiata, quella denominata Tuber Brumale, ma sara' che ogni scarrafone e' bello a mamma sua, a noi piacciono molto piu' del nero pregiato, il Melanosporum. Hanno un profumo ed un gusto piu' intensi...e poi sono "aggratis"!! Madame Cipierre, l'ex-propietaria ed attuale vicina di casa, mi ha dato un ottimo consiglio: metterli in un contenitore di plastica, chiuso, insieme a delle uova e tenere il tutto in frigo per un paio di giorni. Trascorso questo tempo, utilizzare le uova per fare un'omelette, aggiungendo un po' di tartufo sia alle uova in cottura, che poi, a lamelle sottili, al momento di servire. Devo proprio ringraziarla, non solo per la dritta che ho seguito con gustosissimi risultati, ma anche perche' e' lei che ha piantato gli alberi da tartufo, in memoria del marito che e' mancato ancora giovane, prima di vedere realizzato il suo desiderio di avere una tartufaia coltivata. Ovviamente le ho donato uno dei tartufi che abbiamo trovato e lei ne e' stata particolarmente lieta: dopo aver piantato gli alberi, non si e' piu' preoccupata dei tartufi e questo e' il primo che "raccoglie". Comunque nei prossimi giorni aspettatetevi qualche ricetta tradizionale perigordina: mi sono comprata un libriccino con degli spunti niente male e anche qualche prodotto tipico locale. Un'ultima annotazione su Poubelle: per lei questo e' il posto dove e' stata salvata dalla morte per fame e sete e dove ha trovato degli umani che le hanno fatto venire voglia di adottarli. Forse non capisce perche' poi l'abbiamo portata via da li, da quella che per lei e' casa sua, perche' debba vivere in un posto senza prati e alberi e cespugli e dove deve guardarsi da una sua simile che non l'ha mai accettata e cerca sempre di mangiarsela. Proprio il fatto che le due micie non possano essere lasciate mai sole nella stessa stanza, ci obbliga, ogni volta che andiamo a Thiviers, a portarla con noi. Quando e' la' si vede chiaramente che e' piu' felice e quando e' il momento di ripartire, non so che di noi tre sia piu' triste....



19 commenti:

  1. che bel racconto di giornate dedicate a costruirvi il vostro sogno! e la compagnia della gattina che tenerezza :-)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Vorrei solo poter stare la' piu' a lungo e vedere le cose procedere piu' in fretta...ma per il momento non si puo'. Poubelle e' stata davvero di grande compagnia e anche di conforto: niente di meglio delle fusa e dei bacini di un gatto per farti dimenticare la stanchezza. Un abbraccio, a presto

      Elimina
  2. ..ah ecco dov'eri sparita, carissima, sei stata a fare il pieno di felicità e buonumore!! Come non invidiarti, mi guardo queste foto e leggo il tuo raccondo, immaginando le cenette al lume del fuoco in quest'atmosfera così magica!
    Davvero un sogno... Bacioni :)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Eh si', ogni tanto sparisco...Hai ragione: e' davvero come stare dentro un sogno per me....magari un po' faticoso e polveroso, ma sempre un sogno e'! Un bacio, buona giornata

      Elimina
  3. Cara Roberta, ma sei reale o la protagonista di una favola? Francia, paesino, gatto, marito amorevole, casa in ristrutturazione...non è che hai bisogno di un aiuto? Sono anche architetto...!! :-)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Carissima Roberta, non e' che ho bisogno di aiuto....HO BISOGNO DI TUTTO L'AIUTO POSSIBILE!! Architetto hai detto? Non avresti dovuto...non sai cosa ti aspetta cara mia...marito amorevole??? dove l'hai letto, scusa?...e' un marito come tutti gli altri! No no, nessuna favola, ti assicuro. Un bacione e buon fine settimana.

      Elimina
  4. Un racconto d'altri tempi, che segno da leggere domani, davanti il camino, una morbida coperta ed una tazza di the confortante.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Speriamo che sia una buona lettura, allora. Buona domenica e grazie.

      Elimina
  5. Che sogno Roberta, ritrovarti è un piacere. Che sogno questo posto, la casa, la vicina, il cibo (e attendo impaziente le ricette), ma soprattutto che meraviglia voi due che avete entusiasmo da vendere, energia e spirito di adattamento da far invidia ad un ventenne. Una domanda sorge spontanea...il musicista sta attento alle sue preziose mani quando fa questi lavori????
    Veramente, vi ammiro. Io, ultima erede della principessa sul pisello, che si scoraggia alla benché minima difficoltà e vuole sempre la pappa scodellata, vi osserva come rari esempi da seguire in un mondo che non si gode niente e corre via veloce. Hai proprio ragione quando dici che hai trovato la ricetta per la felicità. Ma non è una ricetta che si trova così, per caso. Solo poco eletti sanno trovarne la strada che poi è sotto gli occhi di tutti...basta saper osservare e godere delle piccole grandi cose della vita.
    Ti abbraccio forte
    Sabina
    P.S.: ma lo sai che settimana prossima Patty di Andante con Gusto viene a Roma e ci incontriamo? Pensa se abitassimo vicine come sarebbe bello.
    P.S. del P.S.: il corso di scrittura prosegue e già mi hanno tolto parecchi grilli dalla testa....il mio primo incipit è stato letteralmente stroncato dallo scrittore giovane codocente del corso...e io che credevo di essere forte sugli incipit :)) Non si finisce mai di imparare....

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Carissima Sabina, dei vent'anni, purtroppo, mi e' rimasto giusto l'entusiasmo. A pensarci bene, quello e' pure aumentato. Peccato che il fisico, al contrario, dimostri tutta la sua eta'. Purtroppo no, il musicista non risparmia nulla alle sue povere preziose mani, ma fino ad ora, ed incrociamo le dita pure quelle dei piedi, e' stato fortunato. Ho letto il commento di Patty in cui ti comunicava che sarebbe venuta a Roma. Mi fa molto piacere che possiate conoscervi e vi auguro di divertirvi un sacco, insieme. Ovviamente vi invidio, benevolmente, da morire e voglio tutti i particolari dell'incontro. Mi raccomando, tieni vivo e vigile l'istinto al corso: non vogliamo che scrivano tutti le stesse cose nello stesso modo, giusto? Buonissima domenica, amica mia, un bacione.

      Elimina
  6. Cara Roberta,che bello ritrovarti qui,rileggerti innamorata della vita e sempre in movimento e in creazione..ti avevo scritto una mail,ma immagino che avrai avuto tantissimo da fare e non trovavo più il tuo blog sul web,ma adesso rieccolo qui rinnovato e pieno della tua magia. Le favole sono dappertutto,basta vederle...vero?
    p.s. Unica nota nuova della nostra vita toscana,scandita dal fuoco,dalla ricerca di lavoro e dalle viti brinate del mattino,una gatta,finalmente anche per me,Priscilla,una trovatella adorabile..che mi fa,come dici tu,tanta compagnia..
    Ricorda che vi aspettiamo per a vendemmia del prossimo Settembre,come promesso..Un abbraccio!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Valentina, tesoro!! che bello sentirti!! Come stai? Come vanno gli occhi? Scusa se non mi sono piu' fatta viva, ma a dirtela tutta avevo una paura tremenda di ricevere brutte notizie...sono una fifina in queste circostanze. Una gatta, che bello!! Priscilla...un nome bellissimo...mi mandi una sua foto? Io di Mail tue non ne ho mai ricevute, pero'...mi dispiace...Spero che che il fuoco di cui parli, sia solo quello del camino. Certo che veniamo a vendemmiare a Settembre!! Io, almeno, ci vengo di sicuro, a costo di arrivarci a piedi!! Mi fa davvero un piacere immenso sentirti. Dammi presto tue notizie. Ti mando un bacione gelato dalla tua amata Olanda e saluta anche Leo anche da parte di Paolo. A presto e grazie.

      Elimina
    2. Provo a rimandarti la mail magari si è persa ^^,così allego una foto di Priscilla! Gli occhi molto meglio,ultima visita l'otto febbraio,poi se tutto va bene direi che sono a posto.
      Un abbraccio grande!

      Elimina
    3. Benissimo, aspetto la foto di Priscilla e la mail, allora. Un abbraccione.

      Elimina
  7. Questo si che è un sogno!! E con un paesaggio così... sì che si realizza!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ciao Monica! Sarebbe il posto ideale per un raduno di foodblogger: con una cucina di 35 metri quadrati, con tanto di camino e cucina economica a legna, e un paesaggio cosi', ti immagini che piatti e che foto? Grazie della visita e del commento, a presto.

      Elimina
  8. Ero convinta di averlo postato il mio commento a questo post, ma credo di averlo scritto nella mia testa senza tradurlo in caratteri… In effetti mi ha fatto sognare il tuo racconto - così scorrevole - e le foto incantevoli… che meraviglia!

    RispondiElimina
  9. Che sollievo sapere che non sono l'unica!! Sapessi quante volte passo in rassegna i commenti ai post che mi hanno colpito per vedere se c'e' il mio....incredibile! Grazie per i bei complimenti. Le foto sono state scattate all'alba lo scorso agosto, ma anche adesso, in inverno, il panorama e' davvero incantevole. Un abbraccio, a presto

    RispondiElimina
  10. ogni tanto torno a guardare queste foto.. hanno una luce magica, cavoli... quella porta aperta sulla bruma della campagna e quel riflesso di sole sul legno.. ahhhhh!
    baci :)

    RispondiElimina