domenica 25 settembre 2011

Bavaresi alla vaniglia con gelatina di prugne

Non tutte le ciambelle riescono col buco. E non tutte le bavaresi tengono la forma! Alcune si ammosciano e si spiattellano, come queste qui:

ma sono sicura che a voi non succedera', perche' non avrete fretta di tirarle fuori dal frigo e anche perche' avrete l'accortezza di usare stampi singoli, invece che uno stampo da sei....mannaggia a me.

Comunque, questa ricettina nasce dall'esigenza di coniugare la passione del maritino per la bavarese alla vaniglia con il fatto che io, invece, la trovo un po' stucchevole. Ho pensato che aggiungere una nota leggermente acida me l'avrebbe resa piu' gradita e avevo ragione. Ho scelto di provare con la prugna, perche' avevo un vasetto gia' avviato di marmellata di prugne fatta da me, ma qualunque frutta acidella penso ci stia bene. Quindi ho preparato la gelatina per prima cosa. Ho messo a scaldare 60 ml di acqua in un pentolino e ho aggiunto due cucchiai di marmellata di prugne. Ho portato a bollore e ho lasciato bollire per un paio di minuti a fiamma bassissima. Ho tolto lo sciroppo dal fuoco e ci ho sciolto un foglio di colla di pesce, ammollato e strizzato. Ho passato il tutto da un colino, e ho distribuito la gelatina in 6 stampini monoporzione, che poi ho messo a raffreddare in frigorifero. Intanto ho preparato la bavarese, con 4 tuorli d'uovo, 60 grammi di zucchero, 250 ml di latte, i semi prelevati da mezza stecca di vaniglia, 250 ml di panna fresca montata e 10 grammi di gelatina in fogli. I semi di vaniglia sono microscopici e appiccicosi e hanno la brutta abitudine di formare piccoli antiestetici grumetti neri, se si mettono cosi' come sono nelle creme un po' liquide. Io ho risolto il problema, mischiandoli prima allo zucchero semolato. Ho tolto gli stampini dal frigo, con la gelatina che ormai era perfettamente rappresa, e li ho riempiti di bavarese, coprendola poi con un biscotto alle mandorle, per dare un po' piu' consistenza al dolce. Volevo bagnarli con un po' di vino dolce, del pieneau che compriamo sempre nei nostri frequenti viaggi in Francia e che e' fatto con cognac e mosto d'uva, ma avevo paura che i biscotti si ammollassero rendendomi difficile trasferirli sopra la bavarese senza che mi si sbriciolassero in mano andando ad affogare nella crema. Quindi ho aspettato che la bavarese si fosse gia' rassodata un po' e poi li ho spennellati col pineau. Avrei dovuto lasciarle raffreddare almeno un paio d'ore, ma anche di piu' non fa male, invece il maritino reclamava....vabbe', l'aspetto fa un po' ridere, ma buone erano buone lo stesso.

Gnocchi di zucca con feta e noce moscata

Se mai proverete a fare questa ricetta, mi lancerete un sacco di maledizioni, lo so. Siate caritetevoli e datemi fiducia fino a che non li avrete assaggiati. Prepararli richiede pazienza e una certa dose di manualita', ma alla fine sarete ripagate per l'impegno profuso.



Volevo una ricetta di gnocchi di sola zucca, senza patate, ricotta o altro. Le ho condite semplicemente con del feta sbriciolato, perche' stasera parto e dovevo far fuori tutti i rimasugli delle ricette dei giorni scorsi, ma il risultato e' stato sorprendente: il gusto deciso e leggermente acido del feta, bilancia bene quello delicato e dolce della zucca. Saranno buonissimi anche con burro fuso e slavia o con della ricotta, sia fresca che salata o affumicata. Cercate comunque di non coprire il sapore della zucca, che in questi gnocchi si sente tanto. La polpa di zucca dovra' essere molto soda, quindi vi consiglio di cuocerla in forno, coperta, per una mezz'ora, prima di ridurla in purea. La quantita' di farina dipendera' dall'acqua contenuta nella polpa di zucca, ma usatene comunque il meno possibile, per non ritrovarvi con degli gnocchi duri e collosi. Piuttosto regolatevi con l'uovo: io l'ho sbattuto prima con una forchetta e ne ho aggiunto solo meta'. Le dosi sono per due piatti.

Ingredienti:

250 g di polpa di zucca

175 g di farina

2 cucchiai di parmigiano grattugiato

1 uovo

1 pizzico di sale

noce moscata grattugiata

30 g di burro fuso

formaggio feta

Mettete la polpa di zucca in una terrina e amalgamateci meta' dell'uovo, il parmigiano, il sale e la noce moscata. Unite la farina un poco alla volta, lasciandone due o tre cucchiai per infarinare il piano di lavoro. Alla fine dovrete avere un impasto molto morbido. Mettete al fuoco una casseruola d'acqua leggermente salata. Sul piano di lavoro ben infarinato, versate una cucchiaiata di impasto e, lavorando con delicatezza e aiutandovi con la farina, formate un rotolino di circa due centimetri di spessore che taglierete poi in gnocchetti non troppo grossi. Sempre con molta delicatezza trasferiteli su un tagliere anch'esso ben infarinato. Continuate cosi', una cucchiaiata alla volta, fino alla fine dell'impasto. Quando l'acqua bolle buttateci gli gnocchi pochi per volta: io li ho cotti in qattro tempi. Sbriciolate il feta nei piatti e quando gli gnocchi vengono a galla, raccoglieteli con il mestolo forato,scolateli bene e trasferiteli direttamente nei piatti sopra al formaggio che col loro calore si sciogliera' un po'. Quando avrete cotto e messo nei piatti tutti gli gnocchi, versateci sopra il burro fuso ben caldo e cospargeteli con una grattatina di noce moscata. Mescolate delicatamente e servite subito.



 

La mia Francia: Le Clos Saint Jacques

All'inizio era solo una delle tante scelte tra le centinaia, non scherzo, di annunci visionati. Non era proprio quello che stavamo cercando: la casa un po' piccola, solo 6.000 mq di terra. Pero' avevamo gia' visto altre proprieta' nei dintorni, durante il nostro precendente viaggio; il paese di Thiviers e la zona circostante ci erano piaciuti molto. Avevamo comunque altre case da andare a vedere da quelle parti, un paio con la stessa agenzia che proproneva anche questa. Mettiamo anche lei nell'elenco. Era maggio. Una bellissima giornata di sole, una delle prime dopo una primavera insolitamente umida e piovosa, a detta di Cath, l'agente che ci accompagnava. L'edificio e' una piccola longere, minuscola rispetto a quelle che avevamo visto in Charente. Non ha nemmeno le belle caratteristiche architettoniche dello stile perigordino, quello tipico della zona in cui ci troviamo: il Perigord Vert, appunto. Qui le vecchie case hanno tetti  spioventi, leggermente concavi, ricordano un po' i tetti a cappello di strega, ma meno acuti ed appuntiti. La travatura del tetto e' particolare e molto bella, uno spettacolo da lasciare a vista, e la copertura e' composta di piccole tegole piatte, molto sovrapposte, a volte in ardesia, piu' comunemente in terracotta. I muri sono in pietra, la tipica pietra perigordina, arenaria tendente al giallo simile alla nostra pietra senese. Questa casa e' stata chiaramente costruita in epoche diverse, con alcune parti che si sono aggiunte nel corso degli anni. La parte piu' vecchia, il fienile, risale probabilmente ai primi del secolo scorso, mentre quella piu' recente, adibita ad abitazione della famiglia, deve essere stata costruita intorno agli anni trenta e alzata di un piano in un secondo tempo, probabilmente negli anni cinquanta. Quest'ultima e' in pietra intonacata, ma con l'intonaco composto di cemento e di sabbia locale, per cui il colore e' comunque quello naturale della pietra del Perigord. Il fienile, invece, e' in pietra a vista, con inserti di mattoni rossi nei punti in cui, all'interno, si aprono gli armadi a muro: in pratica si sostituivano le pietre, spesse anche 60 cm, con i mattoni, per creare una rientranza nel muro che, intonacata, dotata di mensole e chiusa da ante, potesse essere utilizzata come dispensa, nelle cucine, o come armadio. Lo stesso sistema veniva usato anche per far passare le canne fumarie di camini e stufe. La casa e' disabitata gia' da una quindicina d'anni, cioe' dalla morte dell'ultima e unica proprietaria, ed e' ancora completamente arredata con i vecchi mobili, a loro volta ancora pieni delle vecchie cose dell'anziana signora. Cath apre, non senza difficolta', il piccolo portoncino di ingresso, al di la' del quale c'e' una semplice porta finestra che da' direttamente nella cucina. Ovviamente e' buio e la corrente e' staccata, ma mentre Cath va ad aprire le imposte per avere un po' piu' di luce, alla mia sinistra, seminascosto dall'anta della porta-finestra, noto un vecchio pianoforte verticale in legno scuro. Sul leggio c'e' ancora uno spartito di Mozart...Adesso c'e' piu' luce: il pavimento e' coperto da un....linoleum a scacchi bianchi e neri, lo so, questa cosa mi perseguita. Sulla parete alla nostra destra c'e' un grande camino incorniciato da una quanto meno azzardata decorazione in finta pietra bianca con fughe nere...mah! Davanti al camino c'e' un tavolo quadrato coperto da una tovaglia scozzese sulla quale sono posati un fiasco impagliato e due bicchieri. Accanto al camino c'e' una nicchia ricavata nel sottoscala, con una piccola cucina a bombola smaltata di bianco e un frigorifero. Alla nostra sinistra una parete sottile divide il locale in due. In mezzo c'e' la porta che da' sulla sala da pranzo-salotto, a sinistra della porta c'e' il pianoforte, a destra una credenza, che mi arriva quasi alle spalle, anche questa in legno scuro, con un cassetto e due ante: sul piano impolverato, tra soprammobili dozzinali e una bella ciotola ovale in porcellana, ci sono alcuni vecchi libri, con le rigide copertine consunte e le pagine ingiallite, mentre i ripiani interni sono quasi per intero occupati da pile di vecchi dischi in vinile e degli ancor piu' vecchi 78 giri in bachelite. La sala da pranzo ha un aspetto leggermente meno campagnolo, piu' borghese, con le pareti rivestite con un alto zoccolo di perline smaltate in verde salvia e azzurropolvere e una carta da parati in nuance che si sta staccando in parecchi punti, il soffitto perlinato anch'esso, il pavimento a listoni di legno, coperto per meta' da un consunto tappeto, sul quale poggia un bellissimo, grande tavolo in noce con le gambe arquate in stile Queen Ann. In un angolo un'altro camino, questa volta con la cornice in legno, ma si vede che e' finto; nella bocca del finto camino, pero', c'e' una piccola meraviglia: una vecchia stufetta a legna, in ghisa lavorata e smaltata di bianco con la marca Godin stampata a rielievo sullo sportellino. Completano l'arredamento della stanza un divano a due posti e una poltrona in pelle capitonnee, che sicuramente hanno visto tempi migliori e che qualcosa mi dice i topi trovino molto confortevoli, e un buffet talmente grosso, scuro e scolpito, da farmi pensare ad un sarcofago medioevale. L'interno e' occupato da un servizio di piatti di Limoges dipinti a mano: ogni piatto diverso dall'altro, su ognuno una coppia di pesci e il bordo decorato in oro zecchino. Salsiere, zuppiere, piatti da portata...un servizio da dodici quasi completo, mancano solo tazze e tazzine. L'immancabile armadio a muro, con l'anta dipinta negli stessi colori delle perline, contiene invece servizi di bicchieri e bottiglie di vetro molato e un altro servizio di piatti: questa volta la marca e' Villeroy & Boch ed e' un servizio da dessert della serie Burgenland in blu. Su un altro ripiano un piu' modesto, ma sempre bello, servizio in terracotta smaltata completo di cocottes di varie misure....potrei andare a vanti cosi' per giorni: descrivere dettagliatamente una per una tutte le cose che abbiamo trovato dentro quella casa e' impossibile. Sembrava un piccolo museo di storia popolare...Dalla cucina una corta rampa di scalini conduce al mezzanino, un'ampia stanza anche in questo caso completamente arredata, con gli armadi pieni di biancheria di lino ricamata a mano e i letti coperti da trapunte di lana che, purtroppo, in alcuni punti mostrano i segni degli attacchi delle tarme. C'e' anche una vecchia macchina per cucire chiusa nel suo bellissimo tavolino con la base in ghisa e il piano intarsiato a scacchiera. Un'altra rampa di scalini porta al primo piano, composto da due camere da letto, uno sgabuzzino e un singolare bagno ricavato nel disimpegno del corridoio, proprio in cima alle scale: bisogna attraversarlo per raggiungere la seconda camera da letto...boh! Noto anche che non c'e' il water, ma solo il bidet...gia'...Cath, ma dov'e' la toilette? Ah si'...e' di sotto....Dove di sotto, scusa...non mi sembra di aver visto il bagno....No, no...di sotto...in cantina...Ossignurdeldom...quindi, facciamoci brevemente due conti a mente: water in cantina e bidet al primo piano...comodo! Scendiamo quindi a vedere la cantina: se la casa e' un museo, questa e' un mercatino dell'usato! Con una scala a pioli saliamo attraverso una botola al piano superiore e anche questo non fa' differenza: vecchi mobili e vecchie cose e tantissimi vecchi libri!...Un po' frastornati usciamo per dare un'occhiata al terreno. La casa viene venduta con circa 6000 mq di terreno attinente, con diversi alberi da frutto. Non possiamo camminarci in mezzo, perche' l'erba ci arriva al naso: il contadino che lavora il fondo per conto di Mmme Cipierre, l'attuale proprietaria, ci portera' le sue vacche Limousin a pascolare, tra qualche giorno. Facciamo comunque due passi intorno alla proprieta', delimitata da una stradina sterrata. A poche decine di metri dalla casa ci sono altre due costruzioni: un bel fienile a due piani, sempre in pietra, e una specie di legnaia, mezzo diroccata e rappezzata con assi di legno e lamiera ondulata. Anche questi sono di proprieta' di Mmme Cipierre e sono in vendita....Ah si'?...e quanto terreno? Circa un ettaro e due....Pero'!...e quanto chiedono?...La somma delle due proprieta' e' ben al di la' delle nostre possibilita', comunque Cath decide di andare a vedere se Madame e' in casa. Abita li' accanto, in una magnifica villa, costruita negli anni ottanta, ma seguendo lo stile tradizionale perigordino: una meraviglia di pietra a vista e tegole in terracotta, con tanto di torretta-colombaia, circondata da quattro ettari di terreno ben tenuto e con un panorama mozzafiato. E' lo stesso che si godrebbe anche dalle finestre sul lato nord della casetta, se non fosse per l'altissima siepe di lauro che blocca la visuale. Ma la siepe si puo' potare e se questo e' quello che avremmo davanti agli occhi tutte le mattine alzandoci ed aprendo le persiane...beh, un pensierino ce lo potremmo anche fare. Cath e' di ritorno accompagnata da Madame Cipierre. Insieme diamo una rapida occhiata all'interno dei due annessi. Anche qui una quantita' impressionante di vecchi oggetti e utensili da lavoro: grandi cassoni col fondo di rete sottile per far asciugare le noci, un torchio per le mele, una vecchissima mola, un'altrettanto vetusta bascula, una mezza dozzina di grandi pentole in ghisa ancora con i loro coperchi e cataste e cataste di legna piu' che stagionata, direi. A me, che ho un'insana, e per molte persone incomprensibile, passione per tutto cio' che e' vecchio, usato, consunto, indipendentemente dal suo effettivo valore intrinseco, sembra di stare nella caverna di Aladino. Dobbiamo salutare le due signore, siamo gia' in ritardo per il prossimo appuntamento. Torniamo all'auto e percorriamo la stradina che taglia in due la proprieta' di Mmme Ciperre e che la collega alla strada provinciale. Ci troviamo circondati da spighe di grano, gia' alte e piumose, ma ancora verdi, di quel verde argentato che e' il colore del grano a maggio. La strada curva dolcemente verso sinistra, costeggiando il boschetto che delimita sul fondo il terreno di pertinenza della proprieta' in vendita: due bellissime ghiandaie, spaventate dal rumore della nostra auto, spiccano il volo dai cespugli del sottobosco in un balenio bianco-marrone-turchese e si perdono tra il verde dei rami.

venerdì 23 settembre 2011

Cupcakes di zucca

Mi piace la zucca. Soddisfa tutti i miei sensi. Le zucche sono belle da guardare, la loro scorza dura e' liscia e setosa al tatto, hanno un profumo buonissimo, anche da crude, e producono un bel suono basso e profondo se ci bussi sopra con le nocche e il gusto poi...che ve lo dico a fare. Non so perche' alla zucca si attribuiscano sempre connotazioni negative: zucca dura, vuoto come una zucca, sa di zucca...Invece la zucca e' ricca di proprieta' benefiche, dai semi, alla polpa, al succo. Con la zucca si puo' riempire un menu' intero, dall'antipasto al dolce. E proprio con un dolce mi piace inaugurare la stagione della zucca 2011/2012. Cupcakes o muffins? Un cupcake e' semplicemente un muffin coperto di glassa? Sembrerebbe di no. A quanto pare esistono sostanziali differenze sia nelle quantita' che nella lavorazione degli ingredienti cosi' come nella consistenza finale. Da qualche parte , non ricordo dove, mi pare di aver letto che, mentre per i muffins esistono ricette esclusive, vale a dire create apposta per diventare dei muffins appunto, i cupcakes altro non sono che torte monoporzione e che quindi l'unica differenza tra una cake ed un cupcake, sta nello stampo in cui l'impasto viene cotto, che nel secondo caso ha le dimensioni di una tazza da te' (cup).



Ingredienti:

per i cupcakes:

200 g di farina

1 cucchiino di bicarbonato

1 cucchiaino di cannella in polvere

1 pizzico di chidi di garofano in polvere

1 pizzico di noce moscata grattugiata

1 pizzico di sale

200 g di zucchero

120 g di burro morbido

2 uova

1 cucchiaino di essenza di vaniglia

75 g di passato di zucca piuttosto sodo

per la glassa: 

200 g di cream cheese  tipo Philadelphia

100 ml di panna fresca montata

2 cucchiai di zucchero di canna scuro

2 cucchiai di acqua

1 cucchiaio di zucchero a velo

Accendete il forno a 180° e posizionate la griglia a meta' altezza. Mettete i pirottini di carta nei fori della teglia per muffins. In una ciotola setacciate la farina insieme alle spezie, al bicarbonato e al sale. In un'altra ciotola piu' grande lavorate energicamente il burro ammorbidito a temperatura ambiente con lo zucchero, fino a renderlo un composto soffice e spumoso. Unite le uova una alla volta, senza aggiungere il secondo prima che il primo sia stato completamente assorbito. Unite anche la vaniglia. Aggiungete al composto meta' della farina, mescolando delicatamente, poi il passato di zucca e per ultimo la farina rimanente. Distribuite l'impasto nei pirottini e infornate per circa 20 minuti o finche' i cupcakes avranno preso un bel colore ambrato. Nel frattempo preparate la glassa: in un pentolino sciogliete lo zucchero di canna con l'acqua e fate bollire lo sciroppo per un paio di minuti a fuoco moderato, controllando che non bruci. Lasciate stiepidire. In una ciotola versate il formaggio e mescolateci lo sciroppo una volta tiepido. Unite anche la panna montata, mescolando delicatamente dall'alto verso il basso perche' non si smonti. Aggiungete anche lo zucchero a velo setacciato. Usate la glassa per decorare i cupcakes una volta che saranno raffreddati. A piacere potete aggiungere decorazioni in marzapane o granella di nocciole.

La mia Olanda: la nostra casetta, parte terza

Le case, tutte le case, ma soprattutto quelle vecchie come la nostra, hanno bisogno di respirare, proprio come noi. Purtroppo, nel corso dei vari interventi di ristrutturazione e decorazione che che la nostra casa aveva subito durante i suoi centocinquant'anni di vita, erano stati commessi tutti gli errori, mi trattengo dal definirli crimi, possibili perche' questo le fosse impedito. Chiusi i fori di aerazione, riempita l'intercapedine tra soletta a terreno, rivestiti muri, pavimenti e soffitti con ogni sorta di materiale plastico. Risultato: le pareti erano umide fino a meta' altezza e molte delle travi di legno della soletta erano marce. Cosi', dal semplice lavoro di decorazione che avevamo preventivato, ci siamo ritrovati a doverla quasi sventrare, per restituirle la possibilita' di respirare. La cucina poi era quella messa peggio. Non c'era la soletta in legno come nel resto dell'abitazione. Togliendo il laminato plastico che rivestiva il pavimento, con relativa guaina argentata, ci siamo trovati davanti ad una specie di caldana, marcia e puzzolente, che sembrava composta di segatura e stucco: una cosa disgustosa! Abbiamo dovuto faticare non poco, con mazzetta e piede di porco, per demolire l'urfido ammasso e nel farlo abbiamo riportato alla luce il bellissimo pavimento originario, ormai irrimediabilmente rovinato, fatto di cementine ottagonali, intercalate da bellissimi cubotti di mica scolpiti a bassorilievo! Lo stesso pavimento, identico, l'ho rivisto poi nelle cucine, favolose!!, di un castello vicino ad Utrecht. Purtroppo abbiamo dovuto rimuoverlo e buttarlo tutto: impossibile recuperare anche solo una delle vecchie piastrelle. Non e' ancora finita: sotto alle piastrelle, c'erano ben quattro corse di mattoni pieni di terracotta fatti a mano, gli stessi con i quali e' costruita tutta la casa, e che ovviamente costituivano la soletta portante della stanza. Quindi, eliminato il pavimento, eliminati i mattoni a uno a uno, bisognava ora rimuovere abbastanza sabbia per creare l'intercapedine che ci avrebbe permesso di posare la nuova soletta in legno: tre metri cubi di sabbia, spalata a mano, rimossa un secchio alla volta... sapete quanto pesa un secchio di sabbia umida? io si': TANTO!!...e sapete quanti secchi ci vogliono per arrivare a tre metri cubi? io si': TANTISSIMI!! E mentre buttavamo sudore, lacrime e sangue, ad ogni spalata, ad ogni secchio, io mi auguravo che chi aveva commesso un simile scempio fosse gia' morto, perche' altrimenti, con tutte le maledizioni che gli stavo mandando, lo aspettava una fine orribile. Per il bagno siamo ricorsi a metodi drastici: martello demolitore!! E dato che era stato costruito negli anni settanta in un'estensione della casa, ne abbiamo approfittato per rifare anche il tetto, nuovo, ventilato. Ovviamente anche le pareti e i soffitti hanno avuto il loro meritato makeover: nuovo intonaco, controsoffitti in carton gesso. Dopo tre mesi di fatica, rabbia, delusione e ancora fatica, finalmente eravamo pronti per la decorazione. Solo che ormai avevamo dato fondo a tutte le riserve, sia economiche, che psicofisiche. Stringendo i denti, affidandoci a offerte strepitose di materiali, comprando un po' qui un po' in Italia, a seconda di dove fosse piu' conveniente, e, ancora una volta, facendo tutto da soli, siamo riusciti a raggiungere un risultato piu' che soddisfacente. E devo dire che mi sono anche divertita un mondo a lamare il vecchio parquet del soggiorno e a dargli l'olio, a posare il nuovo parquet in camera da letto e in cucina, che poi ho decorato in stile shabby, per non dovermi preoccupare che si rovinasse, a montare mobili, a posare piastrelle,a dipingere pareti e serramenti....mi stavo costruendo il nido...e ovviamente non ero da sola a farlo. E' stato un lavoro di squadra. Anche nostra figlia, studente universitaria in Italia, ci raggiungeva ogni volta che le era possibile e si dava un gran daffare, maneggiando avvitatori e seghetti alternativi, pinze, cacciaviti e martelli, con la disinvoltura di un carpentiere esperto. Mio marito poi, che devo dire: non sara' il bricoleur piu' bravo del mondo, come lui stesso ama definirsi...no amore mio, non lo sei..., ma non si tira indietro davanti a nulla, non c'e' niente che lo spaventi o lo faccia desistere, compie sforzi fisici sovrumani con una determinazione e una forza di volonta' che si possono solo ammirare. E dopo aver passato ore a cercare di fare le cose a modo suo, non manca mai di ammettere:" Avremmo dovuto fare subito a modo tuo...avevi ragione, come sempre...che palle vivere con una donna che ha sempre ragione!"...non e' vero che ho sempre ragione, ma lasciamoglielo credere...che male c'e'?

Crema di porri e patate

Lo so, il porro non e' di stagione, ma io mi devo arrangiare con quel che trovo al supermercato. Comunque a me questa crema piace tanto e quando mi prende la voglia, non sto a farmi troppi problemi. L'ho "rubata" alla mitica Delia Smith, una delle food-star della televisione inglese, ma ho modificato la ricetta, alleggerendola un po'.

Ingredienti: 

le dosi possono variare a seconda del vostro gusto e della consistenza che volete che abbia la crema, quindi quelle che seguono sono puramente indicative.

olio d'oliva extravergine

3 porri

3 patate

1/2 litro di brodo di pollo o vegetale caldo

250 ml di latte caldo

creme fraiche, erba cipollina e crostini per servire sono facoltativi, ma caldamente consigliati

Pulite i porri, elimintate la foglia esterna e le cime verdi e poi affettateli non troppo sottili. Metteteli in una casseruola con i due cucchiai d'olio, salateli poco, perche' rilascino la loro acqua, coprite e lasciateli stufare a fuoco dolce, mescolando di tanto in tanto. Devono ammorbidirsi e diventare trasparenti, non devono rosolare ne' tantomeno prendere colore. Intanto lavate, pelate, e tagliate a dadini le patate. Unitele ai porri e lasciatele insaporire per un paio di minuti. Versate il brodo caldo fino a velare appena le verdure, mescolate, coprite e lasciate sobbollire piano per cira mezz'ora o finche' le patate si disferanno schiacciandole con una forchetta. Con il frullatore ad immersione riducete le verdure ad una crema densa che poi allungherete con il latte fino alla consistenza desiderata. Aggiustate di sale, fate riprendere il bollore e cuocete ancora per due minuti, mescolando spesso. Servite calda con un cucchiaio di panna acida, dell'erba cipollina sminuzzata e dei crostini di pane. In estate e' buona anche fredda, con una cucchiaiata di yogurt al naturale.

giovedì 22 settembre 2011

Airbags al rosmarino

Gli airbags sono utili, indispensabili, salvano la vita. Quelli di cui parlo io, a me hanno salvato solo una cena.



BBQ con amici a casa nostra nel nostro minuscolo cortile. Tutto pronto: la tavola apparecchiata, il vino in fresco, gli stuzzichini per l'aperitivo e le verdure  per il contorno sono sui loro vassoi, il maritino sorveglia la carne che sfrigola sulla griglia...si', perche' noi siamo tradizionalisti e, a quanto pare, la tradizione vuole che la grigliata sia lavoro da uomini...o almeno questo e' quello di cui e' convinto il mio di uomo. Cosi', mentre non si avvicinerebbe ad un fornello nemmeno se ne andasse della propria sopravvivenza, la carne alla brace e' compito suo e non ammette intromissioni da parte della sottoscritta. Quindi a me, figlia di un ex fuochista della Regia Marina Italiana, che ho imparato ad accendere un fuoco prima ancora che ad andare in bicicletta senza rotelle, non resta che farmi da parte, cercando di dominare l'ansia che mi assale ogni volta che lo vedo armeggiare intorno a quei legnetti immancabilmente troppo verdi, che raccoglie durante le nostre passeggiate nel parco vicino a casa e che poi impila in piccole piramidi, con una tecnica tutta sua che sfida e vince ogni legge della fisica, forza di gravita' compresa,  sulle quali infierisce con caparbia determinazione, armato di accendino, torce di carta di giornale attorcigliata e quant'altro ritenga utile allo scopo, al fine di ricavarne fiamme abbastanza vigorose da far "prendere" la carbonella. Niente scorciatoie con puzzolenti derivati dal petrolio, ma un vero e prorio fuoco da campo da Giovane Marmotta pluridecorata.  A questo punto mi corre l'obbligo di dire che la sua tecnica, per quanto insolita, ha sempre successo e, visto che si diverte un mondo e che i vicini hanno chiamato i pompieri solo una volta, giuro, non sto scherzando, mia mamma puo' confermarlo, a me non resta che lasciarlo fare.  Tornando alla sera in questione, era tutto pronto, dicevo, e il pane...ohmammasantissima! Il pane...mi sono dimenticata di mettere in forno il pane. E adesso? Troppo tardi, gli ospiti saranno qui tra meno di un quarto d'ora...e poi cosa ne faccio di tutta quella pasta lievitata? Per fortuna la mia imperfettudine ( neologismo composto da imperfezione e inettitudine ), mai migliorata con gli anni, mi ha abituata a gestire il panico e a trovare rapidamente una soluzione. Agendo d'istinto metto a scaldare una padella antiaderente, con una mano agguanto il pacco della farina e con l'altra la ciotola con la pasta lievitata, infarino il piano di lavoro e ci rovescio sopra l'impasto, lo lavoro un po' per togliere l'aria, lo mozzo in palline di circa 50 g l'una, a occhio ovvio, una alla volta le stendo in una sfoglia sottilissima che poi lancio a mo' di freesbee dritta dentro alla padella ormai calda, torno alla spianatoia e ricomincio con un altra pallina. In quell'istante, preceduto da un intenso profumo di grigliata, leggi dense volute di fumo grigio n.d.t., entra mio marito: " Guarda!" esclama "sembra un airbag!". Mi volto di scatto e dentro alla padella vedo dondolare un bel cuscino bianco gonfio d'aria. Con una paletta lo giro e lo sforacchio con la punta di un coltello, scottandomi con l'aria rovente che esce sibilando dai fori, altrimenti si cuoce solo il centro e i bordi restano crudi. Pochi secondi ancora, lo tolgo dalla padella e lo appoggio su un piatto. Ne provo la consistenza premendo con un dito su una delle bolle: non e' male. Ne strappo un pezzetto, non ho tempo per coltelli o rotelle taglia pizza, e lo assaggio: maddai!! E' buono, sa di pane, e' croccante e morbido allo stesso tempo, pero'....olio! si'...e anche un po' di sale....e magari...del rosmarino, ecco! Vado avanti a stendere e cuocere tutte le palline. Man mano che sono cotte le spennello d'olio buono e le cospargo di sale, poco, e aghi di rosmarino. Quando sono tutte impilate una sull'altra, le taglio in triangoli. Gli amici arrivano, mi scuso per la cucina imbiancata di farina e li accompagno fuori, dove ad accoglierli, pinza alla mano e aria compiaciuta, trovano il maritino cuocoperunasera. Alla fine gli airbags hanno avuto successo, i nostri amici non finivano di stupirsi per quanto fossero insoliti e buoni, con me che mi producevo in una interpetazione da Oscar, mentendo spudoratamente su quanto avessi meditato per trovare un' alternativa al solito pane, su quanti esperimenti con diverse miscele di farine avessi dovuto fare prima di arrivare ad un risultato che mi convincesse. Mio marito, che ovviamente sapeva la verita', mi guardava con aria complice, annuendo come per dire "sissi', tutto vero, l'ho vista io..."...ruffiano! Come se non lo conoscessi. Era chiaro il tacito ricatto: se mi dici ancora che io non so fare la brace per la griglia, dico a tutti che e' una balla...Gli ultimi 4 spicchi di airbag ce li siamo mangiati con scaglie di grana e fette di pera che avevo messo a grigliare sulle ultime braci morenti di quella che fino a pochi minuti prima era stata la piu' gagliarda, la piu' vivace, la meglio realizzata brace di carbonella di tutta la mia vita. Mio marito e' il Re delle Grigliate!...Fin qui ho scherzato: della griglia si occupa lui, perche'  io proprio non ci acchiappo e la mia carne e' sempre bruciacchiata fuori e cruda dentro, mentre la sua e' davvero ottima...mica tutti siamo perfetti, ognuno ci abbiamo i nostri difetti! Col tempo ho perfezionato la ricetta degli airbags e oggi li cuocio in forno a 220°. Quando si gonfiano, li giro e li lascio cuocere ancora 20 secondi, non devono colorire altrimenti seccano. Comunque dovrete fare delle prove col vostro forno.



Ovviamente di possono accompagnare a qualunque piatto e sono ottimi con salumi e formaggi. Se cuocendo si seccano troppo o se avanzano e...si seccano troppo, li potete sbriciolare nel brodo, magari alternandoli a strati con del formaggio,



oppure li potete inumidire, sia con del brodo freddo che semplicemente in acqua, scolarli, lasciare che si ammollino un po' e poi condirli con olio sale e aceto e farcirli con quello che vi pare.

mercoledì 21 settembre 2011

Old fashioned Consomme

Sono una ragazza all'antica. A volte penso addirittura di essere nata con cent'anni di ritardo. Mi piacciono le cose fatte a mano, come una volta, la vita semplice, magari faticosa, che si conduceva fino a poche decine di anni fa. Non amo il consumismo, acquisto solo lo stretto necessario e cerco di riciclare quello che possiedo gia'. Non ho la macchina, anzi, non ho nemmeno la patente. Il cellulare mi hanno obbligata a prenderlo: ha cinque anni e non fa nemmeno le foto, figuratevi il resto. E comunque e' sempre spento, perche' mi dimentico di metterlo in carica. Mi taglio e mi tingo i capelli da sola...e si vede. Non vado mai dall'estetista o in palestra o a fare shopping. Non dico che ci sia qualcosa di male in tutte queste cose, dico solo che non fanno per me e non ne sento la necessita' o la mancanza. A una persona come me, puo' non piacere passare un pomeriggio in cucina a prepare, come si faceva una volta, un caldo, confortante e fuori moda consomme? Come sempre, quando si tratta di questi piatti un po' demode', mi affido alle infallibili ricette di Anna Baslini. Oggi ho scelto quella del Consomme con piccoli bigne' al formaggio. Eccola:

Occorrente per 4 persone: 

 

1 litro di brodo chiarificato 

 

per i bigne: 

125 g di acqua

2 uova intere piu 1 per dorare

25 g di burro

1/2 cucchiaino da caffe' di sale

75 g di farina

per il ripieno:

una salsa besciamella fatta con 1/4 di litro di latte, 25 g di farina, 25 g di burro, una presa di sale, 1 cucchiaio di groviera e uno di parmigiano grattugiati, pepe e noce moscata q.b.

Fate i bigne' come descritto nella ricetta, strizzando sulla lastra del forno dei mucchietti di impasto grandi come nocciole. Preparate intanto la besciamella unendo i formaggi alla fine. Quando sono pronti, sfornate i bigne' e lasciateli riposare un paio di minuti. Tagliateli poi su un lato e farciteli con la besciamella al formaggio. Teneteli in caldo. A parte fate scaldare il consomme. Al momento di andare in tavola, versate il brodo nella zuppiera e servite i bigne' sopra un piatto coperto da un tovagliolino.

 

Anna Baslini: chiarificare il brodo

Secondo me, saper fare un buon brodo di carne che sia anche limpido come l'acqua del rubinetto, e' una vera e propria arte. La mia mamma e' bravissima e ce l'ha anche messa tutta per insegnarmi, ma io non ho mai imparato a farlo come si deve. Poco male, perche' lo uso quasi esclusivamente per i risotti. Pero' quando ho voglia di un bel piatto di cappelletti in brodo, dopo aver passato ore a preparali, non mi va di annegarli in una brodaglia torbida. Allora mi affido ancora una volta ai consigli della signora Anna Baslini e dal suo libro "Il piacere della tavola" prendo la ricetta del Consomme', nella quale da anche le indicazioni per rendere limpido il brodo con le chiare d'uovo. Ve la trascrivo:

Occorrente per 1 litro: 

1 litro e 1/2 di brodo di carne

300 g di polpa magra di manzo macinata

1 gambo di sedano

1 carota

1 0 2 chiare d'uovo

Mettete la carne tritata in una casseruola e mescolatela con la chiara d'uovo fino a quando quest'ultima sara' ben amalgamata. Tritate grossolanamente le verdure ed aggiungetele alla carne; mescolate tutto assieme quindi versateci sopra, poco per volta, il brodo di carne freddo. Portate la casseruola sul fornello, regolate la fiamma a calore moderato e, mescolando spesso, lasciate che il brodo incominci a bollire. A questo punto abbassate ancora un poco la fiamma, coprite il recipiente e lasciate cuocere lentamente per circa un'ora. Versate il brodo attraverso un tovagliolino bagnato e strizzato. Vedrete che la chiara d'uovo lo avra' fatto diventare limpidissimo.

 

La mia Olanda: Dierenambulance e Amivedi

In Olandese dieren significa animali e ambulance, beh, ovvio: ambulanza. Quindi va da se' che la Dierenambulance sia un servizio di soccorso ad animali in difficolta'. A Den Haag, dove vivo, ce ne sono tre, tre diverse associazioni, non tre ambulanze di numero, tutte gestite da volontari, finanziate da donazioni spontanee e ognuna con la sua zona di intervento specifica. Amivedi, invece, e'  una delle numerose organizzazioni dedicate agli animali smarriti facendo da tramite tra la Dierenambulance, che si occupa di raccoglierli, dare loro soccorso e poi portarli all'asilo-rifugio di zona, e i loro proprietari. Amivedi ha un sito internet aggiornato di ora in ora, in cui pubblica sia gli annunci di persone che hanno smarrito un animale, sia la descrizione degli animali soccorsi. Essendoci trasferiti in Olanda con tre gatti e un cane, era scritto nel destino che prima o poi avremmo avuto a che fare con questa bellissima, e per noi Italiani purtroppo sconosciuta, realta'. La prima volta in occasione di una fuga insolitamente prolungata del nostro bellissimo gattone grigio: Sansone. Quando la sera non l'ho visto rientrare a mangiare mi e' suonato un campanello d'allarme, ma si sa, i gatti amano girovagare. Mi sono imposta di non preoccuparmi. La mattina successiva ancora nessuna traccia del peloso vagabondo. Mi sono concessa un meritato attacco di panico da paura e poi mi sono messa all'opera. Ancora non conoscevo Amivedi, ma sapevo dell'esistenza della Dierenambulance. Trovo il numero sul loro sito, chiamo e mi dicono che nessun gatto corrispondente alla descrizione e' stato trovato. Sono loro, gentilissimi, a consigliarmi di contattare Amivedi per pubblicare un annuncio. Trovo il sito che, anche se in Olandese, e' di facilissima consultazione. Inserisco l'annuncio con foto e numero di microchip e poi scorro l'elenco dei gatti ritrovati: Sansone ovviamente non c'e'. Tempo due minuti dall'invio e mi arriva un'e-mail con la conferma che l'annuncio e' stato pubblicato. Stavo ancora leggendola quando squilla il cellulare: e' Silvy, una volantaria di Amivedi che, con fare da psicologa della polizia, ci rincuora e rassicura e ci da tutta una serie di consigli sul modo giusto di operare in questi casi. Seguendo le sue indicazioni, stampiamo dei volantini con una foto grande e chiara del micio, una descrizione dettagliata e i nostri recapiti. Li andiamo ad affiggere ad ogni palo della luce del circondario. Silvy ci consiglia anche di uscire la sera molto tardi, dopo mezzanotte, scuotendo un sacchetto di crocchette e chiamando il micio. Ma i vicini?, chiediamo noi, Non preoccupatevi, sono abituati e molto sensibili a riguardo, risponde sicura lei. Che paese meraviglioso l'Olanda! Consultiamo un paio... ok... qualcuna in piu', di volte al giorno l'elenco dei ritrovamenti. Ancora nessuna traccia di Sansone: e' una buona cosa, dice Silvy. Ci fidiamo della sua competenza in materia e continuiamo ad aspettare il ritorno del vagabondo. Passano ancora due giorni. Un pomeriggio vediamo un mezzo della dierenambulance fermo davanti a casa nostra. Ci avviciniamo, non sto a dirvi l'ansia, e vediamo arrivare un volontario con una specie di trasportino, ma troppo piccolo per contenere il nostro gattone. Chiediamo lo stesso: "L'hanno per caso chiamata per un gatto?" "No", dice lui,"sono qui per un pipistrello con un ala ferita: un signore ha visto che da due giorni stava su un albero senza muoversi e ci ha chiamati" In quel momento ho saputo che Sansone era vivo e sarebbe tornato quando avesse voluto o potuto, perche' in un Paese dove c'e' chi chiama l'ambulanza per soccorrere un pipistrello ferito, nessuno lascia un gatto morto per la strada. Sansone e' tornato quella stessa notte, provato, ma sano e salvo. La mattina successiva ho scritto una mail a Silvy, dandole la buona notizia. Immediata la sua risposta, che aveva ovviamente un tono di gioioso sollievo e, mi ricordo ancora, finiva cosi': "Questi "ragazzi" non sanno quanto ci fanno stare in ansia!". Anche questa e' la mia Olanda.

lunedì 19 settembre 2011

La mia Francia: come trovare la casa perfetta

Con l'esperienza da professionisti dello house hunting acquisita quando cercavamo casa in Olanda, sapevamo gia' come procedere. Ricerca su internet, selezione, contatti con le agenzie, appuntamenti, visite delle proprieta'. Quello che non abbiamo considerato, c'e' sempre qualcosa che si tralascia, e' che la Francia non e' l'Olanda come dimensioni, o meglio, il Sud-Ovest della Francia, non e' Den Haag. E semmai doveste farvi prendere dall'irrefrenabile desiderio di cercare casa in un paese straniero e che quindi non conoscete affatto, tenete sempre ben presente che le distanze reali tra un punto e l'altro, sono moooolto piu' grandi di come appaiono su Google map. Altra dritta che voglio darvi, assolutamente gratis, e' che gli agenti immobiliari sono abilissimi fotografi: sanno rendere bello anche quello che bello non e'. Quindi, se uno piu' uno fa due, il primo giro di visite alle proprieta', nell'ottobre del 2009, e' stato un francesissimo tour de force in cui abbiamo macinato chilometri su chilometri, non solo su scorrevolissime superstrade prive di traffico, ma anche su tortuose stradine di campagna, alcune delle quali non asfaltate, rimbalzando come palline da flipper da un villaggio all'altro della Charente, da una casa all'altra...una piu' deludente dell'altra. Oltretutto, altra cosa da evitare, avevamo prenotato tutte e tre le notti in un bellissimo agriturismo dove, con 18 euro a testa avevamo a disposizione una gite a due piani, piu' avanti vi spiego cosa siano le gites, inclusa la meravigliosa colazione con pane e marmellate fatti in casa, caffe', latte, te', yogourt e cereali...insomma, un vero banchetto mattutino. Solo che li' dovevamo tornare tutte le sere e da li' dovevamo partire tutte le mattine. Meglio farsi un itinerario e fermarsi a dormire ogni notte a meta' strada tra l'ultima proprieta' del giorno e la prima del giorno dopo. In ogni caso, non tutto il male vien per nuocere: alla fine dei quattro giorni di caccia, conoscevamo meglio la zona, le effettive distanze, la dimensione dei vari villaggi, paesi, cittadine e i relativi servizi. Avevamo anche un'idea piu' precisa di quello che stavamo cercando e sicuramente eravamo sempre piu' convinti di aver fatto la scelta giusta. Per non trascurare il fatto che avevamo anche trovato un paio di case che ci piacevano e per le quali avremmo anche potuto fare un'offerta: non capita mai al primo giro! Soprattutto una, una "longere": i Francesi chiamano cosi' le case a base rettangolare, piu' lunghe che alte, in genere solo due piani, che sono un susseguirsi di ambienti diversi, casa, fienile, rimessa per trattori, stalla, e che ben si prestano ad essere ristrutturate in piu' unita' abitative indipendenti. Si', perche' l'idea iniziale era quella di trovare qualcosa che fosse gia' in parte abitabile, ma che avesse anche delle potenzialita' di sviluppo future in una piccola struttura ospitativa, con appartamenti indipendenti, le gites di cui parlavo prima, da  affittare ai turisti, in modo da poter disporre di una piccola entrata che andasse a coprire le spese per quisquilie come tasse e bollette. Questa casa, di proprieta' di una simpaticissima signora inglese, Felicity, oltre ad avere due appartamenti gia' piu' che dignitosamente ristrutturati, disponeva anche di alcuni annessi ancora da ristrutturare ed era circondata da quasi 5 ettari di terreno pianeggiante. Questo compensava il fatto che fosse a due chilometri dal villaggio piu' vicino e a una decina dalla cittadina di Confolens. Ma, se devo essere sincera, quello che personalmente trovavo assolutamente irresistibile in quella casa, era altro. E' stata la prima cosa che ho visto appena ho varcato la soglia della cucina: nella bocca di quello che doveva essere stato un grande camino di campagna, sotto una bella cappa in muratura, se ne stava, in tutto il suo placido, caldo, domestico, rassicurante splendore una AGA-RAYBURN di un elegantissimo verde bottiglia. Credo di non essere mai stata piu' vicina di cosi' a perdere la dignita', non so che espressione avessi dipinta sulla faccia, ma ricordo che sia Suzanne, l'agente immobiliare, che Felicity scoppiarono a ridere. Io guardo Felicity incapace di parlare, ma con gli occhi che evidentemente parlano per me, perche' lei, sempre ridendo dice:" Si' si', quella resta. Mi costerebbe di piu' portarmela dietro, tanto in Inghilterra ne ho un' altra" Non potevo credere alle mie orecchie. Mio marito e mia figlia, che si erano attardati a fotografare l'esterno della casa, sono entrati in quel momento, giusto in tempo per vedermi superare con un balzo felino la distanza tra me e l'oggetto del mio piu' sfrenato e lussurioso desiderio e chinarmi ad accarezzare e baciare quella meraviglia di smalto e ghisa. Penso sia stato uno dei momenti piu' imbarazzanti della loro vita. Purtroppo, e nel dirlo devo trattenere le lacrime, la mia storia d'amore con la meravigliosa AGA verde bottiglia e' tristemente finita prima ancora di cominciare. Gia', perche' non e' che ce ne andiamo in giro con valigie piene di contanti, tutt'altro. Per poter fare un'offerta bisognava prima vendere la casa in Italia che ormai nessuno piu' utilizzava. Pensavamo anche di essere stati fortunati, perche' abbiamo avuto un'offerta equa proprio un paio di mesi dopo e quindi, tutti felici, abbiamo chiamato l'agente francese, solo per venire a sapere che Felicity aveva firmato appena due giorni prima con un altro acquirente. Non so dirvi la delusione. Siamo andati ancora due volte a caccia di case, spostandoci man mano un po' piu' a sud, in Dordogna. E qui, in un bel paesino di tremila anime che si chiama Thiviers, abbiamo finalmente trovato la casa perfetta. Ma, ormai lo sapete, anche questa e' un'altra storia....

La mia Olanda: la nostra casetta, parte seconda

E' nostra! Cominciamo a sistemarla:  con una mano di pittura e dei mobili carini, vedrai come diventa bella...si'...magari! E' stato chiaro fin da subito, che il semplice lavoro di decorazione che ci eravamo aspettati non sarebbe stato sufficiente. Era altrettanto chiaro che non potevamo permetterci un'impresa, a 45 euro all'ora a persona piu' i.v.a. Dovevamo fare il piu' possibile da soli. Togliamo questa carta da parati vinilica tipo alfatone che c'e' in corridoio che fa veramente c....e, per non parlare dei quadrotti di moquette acrilica sul pavimento...tho', guarda! sotto alla moquette c'e' un linoleum a scacchi bianco e nero...togliamo anche quello e....sotto c'e' uno strato di colla-stucco...ok, via pure lui e...meraviglia! arriviamo al pavimento originale: delle bellissime cementine con un bellissimo decoro e dei bellissimi colori! Queste restano! Sono un po' rovinate, d'accordo, alcune mancano proprio, fa niente: in fin dei conti la casa e' stata costruita nella prima meta' dell'Ottocento, sono ancora in buono stato, per gli anni che hanno. Due giorni di olio di gomito, con acqua bollente e paglietta, sono stati sufficienti per eliminare lo strato di stucco e riportare alla luce le belle piastrelle...e per farmi venire una tendinite. Ora, dovete sapere che la maggiorparte delle case olandesi, soprattutto quelle vecchie come la nostra, non hanno fondamenta profonde, magari con locali tipo cantine o seminterrati. Sono costruite sulla sabbia e hanno la struttura in legno e mattoni pieni. Non chiedetemi come facciano a stare in piedi: secondo me sono un capolavoro di ingegneria e architettura...o forse si tengono semplicemente su una con l'altra. Tra la soletta in legno e il terreno, si lasciava un'intercapedine di circa 50 cm e sui muri perimentrali si aprivano dei buchi di aerazione, in modo che l'aria potesse circolare al di sotto del pavimento, favorendo l' evaporazione e quidi contrastando la formazione di umidita' di risalita. Decidiamo quindi di sfruttare l'intercapedine tra terreno e soletta, per farci passare i tubi del riscaldamento e le canaline con il nuovo impianto elettrico. Dobbiamo arrivarci, pero', all'intercapedine e infatti ci arriviamo, ma solo dopo aver tolto nell'ordine: laminato similbetulla, materassina argentata, pannelli di un materiale tipo masonite, 60x80, inchiodati alle assi del pavimento con un chiodino ogni 5 cm!...che problema c'e'? Fai leva da sotto e il pannello si schioda tutto intero. Invece il pannello, vecchio probabilmente di almeno 50 anni, si spezzetta e si sbriciola, lasciando tutta la malefica fila di chiodini ancora saldamente conficcati nelle assi di legno. Non so proprio dire quanti giorni abbiamo passato inginocchiati, seduti, accucciati sul pavimento per togliere uno ad uno i mille e piu' maledettissimi arrugginiti chiodini del cavolo, so che poi li ho pesati: erano piu' di mezzo chilo. E stiamo parlando di una stanza di 25 metri quadrati...comunque, alla fine, arriviamo alle assi originali, non resta che sollevare le due centrali per poter accedere all'intercapedine: facile, no? No! Complicatissimo. Perche' le assi sono inchiodate alle travi con dei chiodi enormi, lunghissimi e arrugginiti, che ormai sono diventati un tutt'uno col legno e...proprio...non...vogliono...saperne...di...uscire! Fortunatamente l'idraulico che avevamo assunto per fare il nuovo impianto, ci ha prestato un aggeggio, che non sto a descrivervi, molto potente con il quale siamo riusciti ad avere ragione dei ferocissimi chiodi. Finalmente solleviamo le assi, l'intercapedine si mostra ai nostri occhi pieni di ansiosa aspettativa...ormai ce la sognavamo di notte, manco fosse la caverna di Aladino...e cosi' scopriamo che i buchi dell'aerazione sono stati chiusi! Qui, in soggiorno, la situazione non e' pessima, ma come sara' nelle altre stanze? Dobbiamo scoprirlo. Il solo pensiero ci angoscia, ma e' necessario sapere.  Ed e' proprio qui che l'incubo ha inizio...(continua)

domenica 18 settembre 2011

Torta di pere cotte nel vino

Per questa torta potete utilizzare sia la pie crust  che la pasta frolla. Di solito uso la seconda, ma questa volta ho utilizzato l'impasto del pie, perche' non avevo abbastanza uova e, come sempre, nessuna voglia di andare a comprarle!



Ingredienti:

pasta frolla o pie crust

1 kg di pere williams o altre pere di stagione che tengano bene la cottura

la buccia, senza albedo, di mezzo limone

2 cucchiai di zucchero

1 pezzetto di cannella

3 chiodi di garofano

1 bicchiere di vino rosso

panna fresca per servire

Lavate e sbucciate le pere, togliete il torsolo e tagliatele a dadini. Mettetele in una casseruola con il vino, lo zucchero, la buccia di limone e le spezie. Portate ad ebollizione, abbassate la fiamma, coprite e proseguite la cottura per 10 minuti o finche' le pere saranno tenere, ma non sfatte. Scolatele sopra ad una casseruola per raccoglierne il liquido e lasciatele li' per una mezz'ora. Trascorso questo tempo, rimettete al fuoco la casseruola con il liquido di cottura delle pere e fate sobbollire finche' si sara' ridotto della meta'. Accendete il forno a 180°, rivestite con poco piu' della meta' della  pasta frolla o del pie crust una tortiera da crostata da 24cm di diametro, eliminate la buccia di limone e le spezie e distribuite le pere sull'impasto, nappandole poi con il loro sciroppo: se volete, potete tenerne da parte un paio di cucchiai per decorare il dolce al momento di servirlo. Stendere col mattarello l'altra meta' dell'impasto in un disco di circa tre millimetri di spessore e di diametro leggermente minore rispetto a quello della tortiera. Con delicatezza trasferitelo sopra il ripieno e ripiegateci sopra i bordi della pasta inferiore, sigillando bene la giuntura. Infornate nel ripiano piu' basso per 40/45 minuti o finche' la torta avra' preso colore. Servire tiepida con una cucchiaiata di panna fresca leggermente montata e un filo di sciroppo.

sabato 17 settembre 2011

Verrine di yogurt, confettura di pesche e muesli croccante

non sono riuscita a resistere. Appena la confettura di pesche noce si e' raffreddata, mi e' venuta voglia di assaggiarla: ed eccola qui!

In un bicchiere, alternata a strati di yogurt al naturale e muesli croccante

Mamma! C'e' una roba rossa nella minestra!

Oggi giornatina svuotafrigo. Sapete...un pezzo di questo, un pezzo di quello, mai abbastanza per farci qualcosa...E allora: tutto nella stessa pentola, o quasi. Guardate cos'e' venuto fuori

Una crema di verdure con passato di barbabietola e pollo. Ottima anche fredda....per fortuna, perche' ora che si finisce di decorare il piatto e' fredda per forza! Scherzo, ovviamente, basta che tutto sia ben caldo prima di impiattare. Pero' e' vero che fredda e' buona.

Non sto a darvi la ricetta della crema di verdure, potete farla come preferite, addensarla con un po' di farina, io ho utilizzato della besciamella avanzata ieri, e poi frullarla col minipimer. La roba rossa, invece, e' un frullato di barbabietola, che ho diluito con del brodo di pollo, anche quello un avanzo...eh...dovevo svuotare il frigo! e poi addensato sul fuoco con un cucchiaino di maizena. Due gocce di panna, qualche pezzetto del pollo del brodo, qualche dadino di barbabietola e una manciatina di crostini di pane integrale.

Chi dice che cenare da soli e' triste e noioso? Buon appetito a me!!

venerdì 16 settembre 2011

Ciambella al formaggio di Anna Baslini

Questa ricetta e' la prima che ho realizzato tra le tantissime incluse nel libro di Anna Baslini "Il piacere della tavola". Di questo libro mi piacerebbe parlarvi piu' diffusamente, perche' secondo me lo merita e prima o poi mi decidero' a farlo.

Ingredienti:

pasta da bigne

1 tuorlo

100 g di formaggio groviera ( o altro simile )

Fate la pasta da bigne come spiegato nella ricetta. Quando sara' pronta, uniteci la meta' del formaggio tagliata a dadini e lasciatela riposare 10 minuti. Nel frattempo, aiutandovi con un coperchio o un piatto, disegnate su un foglio di carta da forno un cerchio di 22/24 cm di diametro. Rigirate il foglio e appoggiatelo sulla teglia del forno, con il segno di matita rivolto verso la teglia, mi raccomando. A questo punto avete due alternative: o riempire con la pasta da bigne una sacca da pasticcere con bocchetta rotonda larga, oppure usare due cucchiai per distribuire l'impasto sulla teglia. Io uso il secondo metodo. In entrambi i casi dovete formare dei mucchietti di impasto ravvicinati, creando una sorta di ciambella, seguendo il cerchio che avete disegnato. Aggiungete un cucchiaio d'acqua al tuorlo e usatelo per dorare la ciambella, poi spargeteci sopra i rimanenti dadini di formaggio. Infornate in forno gia' caldo a 200°, senza mai aprire lo sportello nei primo 20 minuti. Fate cuocere per circa 30 minuti, riducendo un po' la temperatura verso la fine e facendo attenzione che il forno non sia troppo caldo nella parte inferiore. Potete servire la ciambella sia fredda che calda; nel secondo caso accompagnatela con delle verdure a vostra scelta, meglio se cotte e saltate con poco burro.



 

 

Pasta da bigne' o pate a choux

Se chiedete dei "bigne' " , scritto beignet, in Francia, non stupitevi se vi vedrete servire delle frittelle. Quelli che noi chiamiamo bigne' loro li chiamano choux e quando sono riempiti di crema o panna montata e ricoperti di glassa, allora li chiamano eclair. La ricetta che uso con successo da anni, sia per bigne dolci che salati,  l'ho presa da un bellissimo libro:"Il piacere della tavola" di Anna Baslini detta Oliva e un giorno ve ne parlero'. Intanto vi trascrivo la ricetta pari pari.

Ingredienti:

1/4 di litro di acqua

50 g di burro

150 g di farina

da 3 a 4 uova

1/2 cucchiaino di sale

per bigne' dolci aggiungere 2 cucchiai di zucchero

Mettete in una casseruola l'acqua fredda con il burro ed il sale, fatela bollire e appena il burro e' fuso, togliete la casseruola dal fuoco e versateci dentro in un sol colpo la farina setacciata. Mescolate e rimettete la casseruola al fuoco. Lavorate energicamente la pasta con un cucchiaio di legno fino a quando sara' rappresa in una sola palla e si stacchera' dalle pareti della casseruola. Toglietela dal fuoco e lasciatela intiepidire, quindi incorporateci un uovo per volta, lavorando energicamente e non aggiungendo un secondo uovo finche' il primo non e' assorbito. L'impasto deve risultare liscio e vellutato e quando e' pronto formare delle bolle. Lasciatelo riposare 10 minuti, quindi adoperatelo secondo la ricetta scelta. Se deve essere dolce, aggiungete lo zucchero dopo le uova.

Ad onor del vero, sono obbligata a dirvi che la ricetta originale francese dice di non aggiungere zucchero, nemmeno per le preparazioni dolci.

 

La mia Olanda: la nostra casetta

Cercare casa in Olanda non e' poi tanto diverso che cercarla in Italia. La trafila e' la solita: annunci-agenzia-visita-trattativa-preliminare-notaio-attodiproprieta'-mutuo....Insolita, invece, era la situazione: mio marito in Olanda, io in Italia. Devo dire che senza internet sarebbe stato tutto molto piu' difficile, se non impossibile. Procedevamo cosi': io, che avevo lasciato il lavoro e quindi disponevo di molto tempo libero, visionavo gli annunci in rete, rigorosamente in Olandese...sigh!!, ma fortunatamente corredati di molte foto e dettagli sia sull'immobile che sulla zona. Avevo raccolto ogni genere di informazione possibile sui vari quartieri della citta', in modo da evitare zone malfamate e poco sicure, cosi' come quelle upper-class, decisamente fuori dalla nostra portata e, soprattutto, dal nostro gusto. Quindi, concentrandomi sulle zone che possedevano i requisiti, tutti i giorni vagliavo decine e decine di annunci, selezionandone ogni giorno una decina da sottoporre a mio marito. Ci si "incontrava" in chat, gli mandavo i link degli annunci, li valutavamo insieme e di solito ne sceglievamo tre o quattro. Poi lui prendeva contatto con le varie agenzie immobiliari, andava a dare un'occhiata e mi faceva rapporto. Quando vedeva qualcosa di interessante, concordava con gli agenti una seconda visita, io lo raggiungevo per qualche giorno e passavamo le ore che lui aveva libere dal lavoro andando "per case". Per il resoconto dettagliato dell'esperienza, anche questa volta vi rimando al mio libro "Oh...perdincibacco!" sottotitolo "le case della classe media olandese", di prossima pubblicazione. La prima considerazione che piu' spesso ci veniva da fare non appena salutavamo l'agente di turno e ci ritrovavamo noi due soli era: Ma 'sti Olandesi....sono dei selleroni lunghi lunghi...ma come c'entrano in 'ste scatole di fiammiferi? Cucinini da unmetroeventiperdue, camere matrimoniali da unmetroessantacinquepertre che ti devi lanciare sul letto direttamente dalla porta, toilette, si' perche' in Olanda adottano il sistema francese, con il water in uno stanzino separato dalla sala da bagno, toilette dicevo che quando ti siedi tocchi la porta con le ginocchia...La maggior parte delle case che abbiamo visto erano anche carine eh...ben arredate, luminose...ma minuscole. Unica eccezione, il soggiorno: alcuni arrivavano a undici metri....per tre! Dei corridoi, insomma...Per farla breve, la solfa e' andata avanti cosi' per circa due anni: se ci piaceva la casa, non ci piaceva la zona, se ci piacevano tutte e due, scoprivamo che avremmo pagato di piu' per le spese condominiali che per il mutuo...Finche' un giorno arriva la notizia tanto attesa: "corricorril'hotrovatal'hotrovata!". Dove corricorri sta per "prenotailprimovoloaventieuroandataeritorno", il che significava almeno due settimane, all'epoca. Finalmente arrivo e andiamo a vederla: Scheveningen, quartiere tranquillo, 700 metri dal mare, pianterreno, soggiorno-cucina-camera da letto-giardinetto-bagno con wc. Tutte le stanze ben proporzionate, luminose. Certo qualche lavoretto da fare, non c'e' l'impianto di riscaldamento, il bagno e' datato, pero' il prezzo e' un affare, la proprietaria ha fretta di vendere. Controlli, perizie, offerta, offerta accettata, richiesta mutuo, mutuo approvato, notaio, atto di proprieta'. E' nostra! Cominciamo a sistemarla....ma questa, come sempre, e' un'altra storia....

Olanda chiama Italia

Riflettendoci, la posizione da cui osservo l'Olanda, cioe' quella di una casalinga, amante della solitudine e molto selettiva in fatto di amicizie, mi preclude buona parte della visuale. Diciamo che vedo solo quello che voglio vedere. Oltretutto mio marito svolge un lavoro un po' fuori dall'ordinario, anche se qui la sua professione e' molto piu' diffusa e richiesta che da noi. Non ho informazioni di prima mano nel campo della ricerca di un lavoro, ad esempio, ne' tanto meno so come sia lavorare gomito a gomito con gli Olandesi o che tipi di contratto di lavoro vengano proposti...ammetto la mia totale ignoranza sull'argomento.

Veleggiando sul Web, ho incrociato questo bellissimo blog, estremamente utile per chiunque sia in cerca di informazioni sui vari aspetti vita-lavoro-casa in Olanda. Informazioni chiare, dettagliate e, soprattutto, in Italiano. Ogni articolo contiene collegamenti a siti dedicati all'argomento trattato, che sia la ricerca del lavoro o della casa, l'assicurazione sanitaria o le pratiche amministrative. Dati, statistiche e notizie, senza il solito immancabile elenco di giudizi, critiche e lamentele che, purtroppo, caratterizza molti dei siti-blog-forum di "expats" (espatriati ndt) in Olanda. Buona lettura!

giovedì 15 settembre 2011

...e perche' proprio la Francia?

Eh gia': mi sono accorta di averla un po' trascurata. Allora, come siamo finiti ad acquistare una casa in Francia? La risposta e' la stessa che vale anche per l'Olanda: per caso. E anche questa volta, quando il caso ci ha presentato un'opportunita', noi eravamo nelle condizioni adatte per coglierla. Voi avete un sogno? Un desiderio? Qualcosa a cui aspirate da molto tempo, ma che, per un motivo o per l'altro, anche se poi le ragioni sono sempre le stesse: soldi-lavoro-famiglia, non siete ancora riusciti a raggiungere, a realizzare... a vivere? Si' vero? Beh, il mio sogno e', da molti, moltissimi anni, quello di vivere in campagna. E siccome la cosa non disturberebbe piu' di tanto, anzi, anche il maritino, qualche anno fa abbiamo cominciato ad annusare in giro, in cerca di un posticino tranquillo dove andare a fare il nido. Ovviamente, complice anche la mamma maremmana, il primo posto dove siamo andati a cercare e' stata la Toscana. Per ben tre anni, ogni volta che potevamo rubare un paio di giorni al solito tran-tran, caracollavamo su e' giu' per le dolci colline di quella splendida regione. Dal mare agli Appennini e di nuovo al mare. E ogni volta, tornavamo un po' piu' delusi e frustrati della precedente. Per chi ancora non lo sapesse, la Toscana HA DEI PREZZI INCREDIBILI!! per quanto riguarda le case. Soprattutto per quanto riguarda le case che piacciono a noi. E poi di terreno, nemmeno a parlarne, mentre noi volevamo almeno due ettari di terra...Comunque, non avevamo ancora perso tutte le speranze e ci dicevamo che prima o poi l'avremmo trovata la casa giusta per noi. Poi il caso ci ha messo lo zampino. Il maritino e' stato ingaggiato, insieme a due suoi colleghi, per suonare tre sere consecutive alla festa di compleanno di una signora olandese. Questa mega festa, pero', si sarebbe tenuta in Francia. Problemi? Assolutamente no. Decidiamo di partire anche noi, figlia, cane e io, e di aggiungere una settimana di vacanza ai tre giorni di lavoro. A parte tre giorni a Parigi dieci anni prima, nessuno di noi era mai stato in Francia: era l'occasione giusta per visitarla. La festa si sarebbe tenuta nella residenza estiva della famiglia, in un piccolissimo villaggio della Charente. Ci arriviamo una sera di meta' luglio, dopo aver attraversato i due terzi della Francia, da nord-est a sud-ovest. Gia' tutto il viaggio era stato un susseguirsi di ooooohhhh e aaaahhhh e guardaaaaa e che beeeellooooo. Avevamo fatto sosta due giorni a Parigi, la figliola non c'era mai stata, e a Poitiers. Avevamo gia' assaggiato la cucina francese che, diciamoci la verita', poco ha da invidiare alla nostra...ma non eravamo preparati alla meraviglia di quel mare di colline a perdita d'occhio coperte ora di girasoli in piena fioritura, ora di mais verde brillante o di bassi filari di uva. Per non parlare dei fitti boschi di alberi secolari, degli splendidi villaggi medievali, delle vecchie fattorie in pietra gialla ....insomma: la Toscana!... ma piu' grande. Il giorno dopo durante il giro, breve, viste le dimensioni, del piccolo villaggio di Saint Severin, sostiamo incuriositi, deformazione acquisita in tre anni di cacciaallacasaperfetta, davanti alla vetrina dell'unica agenzia immobiliare del paese. Oooohhh...guarda questa!...che bella!...e questa qui? guarda che camino....e questa ha gia' i box per i cavalli e i paddok....quanto terreno ha questa?....eeeee maaaa...guarda che prezzi....750.000....980.000....1.220.000....no ma guarda...si sono dimenticati uno zero...settecinquezerozerozero...e no...guarda anche questa...noveottozerozerozero....e questa unodueduezerozerozero....ma...allora...nooooo, non e' possibile che costino cosi' poco....si sono sbagliati, daaaaiii...Rientrati dalla passeggiata facciamo qualche indagine, interrogando i proprietari dell'albergo riguardo ai prezzi delle proprieta' nella zona. E loro ci confermano che si', quelli sono i prezzi reali, nessun errore. Quindi la Toscana, non solo piu' grande, ma con case splendide, almeno per noi, a un decimo del prezzo. Mah...quasi quasi...per noi che differnza fa...in fin dei conti...lontani per lontani...la lingua l'abbiamo studiata tutti e tre, due mesi e siamo a posto...la Francia, rivalita' calcistico-enogastronomiche a parte, non e' poi cosi' diversa dall'Italia. Storia, arte, cultura, paesaggi, cucina...siamo li', dai. Finiti i tre giorni di lavoro, ricomincia la vacanza: Charente Maritime, Bretagna, Normandia....l'Ile de Re, La Rochelle, Saint Suliac, Saint Malo....e poi...la magia di Mont Saint Michel....nostra figlia con le lacrime agli occhi per l'emozione davanti allo spettacolo della marea che sale illuminata dagli ultimi raggi del sole al tramonto, centinaia di gabbiani che volano in cerchio lanciando le loro stridule urla di gioia per l'arrivo del cibo guizzante nell'acqua bassa ...e allora, che Francia sia. E ricomincia, stavolta da un'altra parte, la cacciaallacasaperfetta....ma questa, e' un'altra storia.

Biscotti al cocco con cioccolato bianco

Eh si', Raffaello insegna! No, non il pittore, la delizia al cocco e cioccolato bianco che tutti conosciamo.

Ingredienti:

1/4 dell'impasto di base che trovate qui

3 cucchiai di farina di cocco

50 g di cioccolato bianco fuso

Accendete il forno a 180°. Allargate la pasta frolla sul piano di lavoro infarinato e cospargetela di farina di cocco, tenendone da parte un po' per la decorazione. Impastate poco e in fretta per amalgamare il cocco all'impasto. Formate un cilindro avvolgetelo nella pellicola e lasciatelo riposare in frigorifero per almeno un'ora. Stendete l'impasto in uno spessore di circa 3 mm e ritagliate dei dischetti con un tagliabiscotti di 6 cm di diametro. Disponeteli sulla teglia coperta di carta forno e infornate a meta' altezza per 7/8 minuti o finche' i bordi cominciano a colorirsi. Sfornate e fate raffreddare i biscotti sulla teglia per un paio di minuti, prima di trasferirli su una gratella. Quando saranno completamente freddi, immergeteli nel cioccolato bianco fuso ricoprendoli fino a meta'. Disponeteli su un vassoio coperto di carta forno e cospargeteli di farina di cocco. Lasciateli al fresco fino a che il cioccolato sara' completamente rappreso.



 

Biscotti alle spezie con scaglie di mandorle

Per me, le spezie sono il miglior antidepressivo del mondo. Non mi capita spesso di essere triste o depressa, ma quando succede, affondare il naso nel barattolo dell'anice stellato o della cannella, non risolve, ma aiuta. E il profumo di spezie che riempie la casa quando sforno questi biscotti, non lo si puo' descrivere: bisogna provarlo. Ricordatevi di rinnovare le vostre spezie annualmente, se volete averle sempre fragranti e profumate. Io preferisco acquistare le spezie intere e macinarle all'occorrenza in un vecchio macinacaffe' che utilizzo solo per questo scopo.

Ingredienti:

1/4 dell'impasto di base che trovate qui

1 cucchiaino di cannella in polvere

1 cucchiaino di noce moscata grattugiata

1/2 cucchiaino di chiodi di garofano in polvere

chiara d'uovo

mandorle in scaglie per decorare

Accendete il forno a 180°. Allargate la pasta frolla sul piano di lavoro leggermente infarinato e distribuiteci sopra le spezie. Impastate il piu' velocemente e il meno possibile, giusto il tempo di amalgamare le spezie all'impasto. Formare un cilindro, avvolgerlo nella pellicola e lasciarlo in frigo per almeno un'ora, ma meglio se tutta la notte, per dare il tempo alle spezie di rilasciare tutto il loro profumo. Stendete la pasta in uno spessore di circa 3 mm, spennellatela con la chiara d'uovo leggermente sbattuta  e ritagliate dei dischetti con un tagliabiscotti di circa 6 cm di diametro. Disponete i biscotti sulla teglia ricoperta di carta da forno, cospargeteli con le mandorle e infornate a meta' altezza per circa 7/8 minuti o finche' i bordi cominciano a colorirsi. Toglieteli dal forno e lasciateli raffreddare sulla teglia per un paio di minuti, prima di trasferirli su una gratella a raffreddarsi completamente.

 

mercoledì 14 settembre 2011

Thumbprint al cioccolato e granella di nocciole

Thumbprint letteralmente significa impronta del dito pollice. Devono il loro nome al fatto che si usa un dito per creare una fossetta nel biscotto che, dopo la cottura, viene riempita di marmellata o cioccolato fuso. Io pero', vi consiglio di usare l'indice, invece del pollice....

Ingredienti:

1/4 dell'impasto di base che trovate qui

50 g di cioccolato fondente fuso

4 cucchiai di granella di nocciole o nocciole tritate

2 cucchiai di cacao amaro

2 cucchiai di marmellata a piacere

Accendete il forno a 180°. Spolverizzate il piano di lavoro di cacao amaro e stendeteci l'impasto allargandolo un po' con le mani. Distribuiteci sopra il cioccolato fuso e lavorando il piu' rapidamente possibile, incorporatelo completamente. Formate nuovamente un cilindro, avvolgetelo nella pellicola e riponetelo in frigo per lameno un'ora oppure nel freezer per 20 minuti. Trascorso questo tempo, con un coltello ben affilato, dividete l'impasto in 12 parti uguali. Con le mani umide, ricavate da ogni pezzo di pasta delle palline che rotolerete poi nella granella finche' saranno completamente ricoperte. Disponetele sulla teglia coperta di carta da forno, ben distanziate tra loro. Con la punta dell'indice, premete sul centro di ogni pallina, lentamente, per non romperla, per creare una fossetta. Infornate a meta' altezza e cuocete per 10/12 minuti, non di piu': i biscotti dovranno essere ancora morbidi quando li estrarrete dal forno. Lasciateli raffreddare un minuto e poi, con la punta del manic di un cucchiaio di legno, ricomponete la fossetta, che cuocendo avra' perso un po' la forma. In un pentolino mettete due cucchiai di marmellata a piacere e due cucchiai di acqua, portate a bollore a fiamma dolce e lasciate bollire piano per un paio di minuti. Colmate le fossette con la marmellata ancora calda e lasciate fraffreddare completamente prima di....mangiarveli!!



 

Cuoricini all'arancia

Arancia e cioccolato fondente: uno degli accostamenti che preferisco.



Ingredienti:

1/4 dell'impasto di base che trovi qui

la buccia grattugiata di 1 arancia

30 g di cioccolato fondente

Accendere il forno a 180°. Allargare la pasta frolla sul piano di lavoro leggermente infarinato. Distribuire nel centro la buccia d'arancia. Ripiegare i lati della pasta verso il centro e impastare brevemente. Con il mattarello infarinato, stendere l'impasto in uno spessore di circa 3 mm e poi ritagliarne dei cuori con una formina di circa 4 cm. Disponete i cuori di pasta sulla teglia ricoperta di carta da forno, inserite la teglia a meta' altezza e cuocete i biscotti per 7/8 minuti o finche' i bordi cominceranno a colorirsi. Togliete la teglia dal forno, lasciate raffreddare i biscotti per qualche minuto e poi trasferiteli su una gratella. Quando saranno completamente freddi, decorateli a piacere con cioccolato fondente fuso. Aspettate che il cioccolato si sia rappreso prima di servirli. Se dovete conservarli per qualche giorno, disponeteli a strati in un contenitore a chiusura ermetica, avendo cura di interporre un foglio di carta da forno tra uno strato e l'altro, per non sciupare la decorazione.



 

Pasta frolla: un impasto, quattro biscotti

Non intendo quattro biscotti di numero, ma quattro tipi diversi di biscotto di pasta frolla. Insomma, l'impasto di base e' lo stesso, poi lo si puo' aromatizzare come si vuole. Infatti quelle che seguono sono solo quattro delle molte varianti possibili. L'unico limite e' la vostra fantasia. E il vostro gusto personale, ovviamente.

L'idea l'ho presa dal sito di Martha Stewart, ma la ricetta della pasta frolla e' quella della mia famiglia. E' un trucchetto prezioso che fa risparmiare un bel po' di tempo. Sembrera' che siate state tutto il giorno chiuse in cucina a sfornare biscotti, quando invece non vi ci vorranno piu' di un paio d'ore.

Ingredienti per l'impasto di base:

350 g di farina 00 setacciata

150 g di zucchero bianco

180 g di burro

2 uova intere

1 tuorlo

2 cucchiaini di lievito per dolci

un pizzico di sale

In una terrina unite alla farina lo zucchero, il lievito e il sale mescolando bene. Tagliate il burro a tocchetti e con la punta delle dita lavoratelo insieme alla farina, finche' non resteranno piu' pezzi evidenti di burro e l'impasto comincera' a fare dei piccoli grumi. Formate un buco al centro e versateci le due uova intere e il tuorlo che avrete precedentemente rotto in una ciotolina. Con una forchetta lavorate un po' le uova con la farina, poi passate ad impastare velocemente con le mani, finche' quasi tutta la farina sara' stata assorbita dalle uova. A questo punto rovesciate l'impasto sulla spianatoia e lavoratelo ancora per pochissimi secondi, solo finche' stara' insieme. Formate una palla che dividerete in quattro parti uguali. A questo punto potete unire a ciascun pezzo di impasto degli ingredienti a vostra scelta. Formate 4 cilindri, avvolgeteli nella pellicola trasparente e teneteli in frigo per almeno un'ora prima di utilizzarli. Ricordate, comunque, che una notte in frigorifero da' il tempo alla pasta di assorbire tutto il profumo e l'aroma degli ingredienti aggiunti all'impasto base.

Le ricette delle quattro varianti fotografate:

qui                                      qui



 

 

 

 

qui 

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Chevre chaud con gelatina di mele e pinoli


Uno dei piatti francesi che preferisco e' l'insalata con crostoni di pane e formaggio di capra caldo. Mi e' servita da spunto per preparare questi bocconcini.

Pomodorini gelatinati

Ieri sera partitona Milan-Barcellona: una delle poche, se non l'unica, occasione in cui si puo' mangiare davanti alla televisione, seduti sul divano. A patto che non si sbricioli in giro. Non sono regole mie, ma della mia dolce meta'! Quindi ci vuole qualcosa da spararsi direttamente in bocca con le mani. Gia': un "fighettissimo" finger food. Non essendo un'amante del genere, in cerca di idee ho sfogliato vecchie riviste di cucina. E sono incappata in questa simpatica ricetta, divertente da fare e gustosa da mangiare.



Vi serviranno dei pomodori ramati non troppo grossi, i miei erano sui 50 grammi l'uno. Del tonno in scatola, una mozzarella, succo di limone, sale, basilico e due fogli di colla di pesce. Tagliate la calotta ai pomodori e svuotateli, mettendo lo scarto nel frullatore. Salatene l'interno  e capovolgeteli, perche' rilascino il liquido. Frullate lo scarto dei pomodori con il succo di limone, il basilico tritato, una presa di sale e la gelatina, ammollata, strizzata e sciolta sul foco. Tritate la mozzarella e unitela al tonno scolato e sminuzzato. Usate il composto per farcire i pomodori, pressando bene con un cucchiaino avendo cura di lasciare qualche millimetro per la gelatina. Passate il frullato da un colino, schiacciando per ottenere piu' liquido possibile. Colmate i pomodori con la gelatina e lasciateli in frigo per almeno due ore.

Coppette al granchio

Allora, se volete potete anche comprarvi un bel granchio polposo, scardinargli il carapace e ravanare nelle chele per estrarne tutta la polpa. Io, aracnofobica a livelli patologici, ad un granchio non mi avvicinerei nemmeno morta io e morto lui: per me un granchio non e' altro che un ragno GIGANTESCO!! Quindi, per me, va benissimo la polpa in scatola, al naturale. Ovviamente state alla larga da quei bastoncini colorati di arancione: un granchio non l'hanno mai visto, nemmeno in fotografia....beati loro!!



Ingredienti:

per 2 coppette

1 scatoletta di polpa di granchio

1 grossa patata

2 uova sode

2 cucchiai di maionese, meglio se fatta in casa

1 cucchiaio di ketchup

1 cucchiaio di panna fresca

1 cucchiaino di senape

il succo di mezzo limone

olio extravergine d'oliva

sale e pepe

erba cipollina o cipollotti freschi

Lavate e sbucciate la patata, tagliatela a tocchetti, fatela cuocere a vapore e lasciatela raffreddare. Intanto preparate la salsa con la maionese, il ketchup, la panna e la senape. Scolate la polpa di granchio e mettetela in una ciotola. Sgusciate le uova sode, tagliatele a meta', levate il rosso e mettetelo da parte, tagliate il bianco a dadini e unitelo alla polpa di granchio. Aggiungete anche le patate e condite con olio, succo di limone, pepe e poco sale. Sistemate il composto in due coppette e ripartiteci sopra la salsa. Mettete i tuorli in un colino e setacciateli sopra ogni coppa. Guarnite con l'erba cipollina sminuzzata o i cipollotti affettati.

domenica 11 settembre 2011

Torta Janneke

Oggi e' l'11 settembre. Per me e' un giorno di lutto. Per fortuna domani e' il compleanno di Janneke, la figlia dei nostri amici Saskia e William. Cosi', invece di passare la giornata a guardare la commemorazione a Ground Zero, ho deciso di dedicarle questa torta. E' un semplice pan di spagna farcito con crema pasticcera e fragole e decorato con la panna montata. Un classico. Ma Janneke compie 13 anni, desideravo una decorazione speciale, non troppo infantile, non da adulti. Quindi ho chiesto ancora un consiglio all'aiutante di Babbo Natale amico mio e lui mi ha suggerito di reinterpretare, in chiave romantica, un dolce della tradizione natalizia americana. Cosi' sono nati questi cuoricini di cioccolato bianco e sciroppo di fragole.

BUON COMPLEANNO BELLISSIMA JANNEKE!!

Mousse di salmone

Facile, veloce, squisita e di grande effetto. Cosa volete di piu' dalla vita?

Ingredienti:

120 g di salmone affumicato

150 g di panna acida

2 cucchiai di succo di limone

2 fogli di colla di pesce

Mettere a bagno la colla di pesce in acqua fredda per 10'. In un pentolino far scaldare 40 ml di acqua. Togliere dal fuoco e scioglierci la colla di pesce. Aspettate che si raffreddi e nel frattempo sminuzzate il salmone e mettetelo nel mixer con la panna acida e il succo di limone. Frullate per qualche secondo. Con il mixer in funzione, fate cadere a filo la gelatina. Continuate a frullare finche' non avrete un composto omogeneo e senza pezzi evidenti di salmone. Versate in un ramequin o in una ciotolina, coprite con la pellicola e mettete in frigo per almeno un paio d'ore. Servitela con fette di pane tostato, crackers, pasta sfoglia o pasta brise'. Se non trovate la panna acida, potete utilizzare della normale panna da cucina a cui avrete aggiunto due o tre cucchiai di yogourt al naturale.

Per non dimenticare

http://www.youtube.com/watch?v=XO2l7qtyyBw

sabato 10 settembre 2011

Never give up, torta di compleanno

...ossia: non arrendersi mai! Perche' bisogna saper tirare fuori qualcosa di buono, anche da una cosa nata storta. Tra qualche settimana compiro' 50 anni e sto gia' pensando a come festeggiare. Girovagando in cerca di idee, e' risaltata fuori la foto di una delle due torte che ho realizzato per il mio ultimo comlpeanno. Avevo gia' fatto una Saint Honore' e mi erano avanzate un bel po' di chiare d'uovo e un certo numero di bigne' venuti male...che fare...che fare....le meringhe, oltre a non piacermi, non e' che mi vengano benissimo...e poi quante ne dovrei fare? ...un sorbetto, ma no...facciamo una torta con solo le chiare. La faccio. Risultato: una specie di frittatona asciutta...che delusione. Pero' il sapore non e' male, ricorda quello dei savoiardi. Quindi adesso mi ritrovo con una cosa impresentabile e un bel po' di beignet dall'aria triste....Ok, proviamo cosi': accendo il forno ventilato ad 80° e ci metto i bigne' ad asciugare. Taglio la similtorta in fette spesse un dito e le dispongo sul fondo di una piccola tortiera a cerchio apribile. Le bagno con latte e rum. Monto la panna, la divido in due: ad una meta' unisco un cucchiaio di cacao amaro e uno di zucchero, l'altra meta' la uso per fare una ganache al ciccolato bianco. Tolgo i bigne' dal forno, li sbriciolo e li unisco al composto panna-cacao. Ne stendo uno strato spesso sopra le fette. Altre fette, bagna, composto e chiudo con un ultimo strato di similtorta, sempre bagnando. Metto in frigo a rapprendere. Intanto squaglio dell'altro cioccolato bianco e lo stendo su un foglio di carta da forno in strisce larghe circa 5 cm e lunghe circa 10. In frigo anche loro. Usciamo: come ragalo di compleanno ho un buono acquisto nel mio negozio preferito, Dille & Kamille. Torniamo dopo un paio d'ore, con due borsoni pieni di meraviglie per la mia cucina. Tolgo la torta dallo stampo e la metto sulla mia alzatina nuova di zecca! La ricopro interamente con la ganache e decoro il bordo con le striscie di cioccolato bianco. Un ciuffetto di fili di caramello, un fiocco....BUON COMPLEANNO A ME!!

venerdì 9 settembre 2011

Grappolo a sorpresa

Settembre e' il mese dell'uva e della vendemmia. E allora approfittiamone per portare in tavola un pane insolito, adatto alla stagione. Se poi negli acini del nostro grappolone nascondiamo qualche sorpresina, sara' anche un divertimento:...guarda cosa c'e' nel mio!...tu cos'hai trovato?...mamma, non mi piacciono le acciughe, posso prenderne un altro.....



E' semplicissimo: basta prendere circa 700 g di pasta da pane o pizza ben lievitata, strozzarla in tante palline nelle quali nasconderemo un pezzetto di wurstel o prosciutto e formaggio o mezza acciuga, un'oliva, del salame o qualunque cosa la fantasia vi suggerisca. Copriamo una placca con carta forno e ci disponiamo le nostre palline dando loro la forma di un bel grappolo. Se ci avanza della pasta, stendiamola col mattarello in una sfoglia sottile e, con un coltellino affilato, ritagliamo due belle foglie di vite. Un graspo di vite o due bastoncini, ben lavati, completeranno l'opera. Lasciamo lievitare ancora un po' il nostro pane, mentre portiamo il forno a 220°. Appena e' caldo, spennelliamo il grappolo con del latte e inforniamo a meta' altezza, abbassando la temperatura a 180° dopo 10 minuti e continuando la cottura per altri 30/35 minuti . Togliamo dal forno e spennelliamo ancora con il latte, per lucidare. Servire ancora tiepido.







Apple Pie

Volevo preparare un dolce da portare ad una cena da amici. Avevo ancora un po' di mele del nostro albero. Mele francesi+torta=Tarte Tatin! Purtroppo le mie meline, piu' che biologiche, quasi selvatiche, sono ottime, ma, diciamoci la verita', bruttine...non ce ne sono due uguali e quando si tratta di torta di mele, mi si riacutizza un vecchio disturbo ossessivo-compulsivo che mi impone di disporre le mele in modo simmetrico.....con queste non c'e' verso...Trovato! Nascondiamo tutto dentro un pie: Apple pie!!

Lavo, asciugo e sbuccio le mele. Tolgo torsolo e imperfezioni e le faccio pezzetti. Le metto in una ciotola e aggiungo succo di limone, un po' di cannella in polvere, noce moscata grattugiata, 50 g di zucchero bianco, 55 g di zucchero di canna chiaro e le lascio a macerare perche' rilascino il loro succo.

Intanto preparo la pasta per il pie: metto nel mixer 350 g di farina 00, 2 cucchiai di zucchero, un cucchiaino di sale, 225 g di burro freddo a cubetti e un uovo. Metto in funzione il mixer finche' la pasta fa i grumi e poi aggiungo 60 ml di acqua ghiacciata. un'altra frullatina e l'impasto e' pronto. Lo verso sulla spianatoia e lo lavoro poco e in fretta. Lo divido in due pezzi, uno un po' piu' grande dell'altro, li appallottolo e poi li schiaccio un po'. Avvolgo ogni disco in un foglio di carta da forno e li metto a raffreddare una mezz'ora in frigorifero. Scolo le mele raccogliendone il succo in una casseruola: le lascio li' una quindicina di minuti per avere almeno una tazza di succo. Rimetto le mele nella ciotola e aggiungo due cucchiai di amido di mais e un pizzico di sale. Metto la casserruola sul fuoco, aggiungo 60 g di burro e porto a bollore, a fuoco moderato, finche' lo sciroppo si addensa e comincia a caramellare.

Tolgo dal frigo il piu' grande dei due dischi di impasto, e lo stendo sul piano di lavoro infarinato fino a ricavarne un disco di circa tre millimetri di spessore. Imburro ed infarino uno stampo da crostate, avvolgo il disco di pasta sul mattarello e lo srotolo sopra allo stampo.  Schiacciando delicatamente con le dita, faccio aderire la pasta al fondo e ai bordi della tortiera, lasciando che sbordi un po'. Lo rifilo con le forbici lasciandone circa un centimetro fuori dal bordo. Cospargo il fondo di biscotti sbriciolati. Verso lo sciroppo sulle mele, mescolo bene per amalgamarlo e poi verso tutto nella tortiera, dando al ripieno una forma a cupoletta. Prendo l'altro disco di pasta, lo stendo, lo arrotolo sul mattarello e lo srotolo sopra al ripieno, in modo che lo ricopra completamente. Ci ripiego sopra il bordo dell'altro disco e pizzico bene perche' si chiuda perfettamente, sigillando il ripieno. Pratico dei taglietti con un coltellino affilato perche' il vapore possa uscire durante la cottura. Con i ratagli di pasta, realizzo delle foglie e una melina per decorare il dolce. Metto tutto in frigo a raffreddare, mentre aspetto che il forno si scaldi a 220°. Quando e' caldo, inserisco la griglia nella posizione piu' bassa, mettendo sul fondo una teglia che raccolga eventuali sgocciolamenti di sciroppo. Tolgo la torta dal frigo e la metto in forno per 45/50 minuti. Sara' cotta quando inserendo la punta di un coltello in uno dei taglietti le mele saranno morbide e cedevoli e quando lo sciroppo uscira' sobbollendo dai fori di evaporazione. Servire calda con panna leggermente montata o gelato alla vaniglia. Enjoy!!