lunedì 28 ottobre 2013

A cena con gli Amish: crema di broccoli e cavolfiore



Una delle scene per me piu' coinvolgenti e commoventi di tutta la cinematografia, e' quella in cui la comunita' Amish nella quale ha trovato rifugio e protezione uno strepitoso Harrison Ford, si riunisce per costruire il granaio di una giovane coppia di sposi. Gli uomini lavorano tutti insieme, dall'alba al tramonto, per edificare la grande struttura in legno, mentre le donne preparano il pranzo per l'intera comunita' e poi ricamano tutte lo stesso copriletto trapuntato, tipico dell'artigianato Amish. Il senso di serena e gioiosa condivisione, di partecipazione, di collaborazione e di solidarieta' che comunica quella scena, unitamente alla bellissima musica di sottofondo, non manca mai di toccarmi il cuore e di farmi desiderare che cio' fosse possibile anche nel "mondo di fuori", come gli Amish chiamano tutto quello che si trova oltre i confini delle loro piccole comunita'. Vai a vivere con gli Amish allora! Fossi matta, rispondo io. Troppo ribelle, troppo anarchica, troppo allergica alle regole imposte dall'esterno. Non nego, pero', che il loro stile di vita, la loro storia e la loro cultura mi abbiano sempre affascinato. Nei miei viaggi negli Sati Uniti ancora non mi e' mai capitato di visitare le aree abitate dagli Amish, ma mi piacerebbe moltissimo. Non fosse per il monte di regole e restrizioni imposte agli appartenenti a questi gruppi, non faticherei ad adattarmi al loro stile di vita semplice, umile e svincolato dall'eccesso di dipendenza dalla tecnologia. Che poi ci son molti luoghi comuni riguardanti gli Amish e il loro modo di vivere che andrebbero sfatati. Come quello che li vuole contrari all'uso dell'elettricita' e quindi degli utensili elettrici e degli elettrodomestici. E' verissimo che i villaggi degli Amish non sono collegati alla rete elettrica, ma questo perche' intendono limitare al minimo i contatti con il mondo di fuori e le inevitabili contaminazioni. E chissa' cosa potrebbe arrivare loro attraverso i fili dell'alta tensione oltre alla corrente elettrica? Quindi meglio prodursela da se', con le turbine ad acqua e le pale eoliche, solo che il tipo di energia prodotta e' adatta a far funzionare grossi apparecchi come lavatrici o macchine per cucire, ma non va bene per piccoli elettrodomestici come asciugacapelli o tostapane, televisioni o radio, forni a microonde e campanelli per le porte....Pero' e' consentito l'uso di utensili a pila. Frigoriferi, cucine, scaldabagni e stufe funzionano grazie alle bombole di gas liquido e anche l'illuminazione e' affidata alle lampade a gas. In ogni caso l'uso di apparecchiature elettriche non e' incentivato ed anche nelle abitazioni ci sono grosse limitazioni: ad esempio non sono ammessi i congelatori, perche' si teme che il loro possesso possa portare al desiderio di avere altri elettrodomestici. Ora ditemi voi se un modo di pensare cosi' contorto potrebbe lasiare indifferente una come me? Giammai! Io adoro gli Amish! Una cosa che non mi cambierebbe la vita, semmai dovessi vivere col loro, e' il fatto di non poter possedere e guidare un'auto, dato che non ho mai voluto prendere la patente. Anche questo divieto ha una ragione piu' profonda ed articolata del semplice rifiuto delle comodita' del mondo moderno. Da quando l'automobile ha fatto la sua comparsa sulle strade di tutto il mondo, e' diventata simbolo di status sociale, di distintione tra chi puo' e chi no. Queste son cose che ad un Amish non vanno a genio. Individualismo, ambizione personale, affermazione di se', competitivita' non son visti di buon occhio dalla loro cultura, che promuove doti come l'umilta', la modestia, la disponibilita' verso il prossimo, la precedenza del bene comune sull'interesse del singolo.  Quindi niente automobile, si va col buggie tirato dal cavallo e i buggies devono essere tutti grigi uguali, per non farsi notare troppo. Niente bicicletta, che inculcherebbe nei giovani il desiderio di allontanarsi troppo da casa. Meglio il monopattino....Eppure, noi potremo anche sorridere delle loro ingenuita', ma c'e' un fatto che deve sicuramente farci riflettere: negli ultimi vent'anni, il numero della popolazione Amish in Pennsylvania e' quasi raddoppiato!
La simpatia che da sempre ho per questa cultura cosi' protettiva nei confronti della propria identita', mi ha portato, ovviamente, ad essere molto curiosa anche delle loro abitudini alimentari, delle loro tradizioni culinarie. Cosi', uno dei pochissimi souvenirs acquistati nel nostro ultimo viaggio negli USA, e' costituito da una mezza dozzina di libretti monografici dedicati proprio alla cucina Amish. Zuppe, carni, stufati, pani e dolci sono i temi trattati singolarmente in ciascun libretto. Una cucina povera e contadina, che ha le sue radici in Olanda e piu' in generale nel Centro Europa, zone dalle quali provengono gli antenati Anabattisti degli Amish, dei Mennoniti e dei Brethren odierni. Radici che poi si son diramate in terra americana, dove sono venute in contatto con i nuovi cibi originari di laggiu' ed hanno dato vita ad un modo di fare cucina unico e riconoscibile. I loro pani, la shoo fly pie, i whoopie pie, i pasticci di carne o verdura, anche se ormai sinonimi di cucina statunitense, sono originari della gastronomia Amish. Le loro zuppe sono le piu' gustose e cremose che io abbia mai assaggiato, grazie all'aggiunta di latte o panna e, nel caso in cui non ci siano le patate, di farina. Calde, vellutate e confortanti, sono l'ideale per scaldarci in questi primi freddi. Assolutamente semplici e direi basiche, si prestano meravigliosamente ad essere personalizzate (ma non ditelo agli Amish, mi raccomando!) ed arricchite con gli aromi che preferite. Come questa crema di broccoli e cavolfiore, alla quale ho aggiunto un battuto di porro, carota e sedano, lasciato stufare piu' che soffriggere, prima di aggiungere gli altri ingredienti. Ho anche sostituito il cavolfiore bianco con il romanesco, dal gusto piu' delicato e invece di usare tutto il latte previsto dalla ricetta, ne ho sostituito la meta' con del brodo di pollo molto leggero. Infine, ho eliminato il basilico, perche' non mi piace nelle zuppe, ed ho invece aggiunto a fin cottura un trito di prezzemoo ed erba cipollina...ma per il resto ho seguito la ricetta pari pari....Fatelo anche voi e fatela diventare la vostra


Broccoli and Cauliflower Soup
da
Cook Book from Amish Kitchens


Ingredienti:
 per 4  persone

500 g di broccolo verde 
500 g di  cavolfiore 
1 cucchiaino di sale
1 cucchiaino di basilico tritato
60 g di burro
40 g di farina
750 ml di latte

Dividete il broccolo ed il cavolfiore in cimette e metteteli in una casseruola con sufficiente acqua per velarli appena, il sale ed il basilico. Cuocete, coperto e a fuoco medio, finche' saranno teneri, ma non sfatti, circa 15 minuti. Nel frattempo, in un'altra casseruola fate fondere il burro a fuoco dolce, stemperateci la farina mescolando bene, perche' non si formino grumi. Aggiungete il latte, meglio se caldo, molto lentamente e mescolando in continuazione, Lasciate sobbollire, mescolando spesso, finche la crema non avra' cominciato ad addensarsi. Versatela sulle verdure cotte, mescolate per amalgamare, fate riprendere il bollore e proseguite la cottura per un minuto o due. Togliete dal fuoco e servite immediatamente.




venerdì 25 ottobre 2013

Qui non si spreca nulla, nemmeno i buchi....



Mia suocera diceva che chi non ha testa, ha gambe...in questo caso ha dita e si scrive un altro post, perche' in quello prima si e' dimenticata di dare un suggerimento su come utilizzare i buchi dei doughnuts, o meglio, la pasta che si ritaglia per creare il buco della ciambella. Ecco. Basta appiattirli un poco con le dita, mettere nel centro della meta' dei dischetti di pasta la punta di un cucchiaino di confettura a piacere, inumidire i bordi con pochissimo latte o acqua e chiudere con la restante meta' dei dischi di pasta, sigillando bene i bordi per non rischiare che in cottura il ripieno fuoriesca creando geiser di olio bollente!! Si lasciano lievitare una mezz' ora e poi si friggono in abbondante olio a 170 gradi, un minuto per parte. Vi consiglio di utilizzare una confettura piuttosto soda, io ho usato quella di prugne fatta in casa. Una volta cotti, vanno ovviamente fatti asciugare su carta da cucina e lasciati intiepidire. Si cospargono di zucchero a velo e poi c'e' solo da sperare che non finiscano in un batter d'occhio....




giovedì 24 ottobre 2013

Doughnuts: la ricetta!



Se siete curiosi di sapere se sia nato prima il buco o la ciambella, qui trovate tutte le risposte:


I doughnuts si dividono principamente in due tipi: fritti e cotti al forno. I doughnuts fritti, a loro volta, possono essere fatti con impasto lievitato con lievito di birra o con impasto che lievita in cottura con lievito chimico per dolci. I doughnuts cotti in forno, invece, in genere hanno un impasto piuttosto liquido, simile a quello dei muffins, per intenderci, e quindi necessitano di apposite teglie per essere cotti. Esistono anche ricette di impasti lievitati  adatti alla cottura in forno, ovviamente piu’ leggera di quella in olio bollente.
Ma non c’e’ dubbio che il doughnut piu’ classico, il piu’ antico e il piu’ amato, rimanga quello con impasto lievitato e poi fritto. In ogni caso, una volta raffreddate, le ciambelle possono essere glassate a piacere o cosparse di zucchero sia semolato che a velo.



Ingredienti per 12 doughnuts



60 ml di acqua appena tiepida, intorno ai 35°C
90 ml di latte
7 g di lievito di birra secco
30 g di zucchero
35 g di burro
5 g di sale
1 uovo
150 g di farina “manitoba”
150 g di farina 00

1 l di olio per friggere

Sciogliere un cucchiaino di zucchero nell’acqua tiepida ed aggiungere il lievito secco. Mescolare bene ed attendere dai 5 ai 10 minuti, fino a che sulla superficie comincera’ ad apparire della schiuma. Scaldare il latte con il burro, finche’ il burro sara’ completamente sciolto e lungo il bordo si formeranno delle bollicine. Versare il latte caldo in una capiente ciotola e unire lo zucchero, mescolando con una frusta per scioglierlo completamente. Attendere che il composto di latte, burro e zucchero abbia raggiunto temperatura ambiente e poi unirvi il lievito, l’uovo e meta’ della farina. Mescolare per incorporare tutti gli ingredienti e poi unire il resto della farina e il sale. Impastare, sempre nella ciotola, fino ad avere un impasto morbido e omogeneo. Rovesciarlo poi sul piano leggermente infarinato e continuare ad impastare energicamente, fino a che non sara’ elastico e non appiccicoso. Ungere con burro o olio leggero una ciotola grande, rotolarci l’impasto in modo che si unga uniformemente, coprire con un panno umido e lasciare lievitare a temperatura ambiente fino a che non avra’ raddoppiato il volume, circa un’ora.
Rovesciare di nuovo l’impasto sul piano di lavoro leggermente infarinato e schiacciarlo con le mani per far uscire l’aria. Stenderlo con il mattarello ad uno spessore di poco piu’ di 1 cm. Ritagliare dei dischi con un taglia biscotti di 7 cm di diametro e poi creare su ciascuno un buco centrale con un tagliabiscotti di 3,5 cm di diametro. Lasciarli lievitare per 40 minuti coperti da una teglia rovesciata o da un panno inumidito, avendo l’accortezza che il panno o la teglia non tocchino le ciambelle.
Scaldare l’olio in una pentola non troppo larga, in modo che i doughnuts possano galleggiare durante la cottura. Cuocerli, a due, massimo tre alla volta, per circa due minuti, voltandoli a meta’ cottura: dovranno risultare ben dorati, ma non troppo scuri. Scolarli con un mestolo forato e farli asciugare su carta da cucina. Lasciarli raffreddare completamente prima di guarnirli a piacere. Si conservano abbastanza bene per un paio di giorni se opportunamente riparati dall’aria. Al momento di consumarli, meglio scaldarli in forno a 120°C per pochi minuti. Senza glassa, si posso congelare fino a due mesi.







domenica 20 ottobre 2013

Filet mignon con prugne, noci e cacao e duchesses di patata dolce


Ancora una ricetta per Cinzia e Valentina e il loro coloratissimo contest. Questa volta sono riuscita a convincere la macchinetta, con lusinghe e minacce, a far venire l'arancione un po' meno giallo. L'arancione della patata americana o sweet potato, patata dolce. In realta', a dispetto del nome, questo bell'ortaggio, oltre che buonissimo, e' solo lontanamente imparentato con la patata comune. Infatti quest'ultima appartiene alla famiglia delle Solanacee, come i pomodori!, mentre la patata dolce appartiene alla famiglia delle  Convolvulacee. Avete presente quelle belle piante rampicanti con i fiori a forma di campanelle? Ecco, son parenti stretti della patata americana. Infatti per secoli fu coltivata solamente per scopi ornamentali, ad esempio al giardino di Boboli a Firenze. Solo nell'ottocento si comincio' a consigliarne il consumo alimentare sia umano che animale. Ottima sia bollita che cotta in forno, con la sua polpa zuccherina e ricca di fibre, ma anche di carboidrati complessi, vitamine e sali minerali, e' uno degli ortaggi piu' nutrienti che ci siano. Come tutti gli alimenti arancioni e' ricca di beta carotene, la vitamina A, e negli ultimi anni la sua coltivazione e' stata fortemente incrementata in alcuni paesi africani, dove la deficienza da vitamina A e' causa di seri problemi. E poi, come dicevo, e' buonissima. Ha una consistenza ed un gusto che ricorda molto alcune varieta' di zucche e si presta bene a preparazioni come zuppe, puree, gnocchi o creme. Qui l'ho utilizzata per farne delle graziose duchesses, un contorno un po' vintage, ma sempre attuale e molto scenografico. Io le ho bollite, ma visto che la polpa risulta un po' piu' acquosa di quella delle normali patate, ho poi dovuto farla asciugare in una padella antiaderente. Secondo me si puo' ovviare, cuocendo le patate in forno.
Aggiungo due parole sul Piment d'Espelette o Peperoncino di Espelette. Puo' sembrare, per difficolta' a reperirlo e per costo, uno di quegli ingredienti da gastrofighetti che si usano solo perche' ...si fa fatica a trovarli e costano un botto!! L'ho pensato anch'io all'inizio, anche se in Francia lo trovo facilmente sia al mercato che nei supermercati piu' forniti. Mi sembrava che non fosse poi tutto 'sto che e la prima volta che l'ho usato, dopo averlo rimirato per settimane con soggezione, temedo persino di aprire il minuscolo vasetto di vetro col suo prezioso contenuto, sono rimasta delusa, dico la verita'. Pero' non sono una che si arrende ed ora che l'ho utilizzato piu' volte cercando di abbinarlo in maniera da non coprire, ma anzi esaltarne, il  gusto particolare e delicato, ne sono entusiasta. E' prodotto solo in una zona limitatissima dei Pirenei, un'area che possiede un microclima molto simile a quello subtropicale dove questo tipo di peperoncino ha le sue origini. E' a marchio AOP, Apellation d'Origine Protégée, la nostra DOP per intenderci, e per avere la denominazione deve essere coltivato, trasformato e confezionato in loco. Inoltre le analisi sensoriali sono continue. Ha un profumo intenso, leggermente affumicato, fruttato. Ci si sente anche un'idea di fieno secco. Al palato e' caldo, ma non troppo piccante ed il gusto e' persistente. Mi piace!

Filet mignon con prugne, noci e cacao
e duchesses di patate dolci al piment d'Espelette


Ingredienti per due:
2 filetti di maiale di circa 250 g l'uno
2 cucchiai di olio d'oliva extravergine
1/2 bicchiere di verjus o di vino bianco secco
2 piccoli scalogni
10 prugne secce snocciolate
10 noci
1/2 bicchiere di brodo vegetale
sale e pepe

per le salse:
fondo di cottura dei filetti
2 cucchiai di olio di noci 
2 cucchiai di verjus o vino bianco secco
2 cucchiai di brodo vegetale
2 cucchiaini di cacao amaro

per le duchesses:
250 g di polpa di patata dolce
1 tuorlo
1 cucchiaio di parmigiano
20 g di burro
sale 
la punta di un cucchiaino di piment d'espelette in polvere


Accendere il forno a 165°C.

Far fondere il burro a bagnomaria e poi unirlo alla polpa di patata dolce insieme a tutti gli altri ingredienti, mescolando molto bene. Riempire con il composto una sacca da pasticcere munita di bocchetta dentellata larga: io ne ho usato una media e le rosette non son venute molto bene. 
Su una placca ricoperta di carta da forno, formare 12 rosette con la base di circa 4 cm di diametro. Eventualmente aiutarsi disegnando a matita sul retro del foglio di carta da forno dodici cerchietti distanziati tra loro almeno tre cm.
Infornare a 160°C per almeno mezz'ora o fino a quando le rosette cominceranno a colorirsi sui bordi.
Sfornare e lasciar raffreddare sulla teglia. 
Portare la temperatura del forno a 200°C.
Asciugare i filetti di maiale con della carta da cucina. Tagliare eventualmente l'estremita' appuntita, per dare una forma piu' regolare ed avere una maggior uniformita' del grado di cottura. 
Scaldare l'olio in una piccola padella antiaderente e rosolare i filetti a fiamma viva, rivoltandoli spesso. 
Salare, pepare e proseguira la cottura per un paio di minuti. Bagnare con il vino o il verjus e lasciare che si riduca della meta', poi trasferire i filetti in una pirofila da forno che li contenga quasi in misura, unendo anche il fondo di cottura, gli scalogni affettati grossolanamente, le prugne e il brodo caldo.
Infornare per circa 15 minuti: le prugne e gli scalogni dovranno essere teneri, ma non sfatti e la carne morbida e leggermente rosa al centro.
Togliete i filetti dalla pirofila e avvolgeteli prima nella carta da forno e poi nell'alluminio: in questo modo si manterranno caldi e finiranno di cuocere dolcemente. Trasferite il fondo di cottura nel bicchiere del frullatore, aggiungete il verjus o vino bianco, l'olio di noci e, se necessario, due cucchiai di brodo. Frullate bene, finche' non resteranno piu' pezzi evidenti di prugne. Sciogliete il cacao in due cucchiai di brodo caldo, prelevate due o tre cucchiaite di salsa ed unitele al cacao diluito, mescolando bene per amalgamare il tutto. 
Al momento di servire, mettete in ogni piatto tre o quattro cucchiai di salsa e una cucchiaiata di salsa al cacao, adagiateci sopra due fette spesse di filetto e cospargete il tutto di noci tritate grossolanamente a coltello o con un pesta carne.
Distribuire le duchesses di patata dolce, prelevandole delicatamente con una spatola in plastica o metallo. Sono buone anche a temperatura ambiente, ma se si preferiscono calde, passarle in forno per tre o quattro minuti prima di servirle.



Anche questa ricetta partecipa a Colors and Food, what else?
del mese di Ottobre 2013


lunedì 14 ottobre 2013

Toffe pudding ai datteri e zenzero con salsa di albicocche secche per Colors and Food



Credo di averlo gia' detto, ma a me piace da morire l'Autunno! Mi piace tutto: i colori, gli odori, il clima, il cielo, i tramonti...Mi piacciono la pioggia e la nebbia. Le foglie cadute che scricchiolano sotto i piedi. Le foglie bagnate che profumano di buono. Mi piace passeggiare in spiaggia, con un mare mosso dalle mille sfumature di grigio, che si confonde, laggiu' all'orizzonte, con il cielo basso, gonfio di nubi pesanti, dalle quali a tratti filtrano raggi di luce bianca che disegnano cerchi sberluccicanti sulla superficie inquieta dell'acqua scura. Mi piace stare in casa, mentre fuori piove e gli alberi sono scossi da forti folate di vento. Mi piace accendere il forno e lasciare che l'aria si impregni del caldo profumo di un dolce speziato e di una salsa che dice arrivederci all'Estate appena finita....
Marrone e arancione sono colori che rimandano immediatamente all'autunno. Sono anche uno degli abbinamenti cromatici che io trovo maggiormente eleganti. Non a caso, infatti, sono stati scelti dalle due signore del web, che della raffinatezza e dell'eleganza hanno fatto la loro filosofia di vita. L'eleganza quella vera, innata, semplice, che non si fa notare. Marrone e arancione sono i colori scelti per la sfida di questo mese di Colors and Food, what else? Il contest piu' colorato del web. Lo so, lo so: la salsa dalle foto sembra gialla...Ma e' arancione, vi do la mia parola! Sono io che non riesco a renderle giustizia con le mie misere foto...Oltretutto sto anche tentando di fare amicizia con una nuova macchinetta dopo che la mia fedele compagna si e' messa in prepensionamento. Ma l'esserino mi odia, lo capisco benissimo. Mi ritiene, a ragione, un'incapace e si rifiuta di collaborare...Peccato, perche' l'effetto cromatico di questi dolcetti, dal vivo, e' davvero notevole. In ogni caso il matrimonio tra il toffee pudding e la salsa e' uno dei piu' felici ai quali le mie papille avventurose siano mai state invitate.
Due parole sugli ingredienti "strani": ovviamente questo pudding specifico e' costruito sull'equilibrio di tutti questi ingredienti specifici, che si legano e si sommano uno all'altro per raggiungere un determinato risultato. Mi rendo conto, pero' che in Italia alcuni di questi ingredienti non sono reperibili con la stessa facilita' che ho io qui in Olanda. La melassa e' sicuramente uno di questi e purtroppo ha un sapore cosi' spiccatamente riconoscibile che se viene a mancare, il risulatato, ovviamente, cambia. Per la consistenza si potrebbe tranquillamente sostituire con il miele, ma il sapore e' piu' simile a quello dello zucchero macovado scuro, quindi io vi consiglierei di fare uno sciroppo piuttosto denso sciogliendo due cucchiai di zucchero di canna scuro con due cucchiai di acqua e facendo bollire a fuoco basso per un paio di minuti. Lasciate raffreddare completamente prima di unirlo al resto degli ingredienti. Un'altra alternativa valida, potrebbe essere il Golden Syrup, che io trovavo abbastanza facilmente nei grandi supermercati. Se trovaste quello scuro, ancora meglio. Non sostituite lo zucchero di canna con lo zucchero bianco, perche', oltre al sapore, si modificherebbero anche umidita' e consistenza del pudding. Un altro consiglio riguarda lo zenzero: anche questo non deve mancare, ma in caso non trovaste lo zenzero sciroppato, usate pure la radice di zenzero fresca. Oppure potete provare a farlo!! Con la mia ricetta, ovviamente...

Toffee pudding con datteri e zenzero
e salsa di albicocche secche


Ingredienti per 8 stampini:
50 g di burro ammorbidito
125 g di zucchero di canna chiaro
2 uova
2 cucchiai di melassa
1/2 cucchiaino di zenzero in polvere
175 g di farina 00
5 g di lievito per dolci
175 g di datteri snocciolati
300 ml di acqua
5 g di bicarbonato di sodio
50 g di radice di zenzero sciroppata

per la salsa:
100 g di albicocche secche
250 ml di acqua

Preriscaldate il forno a 180°C. Imburrate ed infarinate 8 stampini cilindrici da 200 ml. Mescolate il 
burro e lo zucchero in una ciotola con lo sbattirore elettrico, fino ad ottenere un composto chiaro e spumoso. Unite le uova, una alla volta, mescolando per incorporarle perfettamente dopo ogni aggiunta. Aggiungete anche la melassa e lo zenzero in polvere e poi la farina poco alla volta, mescolando energicamente con un cucchiaio di legno.
Mettete i datteri e l'acqua in una piccola casseruola, portate ad ebollizione e lasciate sobbollire per 5 minuti. Togliete dal fuoco e aggiungete, mescolando in continuazione, il bicarbonato. Versate nel bicchiere del frullatore, aggiungete lo zenzero sciroppato e frullate fino ad ottenere una purea liscia e senza grumi. 
Unite i datteri frullati al composto, mescolate bene e distribuitelo a cucchiaite negli stampini. Battete delicatemente ogni stmpino sul piano di lavoro, per far uscire eventuali bolled'aria. Infornate per 30 minuti, fino a che i pudding non risulteranno sodi al tatto.
Nel frattempo preparate la salsa facendo semplicemente bollire le albicocche secche nell'acqua fino a che saranno abbastanza tenere da poterle schiacciare con una frchetta, circa 10712 minuti. Poi frullatele con il loro liquido di cottura. Evenutalmente aggiustare la dolcezza aggiungendo uno o due cucchiaini di miele, ma per me non e' stato necessario.
Sfornare i pudding ed attendere che intiepidiscano. Se necessario pareggiateli con un coltello affilato, poi sformateli e serviteli ancora caldi nappati dalla salsa di albicocche calda.


con questa ricetta partecipo al contest di Cinzia e Valentina
Colors and Food, what else?



lunedì 7 ottobre 2013

worstenbroodjes: qualcosa di piu' di un panino con la salsiccia


Facendo un po' di pulizia nell'archivio del picci, sono incappata in questo elenco di cose che amo dell'Olanda, che avevo scritto molto tempo fa, forse poco dopo essermi stabilita definitivamente qui, visto che parlo del mio cane che e' morto da piu' di tre anni ormai. Quando ho compilato questo elenco, ero iscritta ad alcuni forum di expats provenienti da tutto il mondo, che si sono stabiliti in Olanda per le piu' disparate ragioni. Tempo due o tre settimane ed ho cancellato l'iscrizione, indispettita ed annoiata dalle continue lamentele, molto spesso per futili motivi, di persone che con ogni probabilita' non stanno bene con loro stesse e quindi difficilmente troveranno mai un luogo che faccia al caso loro. Ho riletto con attenzione questo elenco, pronta a scoprire che forse, dopo tutto questo tempo, il mio punto di vista sull'Olanda avrebbe anche potuto essere mutato. Con mio grande piacere queste sono ancora le cose che mi fanno amare questo Paese. 

  • Poter passeggiare sulla spiaggia con il mio cane, in un giornata ventosa... e divertirmi a guardarlo rincorrere i bioccoli di spuma delle onde, sollevati dal vento
  • I cavalli al galoppo sulla spiaggia
  • Poter andare in bicicletta per ore su sentieri battuti e ben tenuti, senza dovermi preoccupare delle auto e godendomi paesaggi incantevoli
  • Puo' esserci bel tempo piu' volte in un giorno
  • Vedere Signor Cigno che porta da mangiare alla Signora Cigna mentre lei sta covando
  • Una cicogna nel suo nido sopra un alto lampione di un viale di Rotterdam
  • Un mulino a vento circondato da milioni di tulipani ed incorniciato dall'arcobaleno
  • Delft, Dordrecht, Volendam e Marken, Zanze Schans, Geithoorn e Overijssel, lo Zeeland e i Delta Werken, il Wadden zee e le sue isole, l'Oud Beijerland, il Gelderland e Nijmegen, Utrecht, Maastricht...
  • 109 km di pista ciclabile da Harlingen ad Amsterdam
  • Rembrandt, Vermeeeer e Van Gogh
  • La nostra casetta, che abbiamo cosi' duramente, pazientemente, amorevolmente e orgogliosamente riportato in vita
  • Il nostro vicinato e i nostri vicini
  • Il nostro multiculturale, multietnico gruppo di amici
  • Poter avere persone provenienti da tre continenti sedute contemporaneamente alla nostra tavola a condividere buon cibo, buon vino e brillanti conversazioni
  • Il fatto che mio marito si possa prendere egregiamente cura della sua famiglia facendo quello che ama e che sa fare meglio: non saremo mai ricchi, ma saremo sempre felici.
  • Il nostro medico di famiglia e' simpatico e il nostro ospedale sembra un albergo a 5 stelle
  • Posso portare fuori il cane anche all'una di notte e sentirmi perfettamente al sicuro
  • Dierenambulance, l'ambulanza degli animali
  • I trasporti pubblici
  • La bella anziana signora che incontro spesso andando a fare la spesa e che indossa sempre il costume tradizionale di Scheveningen
  • Genitori che portano a scuola i figli con le cargo-bikes
  • Adolescenti in bicicletta in divisa da Hockey
  • Adolescenti in bicicletta in muta, a piedi scalzi e con la tavola da surf sottobraccio
  • Adolescenti in bicicletta che pedalano accanto a un'amica a cavallo
  • Adolescenti in bicicletta
  • .....


...e la lista potrebbe continuare per chissa' quanto e sicuramente comprenderebbe i

Worstenbroodjes



Ingredienti:
300 g di farina 00
200 ml di latte tiepido
5 g di lievito di birra secco
1 cucchiaino di zucchero
1/2 cucchiaino di sale
50 g di burro
1 uovo

per il ripieno
250 g di macinato di manzo o meta' manzo e meta' maiale
2 cucchiai di pane grattugiato
1 uovo
2 cucchiai di latte
prezzemolo tritato
sale, pepe, noce moscata

Sciogliete il lievito nel latte tiepido con lo zucchero ed attendete 5 minuti. In una capace ciotola, setacciate la farina e distribuite il sale lungo i bordi: in questo modo lo incorporerete all'impasto solo dopo che la farina avra' gia' assorbito il lievito.
Formate una fossetta al centro della farina e versateci il latte con il lievito. Iniziate ad impastare con una forchetta, incorporando a poco a poco tutta la farina. Aggiungete anche il burro a pezzetti e impastate ancora con le mani. Unite l'uovo e impastate ancora finche' sara' completamente assorbito. Rovesciate l'impasto sul piano di lavoro e impastate energicamente per una decina di minuti. Imburrate il fondo e le pareti della ciotola e rotolateci l'impasto in modo che sia completamente velato di burro. Coprite la ciotola e lasciate lievitare in luogo caldo per 25/30 minuti.
Nel frattempo preparate il ripieno> sbattete l'uovo e tenetene da parte due cucchiai che userete per lucidare i worstenbroodjes. Unite il resto alla carne macinata, insieme al latte, al prezzemolo ed alle spezie. Asciugate con il pane grattugiato e impastate bene. 
Rovesciate l'impasto sulla spianatoia e appiattitelo con il mattarello in un rettangolo di circa 1 cm di spessore e ritagliate 8rettangoli di circa 10x15 cm di lato. Dividete il ripieno in otto parti e date a ciascuna la forma di una salsiccia lunga 15 cm. Posizionate ogni salsiccia su un rettangolo di pasta, inumidite i bordi e arrotolate la pasta attorno al ripieno, sigillando bene la giunzione.
Disporre i worstenbroodjes su una teglia coperta di carta da forno, coprite con un panno e lasciate lievitare per 50 minuti. 
Accendete il forno a 200 gradi, spennellate i panini con l'uovo che avete tenuto da parte, cospargete di semi di papavero e infornate per 20 minuti o finche' saranno ben dorati e cotti.
Lasciate intiepidire prima di servirli.

Da non confondere con i Saucijzenbroodjes che sono avvolti da pasta sfoglia e sono molto piu' grassi e unti....






sabato 5 ottobre 2013

Il mio MTC non poteva che essere un American Breakfast!...e con Eggs Benedict, per giunta...


Breakfast in America, Roger Hodgson live



Si' si' si'.Se chiudo gli occhi posso vedervi benissimo, tutti quanti. Trepidanti di attesa e curiosita', pieni di aspettative. Arriva l'ora. Le nove in punto. Compare il post.....
PLOF! SPLASH! WASHSHHSHSHSH!....
Tutto spazzato via da un'onda anomala di delusione, uno tsunami di scontento e sconforto che trascina con se le  macerie dei vostri castelli in aria fatti di zuppe di pesce, torte a strati, cassoulet, mele caramellate e pumpkin pie, cous-cous marocchini, souffle', anatra e cinghiale, bolliti e brasati e infine LORO: i temuti, amati, odiati, ridondanti, copiati, accoppiati, farciti, colorati, dolcissimi, francesissimi MACARONS DI LADUREE!

martedì 1 ottobre 2013

Avrei dovuto immaginarlo che sarebbe stata una giornata memorabile: stamattina mi sono svegliata con la voglia di rammendare....

La prima fase e' sempre quella: la negazione
Chi? Io? No, non puo' essere...deve esserci un errore...leggi meglio...forse e' qualcuno con un nome simile al mio..un'altra Roberta....non posso essere io, non e' proprio possibile...Qualcuno da qualche parte deve aver sbagliato qualcosa...Non ci posso credere..non e' vero, non puo' essere vero...non sta succedendo davvero e soprattutto non sta succedendo a me! No....NO....Nononono...NOOOO....NOOOOOOOOOOOOOO
Poi intorno a te si fa tutto nero e svieni.
Quando ti risvegli, col maritino, ancora ignaro, bianco come un cencio riverso su di te supina sul tappeto del soggiorno, entri nella seconda fase: la rabbia
-...se non la smetti di prendermi a schiaffi ti uccido - sibili tra i denti al povero consorte che altra colpa non ha se non quella di aver fatto del suo meglio per richiamarti nel mondo dei vivi. Faticosamente ti metti seduta, ma non cerchi nemmeno di alzarti, perche' non ti fidi delle tue gambe che senti molli e pesanti come teli da spiaggia inzuppati d'olio solare...Perche' io?...perche' proprio a me? ...ce n'erano quasi 130, perche' proprio la mia? Ah ma se le prendo!!...se solo mi capita una di loro tra le mani io...io...io...
Indichi con mano tremante lo schermo del computer dove, nero su bianco, e' stampata la cruda verita'...Il maritino, sempre piu' angosciato, guarda...legge...guarda te...riguarda lo schermo...riguarda te...e da sfogo al turbine di emozioni e sentimenti che rischiano di travolgerlo, sbottando in un sonoro mavaffa, aiutandosi anche col linguaggio del corpo, e dicendosi pentito di non averti fatta rinchiudere quando tutta questa follia ha avuto inizio....poi, con dieci anni in piu' per lo spavento che gli hai fatto prendere, se ne torna a fare quello che stava facendo prima.
Terza fase: la negoziazione
Ti prego, ti prego, ti prego...adesso chiudo gli occhi, conto fino a tre e se quando li riapro non ci sara' piu' scritto il mio nome ti prometto che.....Forse se riuscissi a convincerle che si sono sbagliate, che non sono all'altezza...Posso dire che non ho una ricetta, che poi e' solo la vertia'...Posso proporre solo ricette impossibili...l'anatra in crosta della Child, con tanto di squartamento di volatile....u cappun magru ligure, cosi' sistemo anche le due vere responsabili....oppure solo ricette banali....il toast!...il te'...non e' poi cosi' scontato preparare una buona tazza di te...1001 modi di mettere a bollire l'acqua....
Chiudo il blog e scappo in Brasile...Chiedo asilo politico a Cesare Battisti...ma sara' ancora in Brasile Cesare Battisti?...non ne parlano piu'...Cretina! Stai concentrata!...Ah si', scusa....
..ed e' qui che entri nella quarta fase: la depressione
E' il momento in cui inizi a prendere consapevolezza di quello che ti attende, che tu sia pronta o meno. Ribellarsi non serve a niente, devi affrontare la dura realta': ti restano solo 4 giorni... Non ce la faccio...non ce la posso fare....non ce la faro' mai....
Sei sempre seduta per terra, la schiena appoggiata al divano, le gambe molli leggermente divaricate, le braccia pesanti abbandonate lungo i fianchi, il mento sul petto....E allora la vedi....oh no, non e' possibile...guarda li': un'altra patacca!! non ho piu' niente di pulito da mettermi....Questa cos'e'?...sugo?...marmellata?...e tutte qua sul davanti poi!!....E ti credo, guarda che panza!! ma quand'e' che ti decidi a metterti a dieta?...E come faccio a mettermi a dieta, me lo spieghi?..La finite voi due? Abbiamo un problema piu' grave di cui occuparci, non vi pare?.... Oh ma cos'e'? Un'assemblea straordinaria di condominio?...Fori tutti! Che devo pensare...
Sei entrata nella quinta ed ultima fase: l'accettazione
Una quieta rassegnazione ti pervade tutta. Trovi la forza di alzarti, ma solo quel tanto che basta per sederti sul divano. Cominci a pensare a quale ricetta proporre, a decidere dove andare a cercare l'ispirazione, se dagli appunti di cucina di famiglia o dai tuoi libri preferiti...Ti dici che massi', che diamine, non e' mica la fine del mondo!! Fossero tutti qui i problemi...pensare che c'e' anche qualcuno che sarebbe felicissimo al posto tuo...
Dopotutto, hai solo vinto l'MTC!