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martedì 30 luglio 2013

Confettura di pesche all' anice stellato


Ripubblico questo vecchio post, uno dei primi, perche' ho rifatto questa confettura proprio questa mattina. Quando la feci per la prima volta, mi trovavo in Olanda ed utilizzai le pesche noce provenienti dalla Spagna che sono costretta a comprare, perche' altro non si trova...Ora, pero', mi trovo in Francia, nella mia amata casina nel Perigord Vert, quella che stiamo faticosamente e pazientemente rendendo abitabile. Qui i prodotti biologici a km zero o uno non sono una chimera, ci sono davvero. Qui a Thiviers, tutti i martedi mattina c'e' il mercato dei produttori locali e vale la pena spendere qualche euro in piu' per acquistare frutta e verdura appena raccolte. Per preservare il piu' possibile il profumo e il sapore di queste meravigliose pesche, ho deciso di fare questa confettura che mi era piaciuta tantissimo. A me sembra persino piu' buona di come me la ricordassi!! ...A pensarci bene, questa volta ho usato le pesche gialle locali, pero'....forse e' davvero piu' buona...

Non perche' l'ho fatta io, ma una cosa cosi' buona non l'avevo mai assaggiata! Tutto merito di queste profumatissime e dolcissime pesche che trovo qui in Olanda e che vengono dalla Spagna, alla faccia del kilometro zero!! Mi piacerebbe conoscere chi le coltiva e fargli i complimenti: " Qualunque sia l'OGM che usate, bravi!! funziona!!" Ma voi, cari lettori, mi raccomando: usate solo frutta biologica!



Ingredienti:

1,2 kg di pesche noce o pesche gialle

750 g di zucchero

il succo di un limone

4 stelline di anice stellato

Lavate e asciugate le pesche. Tagliatele a spicchi e poi dividete gli spicchi a meta'. Metteteli in una terrina con lo zucchero, il succo di limone e l'anice stellato. Coprite e lasciate macerare al fresco per almeno tre ore, meglio se tutta una notte. Versate il contenuto della terrina in una casseruola e portate a bollore. Schiumate, abbassate la fiamma e lasciate cuocere, scoperto, a fuoco dolce per una ventina di minuti o finche' la frutta sara' tenera e traslucida. Togliete l'anice stellato e mettetelo da parte. Con la schiumarola prelevate i pezzi di frutta e distribuiteli nei vasetti che avrete precedentemente sterilizzato per 10 minuti in acqua bollente.

Continuate a cuocere lo sciroppo, sempre a fiamma bassissima e mescolando di tanto in tanto. Controllate la cottura facendone cadere una goccia su un piattino che avrete tenuto in frigorifero: se inclinando il piatto, lo sciroppo non cola, vuol dire che e' pronto. Versatelo sulla frutta nei vasetti, mettete una stellina di anice stellato in ogni vasetto e chiudeteli col loro coperchio.



lunedì 20 maggio 2013

Soffici profumati irresistibili Dinner Rolls!

Dato che tempo per cucinare ne ho davvero pochino in questo periodo, ho pensato che fosse il momento ideale per occuparmi di una faccenda rimasta in sospeso per un anno e mezzo: le foto dei miei primi post, andate disperse nel passaggio da una piattaforma all'altra. Alcune le avevo salvate, altre no e quindi mi e' toccato rifarle quando ho avuto l'occasione di cucinare nuovamente la ricetta rimasta orfana di immagini. Comincio da questi sofficissimi e profumatissimi panini, che ho avuto modo di assaggiare per la prima volta durante il nostro primo viaggio negli USA vent'anni fa e che da allora ho piu' volte cercato di replicare in casa, per anni e anni senza alcun successo. Solo in tempi veramente recenti, grazie alla possibilita' di reperire ricette ed ingredienti appropriati e anche grazie all'esperienza maturata, sono riuscita ad ottenere il vero dinner roll. Ripubblico il vecchio post anche perche' estremamente attuale, dato che oggi, proprio come allora, comincia l'ennesimo tentativo di perdere qualche kilo, insieme magari a qualche centimetro, di quelli che si sono depositati anno dopo anno su questa vecchia carcassa, decisi piu' che mai a non volerla piu' abbandonare....




Doveva succedere, prima o poi. Era nell'aria gia' da un po'. Le situazione ha cominciato a degenerare circa un paio di anni fa, ma noi abbiamo voluto ignorare il problema. Il punto critico era stato raggiunto gia' da mesi, quando ho deciso di aprire questo blog e, lo ammetto, questa cosa non ci ha aiutati per niente, anzi, e' stato il fatidico colpo di grazia, la classica goccia che fa traboccare un vaso troppo pieno. Ormai questi abiti ci vanno troppo stretti, comprimono, ci tolgono il respiro. Adesso non resta altro da fare se non arrendersi all'evidenza e accettare di prendere, a malincuore e con molta tristezza, l'unica decisione possibile: metterci a dieta! Solo un' ultima cena, l' ultimo surplus di calorie, l' ultima endovenosa di colesterolo e poi...sara' tutto finito! Ma almeno andiamocene col botto! Questi panini sono soffici nuvole di puro piacere: il ricordo del loro profumo e del loro sapore mi consolera' nei lunghi, tristi mesi a venire...Che amarezza!!

Dinner rolls



Ingredienti:
1 bustina di lievito secco
60 gr di acqua calda
70 gr di zucchero
55 gr di burro
1 cucchiaino di sale
250 gr di latte caldo
1 uovo leggermente sbattuto
250 gr di farina Manitoba
300 gr di farina 0
2 cucchiai di burro fuso per lucidare i rolls



In una capace ciotola versate l'acqua calda e spargeteci sopra il lievito secco. Mescolate con una forchetta, finghe' il lievito sara' completamente sciolto. In un pentolino mettete il latte, il sale, il burro e lo zucchero. Fate scaldare, mescolando per far sciogliere lo zucchero, fino a quando il burro sara' fuso. Togliete il pentolino dal fuoco e lasciate intiepidire il latte fino ad una temperatura di circa 40 gradi. Mentre il latte si raffredda, setacciate le due farine in una ciotola. Quando il latte sara' tiepido, unitelo al lievito e aggiungete anche l'uovo sbattuto. Mescolate bene per amalgamare gli ingredienti e poi versateci anche 500 gr di mistura di farine, una tazza alla volta, fino a formare un impasto morbido. Spargete il resto della farina sul piano di lavoro, rovesciateci l'impasto e lavoratelo con le mani per circa 5 minuti incorporando man mano tutta la farina. Imburrate una ciotola, versateci l'impasto e rotolatecelo dentro in modo che risulti completamente unto. Coprite con un panno umido e mettete a lievitare in un luogo caldo per almeno un'ora o finche' non raddoppia di volume. A questo punto rovesciate l'impasto lievitato sul piano di lavoro e impastate per fare uscire tutta l'aria. Dividetelo in 24 pezzi e formate delle palline che metterete poi in una teglia rettangolare unta di burro facendo attenzione che non si tocchino tra loro. Copritele con un panno e lasciate lievitare ancora per circa 30 minuti. Nel frattempo accendete il forno e portatelo a 180 gradi. Fate cuocere per circa 20 minuti o finche' i rolls non saranno ben dorati in superficie. Togliete dal forno e spennellate i rolls di burro fuso. Servire ancora tiepidi.





venerdì 25 novembre 2011

Mini Christmas Puddings

Mamma toscana, papa' bergamasco, nata e cresciuta a Milano, marito e figlia bresciani, da quattro anni residente in Olanda. Se a questo background culturale aggiungiamo il mio amore viscerale per le tradizioni legate al Natale dei paesi del Nord Europa e del Nord America, si fa presto a capire perche', a casa nostra, il Natale si dilati nell'arco di due mesi buoni buoni. Si comincia a pensarci gia' a meta' Ottobre. Ai primi di novembre parte la progettazione di addobbi e regali rigorosamente fatti a mano; a meta' mese il Laboratorio di Babbo Natale apre ufficialmente i battenti; ai primi di Dicembre la nostra bomboniera olandese e' letteralmente stipata di scatole-scatoline-scatoloni, vasi-vasetti-vasoni, sacchetti-sacchettini-sacchettoni; camminando per casa  fili colorati e ritagli di stoffa ti si attaccano alle pantofole; i capelli, i vestiti e persino il cibo, a volte, sono insolitamente sberluccicanti...Ovviamente tutta la casa profuma di vaniglia e cannella, arancia e noce moscata, cioccolato e nocciole tostate. Per Sinterklaas, il 6 di Dicembre, qui in Olanda, ovunque ci sia un'area pedonale, compaiono i gazebo dei venditori di pini e abeti e noi abbiamo fatto in fretta a far entrare nelle nostre tradizioni famigliari l'acquisto dell'albero, con tanto di santelle per confrontare i prezzi, selezione per forma e abbondanza dei rami, contrattazione finale del prezzo...che invariabilmente finisce a favore del venidtore...e trasporto dell'albero a casa. Qui comincia il rituale della decorazione, che dura almeno tre giorni...Fanatica? Si', assolutamente. Per me il Natale e' una cosa seria, e' il periodo piu' bello dell'anno, mi sento sempre felice e carica di energie. Per questo mi irrita enormemente vedere gia' alla fine dell'estate panettoni e pandori invadere gli scaffali dei supermercati. In casa mia la prima fetta di panettone si mangia la mattina di Natale, "pucciato" nel caffelatte: allora si' che e' davvero Natale! Il giorno piu' magico dell'anno, anzi, l'unico! E il panforte e i ricciarelli, il torrone e i condorelli, non si aprono fino a dopo pranzo: non si ammettono deroghe alla regola. Quindi, aspettando il giorno fatidico, ci si deve pur consolare con qualcosa. Questi Mini Christmas Puddings sono un bel modo di consolarsi. A dire il vero sono fatti di panettone...allora? Come la metti con la tua inderogabile regola? Vero, non posso nasconderlo, ma c'e' un motivo, se avete la pazienza di leggermi ancora per qualche minuto. Come ho detto sono nata e cresciuta in provincia di Milano, quindi per me un Natale senza panettone, non e' Natale. Da anni, ormai, abbiamo indirizzato le nostre preferenze ai panettoni artigianali, quelli che scadono dopo 15 o 20 girni, non dopo un anno. Qui in Olanda sono merce rara, no...di piu'...non esistono proprio! Quindi, l'anno scorso, la fatidica decisione: faccio il panettone! Per provare le mie forze ho voluto iniziare con una ricetta veloce, con il lievito di birra: grosso sbaglio. Ne e' venuto fuori una specie di pan brioche che nulla aveva in comune con il soffice, profumato e fragrante dolce natalizio milanese. In casa mia il cibo non si spreca. Mai. Per nessun motivo. Al limite si ricicla. Sul bellissimo librone della mitica Nigella, che non a caso si intitola Nigella Christmas, avevo visto la foto di questi bellissimi pasticcini fatti con avanzi di Christmas pudding. Idea rubata al volo e riadattata per riciclare il mio panettone fallito.



INGREDIENTI:

300 gr di panettone raffermo

4 0 5 cucchiai di latte

2 cucchiai di vino dolce liquoroso

2 cucchiai di cacao amaro

2 cucchiai di zucchero a velo

1 arancia, solo la buccia grattugiata

60 gr di cioccolato fondente fuso

per decorare:

100 gr di cioccolato bianco fuso

marzapane rosso e verde

Sbriciolate il panettone in una ciotola, unite il latte e il vino poco alla volta, finche' avrete un impasto umido, ma non molliccio. Aggiungete anche tutti gli altri ingredienti e mescolate per amalgamarli perfettamente. Formate delle palline di impasto di circa due centimetri e mezzo di diametro. Mettetele su un vassio, copritele con un panno pulito e lasciatele asciugare per alcune ore o anche tutta la notte. Fate fondere a bagno maria il cioccolato bianco e versatene un cucchiaino su ogni mini pudding. Mentre il cioccolato si solidifica formate delle palline col marzapane rosso e delle foglioline con quello verde. Aiutandovi con uno stuzzicadente trasferite le decorazioni di marzapane su mini puddings.

E' troppo presto per augurarvi Buon Natale?

Con questa ricetta partecipo al contest di Pecorella di Marzapane, in collaborazione con Scelte di Gusto:

Minestra di sedano rapa quasi Viennese



Non servono molte parole per descrivere questa zuppa: squisita! Non sono una grande consumatrice di sedano rapa e fino ad ora lo avevo mangiato solo crudo. Veleggiando per il web in cerca di ispirazione, sono incappata nella ricetta della Minestra di patate alla Viennese. L'esecuzione mi ha molto incuriosita, cosi' ho deciso di sostituire il sedano rapa, comunque presente in piccola quantita' nella ricetta originale, alle patate e vedere cosa ne usciva. Il gusto fresco del sedano rapa bilancia all perfezione la dolcezza degli altri ingredienti e funghi e pancetta danno una svegliatina al sapore, altrimenti un po' blando, di questa zuppa di verdure. La farina, poi, e' il tocco magico che la rende cremosissima.

INGREDIENTI:

1/2 sedano rapa, circa 300 gr

1 carota

1 cipolla

1 porro piccolo

1 patata

60 gr di pancetta non affumicata

1 cucchiaio di olio

1 cucchiaio di farina

1 lt di brodo di pollo o vegetale

una manciata di funghi secchi ammollati e strizzati

timo, maggiorana, sale, pepe e prezzemolo tritato

Tagliate la pancetta a dadini e mettetela nella casseruola con un cucchiaio d'olio. Fate cuocere a fiamma dolce, finche' il grasso si sara' sciolto e la pancetta comincera' a rosolare. Nel frattempo lavate, pulite e tagliate tutte le verdure a dadini. Tenete da parte le patate. Quando la pancetta sara' pronta, versate tutte le verdure, tranne le patate, nella casseruola, mescolando perche' si insaporiscano. Aggiungete un pizzico di timo e di maggiorana e il sale, mescolando ancora per distribuirli bene. Lasciate andare le verdure, sempre a fuoco basso, per un paio di minuti, mescolando spesso. Spolverizzate di farina, sempre mescolando e poi coprite con il brodo caldo. Aggiungete anche i funghi e la patata tagliata a dadini. Coprite e fate cuocere per 30/40 minuti. Prima di servire, spolverizzate di prezzemolo tritato e scaglie di grana. Ovviamente anche questa e' una ricetta ante dietam!



 

domenica 20 novembre 2011

Shrimps Purloo, ovvero, Riso al forno con gamberetti e pancetta

Amo molto gli Stati Uniti, da sempre. Anche il maritino e la figliuola sono innamorati di quel Paese bellissimo e pieno di contraddizioni. Soprattutto il maritino, perche' ci ha vissuto per un anno come exchange-student quando lui di anni ne aveva solo sedici. Poi c'e' tornato molte volte, anche per due mesi di seguito. In un paio di occasioni lo abbiamo accompagnato anch'io e la figliuola: la prima volta lei aveva solo 5 anni e si ricorda poco di quel viaggio. La seconda ne aveva un paio in piu' e i ricordi sono piu' nitidi. Complessivamente abbiamo viaggiato per circa 15.000 chilometri, attraversando e visitando una quindicina di Stati. Spesso siamo stati ospiti nelle case degli amici americani del maritino; secondo me e' ancora il modo migliore di viaggiare, perche' ti permette di osservare da vicino usanze ed abitudini, stili di vita e cultura popolare. Non saprei dire quante discussioni ho fatto, quando ancora avevo la pazienza di farlo, con chi pensa di poter giudicare quel Paese immenso ed estremamente vario solo in base a quel che si vede nei telefilm o alle scelte operate dai suoi governanti. Ora sono un po' piu' saggia e tollerante...o forse e' indifferenza?...mah...non sono interessata a scoprirlo...Uno dei maggiori luoghi comuni riguardanti gli Stati Uniti e' che si mangi male. Assolutamente falso. Non c'e' dubbio che siano gli inventori del fast/junk-food, ma da questo a sostenere che si viva solo di hamburger, hot dogs e patatine fritte ce ne corre. Abbiamo avuto modo in molte occasioni di gustarci una cenetta casalinga, ma anche al ristorante abbiamo avuto poche delusioni, anzi, nessuna, che io mi ricordi. Delle colazioni e delle  cene da Bob Evans se ne parla ancora oggi a casa mia. Cosi' come delle cene al Lone Star e della sua indimenticabile Texas Rose...e quel ristorantino di Princeton? I migliori breakfast di tutti gli States...mamma mia, basta...che acquolina!! Questa nostra passione per gli Stati Uniti e per il cibo di laggiu', e' ovviamente ben nota tra i nostri famigliari. Cosi', qualche anno fa, la mia cognatina Bibi mi ha fatto uno splendido, graditissimo regalo di Natale: un gigantesco, illustratissimo librone di cucina americana. Che poi e' come dire cucina da tutto il mondo. Mia figlia spesso mi rimprovera, perche' dice che non uso mai i miei libri di ricette. Minaccia persino di non regalarmene piu' e invece, ogni volta che torna da una vacanza, non manca mai di portarmi un libriccino di ricette tradizionali del luogo che ha visitato. Il fatto e' che per me i libri di cucina, soprattutto quelli di cucina regionale o di altri Paesi, sono libri da leggere, non solo manuali da seguire: raccontano una, anzi, tante storie, ti insegnano cose nuove,ti  fanno conoscere fatti e persone lontani nel tempo e nello spazio, ma che la passione per il cibo, la creativita' e la fantasia riescono ad avvicinare e ad unire tra loro e a te che leggi. Pero' e' vero che raramente riproduco le ricette dei miei libri...Cosi' ci siamo ripromesse, la figliuola ed io, di provare la maggior parte di ricette possibili in questi due mesi in cui lei stara' con noi. E vogliamo cominciare con una ricetta del Sud degli Stati Uniti, contenuta nel mio bellissimo librone. Perche' proprio questa? Intanto perche' ha un nome simpatico e poi perche', casualmente, avevamo gia' in casa piu' o meno tutti gli ingredienti, compresi i gamberi freschi che avevamo acquistato per un'altra ricetta. Purloo e' un termine hindi e significa stufato di riso, quindi questa ricetta ha chiaramente origini indiane. Richiederebbe dunque un riso asiatico, di quelli a chicchi lunghi, ma dato che io devo consumare 8 pacchi di riso italiano, abbiamo pensato di usare quello. Inoltre, nonostante il nome, e' un piatto tipico dell' Alabama e delle zone meridionali del South Carolina; quindi un piatto americano, di origini indiane, cucinato all'italiana in Olanda...mi piace!!



 INGREDIENTI:

100 gr di pancetta a dadini

1 cipolla media affettata

300 gr di riso

1 lt circa  di brodo di pollo

1 cucchiaino di salsa Worcestershire

1 pizzico di pepe di cajenna

500 gr di gamberetti freschi, sgusciati e puliti

150 gr di pomodori pelati, privati dei semi e passati al passaverdura

1 cucchiaio di prezzemolo tritato.

Accendere il forno a 180.

In una casseruola che possa andare in forno, fate rosolare a fuco basso i dadini di pancetta. Quando saranno croccanti ed avranno rilasciato tutto il grasso, toglieteli dalla pentola e teneteli da parte. Versatela cipolla nel grasso della pacetta e fatela appassire, senza farla colorire. Aggiungete il riso e fatelo tostare per un minuto mescolando. Coprite con il brodo di pollo caldo, unite anche i pomodori passati, la salsa worcestershire, il pepe e il sale, se serve. Portate ad ebollizione, coprite e mettete in forno. Fate cuocere per circa 15 minuti, aggiungete i gamberi e la pancetta e proseguite la cottura finche' tutto il brodo sara' stato assorbito. Prima di servire aggiungete anche il prezzemolo tritato. Enjoy!

mercoledì 16 novembre 2011

Insalatona croccante con zenzero e lime

[caption id="attachment_776" align="aligncenter" width="640" caption="insalata croccante con zenzero e lime"][/caption]

"Ma tu non cucini mai qualcosa di normale?" "Cosa vuol dire normale?" "Qualcosa tipo petto di pollo ai ferri e insalata"...dice lei tra un boccone e l'altro di arrosto di maiale con salsa di funghi e nocciole e puree di patate. Almeno non parla con la bocca piena. E' una delle poche buone maniere che ha conservato, nonostante la pessima influenza esercitata in questi 4 anni da parte delle cattive compagnie che ha frequentato nella sua vita di studente fuori sede e molto fuori corso...Ovviamente sto scherzando: VI VOGLIO BENE, GALLINELLE!!! Certo che cucino cose normali, ci mancherebbe. Capita anche che non cucini affatto: apro il frigo e mi infilo in bocca quello che capita. Oppure mi faccio un toast. O un panino...Comunque interpreto la domanda come una richiesta sottintesa di cibi piu' "normali" . Avere la nostra "bimba" con noi ci ha riportato indietro nel tempo e sono felice di vedere come certe vecchie abitudini abbiano ripreso piede in fretta, come se questi anni di lontananza e separazione non fossero esistiti. Una delle piu' belle e forse piu' rimpiante, e' quella di vedere padre e figlia passare del tempo insieme all'aria aperta. Quando io e il maritino eravamo novelli sposi, avevamo un piccolo maneggio e anche tre camerette spartane dove ospitavamo appassionati di equitazione: io mi occupavo della pensione, una specie di agriturismo quando ancora di queste realta' non ne esistevano e non se ne parlava, e lui insegnava e accompagnava cavalieri ed amazzoni in lunghe passeggiate lungo i sentieri di campagna della Val Camonica. Martina arrivo' quasi subito e mentre il maritino non avrebbe cambiato un pannolino o scaldato un biberon nemmeno sotto minaccia, non era insolito vederlo fare lezione o addirittura cavalcare al passo con la pestifera neonata che, placata e calmata dal dondolio, dormiva beata nel marsupio. Purtroppo a quei tempi equitazione e turismo equestre non erano un business redditizio, almeno non in Val Camonica. Cosi', quando Martina aveva circa tre anni, abbiamo optato per la "citta'", trasferendoci a Boario Terme. Il maritino ha cominciato a lavorare di giorno come rappresentante di commercio, e di sera come musicista. Nonostante il doppio lavoro, ha sempre trovato del tempo da dedicare alla bimba: la portava in bici sul "cioccolato", grazioso nomignolo che Martina ha dato alle strade sterrate che costeggiano il fiume Oglio dalle parti di Boario, perche' i tondeggianti ciottoli di fiume che spuntano qua e la' dalla superficie di terra battuta le ricordavano le nocciole del nocciolato; con i rollerblade sulle stradine secondarie; a nuotare a Capo di Lago, dove si prestava per ore a farle fare l'angelo come in Dirty Dancing; a cavallo ovunque ci fosse un sentiero percorribile tornando carichi di more o di castagne a seconda della stagione; a giocare a tennis o semplicemente a fare un giro in macchina. Quando poi ha deciso di lasciare il lavoro di giorno e di fare il musicista a tempo pieno, tutti i pomeriggi li dedicava a sua figlia. Tutto questo si e' bruscamente interrotto quando, otto anni fa, ha dovuto partire per l'Olanda, dato che in Italia c'erano sempre meno opportunita' di lavorare a cifre dignitose e spesso doveva subire la concorrenza di gente senza talento, nemmeno musicisti veri, che grazie all'elettronica e alle basi registrate, se ne andavano in giro a proporsi a prezzi ridicoli..vabbe', non amareggiamoci...Non so a chi dei due sia mancato di piu' l'altro...al papino credo, perche' Martina nel frattempo era cresciuta, aveva altri interessi, preferiva il motorino alla bicicletta e la compagnia dei suoi coetanei a quella del seppur giovane e dinamico papa'. E' stato bellissimo, ieri mattina, vederli prepararsi, prendere le biciclette e andare da Zander, il bellissimo Frisone intero di 20 anni che Paolo monta in mezza fida...o dovrei dire tripla fida...vabbe', son dettagli...



Ed e' stato ancora piu' bello vedere il sorrisone e le gote rosa, lei che e' sempre pallida, di Martina al ritorno. Intanto pero' si eran fatte le tre di pomeriggio, troppo tardi per pranzare, troppo tempo prima di cena...."Mi fai un'insalatona?"...e allora insalatona sia, ma a modo mio: cavolfiore e broccoletti verdi, crudi e tagliati sottili, carote, spinaci, belga, sedano,pomodori e mandorle. Come condimento olio d'oliva, aceto balsamico, un cucchiaino di miele, quattro o cinque fettine sottilissime di zenzero fresco e zeste di lime, poco sale. Questa insolita insalatona croccante, fresca, agro-dolce e piccantina ha anche una storia tutta sua...ma non volgio abusare del vostro tempo e della vostra pazienza. Alla prossima.

martedì 15 novembre 2011

Arrotolato di maiale con funghi e nocciole

Non ci sarebbe stato alcun motivo di postarla questa ricetta, se non fosse che la salsa che accompagna l'arrosto e' di una bonta' da leccarsi i baffi. Avevo in frigo da un paio di giorni questa "varkenrollade" acquistata d'impulso un giorno che da Albertino c'era ancora meno scelta del solito. E' quasi ora di cena, il maritino e' a lavorare e quindi cena fuori, la figliuola pone la fatidica domanda: " Cosa mangiamo stasera?"...gia'...cosa mangiamo stasera? Apro il frigo, in cerca di ispirazione: la rollade e' li' che mi guarda speranzosa..tocca a me? eh? eh? stasera tocca a me?..."Ti va la rollade di maiale?"..."...se non c'e' altro...". Altro ci sarebbe anche, ma o stasera o mai piu' . Chiariamo: non ho nulla contro gli arrotolati, ma di solito me li preparo da me, cosi' so cosa c'e' dentro. Inoltre gli Olandesi hanno una passione per le spezie non completamente condivisa dalla sottoscritta. E poi quelle che loro chiamano "rollade" sono piu' simili a dei salsicciotti di carne spezzettata insaccati in un non meglio identificato involucro che cuocendo diventa gelatinoso, un po' come il nostro cotechino insomma, e strettamente avvolti in una di quelle retine elastiche per arrosti. Alla fine, una volta cotti, sono anche buoni, solo che ancora non ho del tutto vinto la diffidenza nei loro confronti, poveri...Comunque, tornando alla sera in questione, fingendo di non cogliere la sfumatura di delusione nella risposta poco convinta della figliuola, tolgo la rollade dal frigorifero. Scaldo un cucchiaio d'olio in una piccola casseruola, la faccio rosolare per bene e poi la bagno con mezzo bicchiere di vino bianco. Non c'e' bisogno di sale e pepe, ma un ombra di salvia e rosmarino male non fa. Abbasso la fiamma, copro...e resto impalata davanti al fornello...mmmhhh...tutto qui? Riapro la porta del frigo: "Frigo frigo delle mie brame, cosa cucina stasera la cuoca del reame?"...funghi...pochi funghi che non ho usato per l'insalata di ieri...ma si', va...li pulisco, li affetto, dentro alla pentola...aggiungo qualche spicchio di scalogno e non so perche' mi vengono in mente le nocciole...sara' uno strascico della zuppa con le castagne e le noci? Sguscio e pelo, sono tostate e' facile, una manciatina di nocciole, le sbriciolo grossolanamente, alcune le lascio intere...nella pentola anche loro...mah! sara' quel che sara'...un po' di latte, rimetto il coperchio e via..."Cosa ci mangiamo con la rollade?" "Puree di patate" dice lei...starai scherzando? Qui tra venti minuti e' pronto...come lo faccio il puree in venti minuti? Ora, considerate una cosa: per la prima volta dopo quattro anni, ho la mia figliuola a casa con me. Posso non viziarla e assecondare ogni suo desiderio? Si', che posso...ma non lo faccio. Ormai siamo all'improvvisazione e allora improvvisiamo. Lavo e pelo tre piccole patate. Le taglio a pezzi regolari e le faccio cuocere a vapore, non ci vorra' molto. Infatti, dopo solo 15 minuti sono tenere e perfettamente cotte. Anche la rollade e' pronta e la tolgo dal fuoco, lasciandola in caldo. Intanto schiaccio le patate con...lo schiacciapatate, ovviamente, le rimetto al fuoco, aggiungo il latte a filo mentre mescolo vigorosamente con la frusta finche' sono gonfie e spumose. Un pizzico di sale, una grattatina di noce moscata. Tolgo la rollade dalla pentola e la libero dalla retina elastica. Nella pentola sono rimasti i funghi e le nocciole con il fondo di cottura...sciolgo un cucchiaino di maizena in mezzo bicchiere di latte, lo aggiungo ai funghi e riporto la pentola sul fuoco: pochi istanti di bollore leggero, sempre mescolando, e si forma una salsa densa e cremosa. Non mi resta che affettare la rollade, disporla sui piatti, metterci anche due cucchiaiate abbondanti di puree e nappare tutto con la salsa di funghi e nocciole..."Vieni che e' prooontoooo!!"

domenica 13 novembre 2011

Sandwiches cookies con crema di marroni e cioccolato

Parlare di marroni, in questi giorni, mi sembra quanto mai appropriato, quindi continuo su questo tema e vi propongo qualcosa di dolce per rifarvi la bocca. E' una ricettina rubata a Martha Stewart, ma realizzata con la mia pasta frolla. Ho utilizzato circa un quarto dell'impasto ricavandone venti biscotti finiti, quindi doppi. Che poi definirli biscotti e' un po' riduttivo. Pasticcini sarebbe meglio.

INGREDIENTI:

1/4 di pasta frolla

2 cucchiai di crema di marroni

60 gr di burro ammorbidito

2 cucchiai di zucchero a velo setacciato

50 gr di cioccolato fondente

Accendete il forno a 180 gradi.

Stendete la pasta frolla in una sfoglia sottile circa 3 mm e ritagliatela con un tagliabiscotti rotondo di 5 cm di diametro. Trasferite i dischi di frolla su una teglia  rivestita di carta forno. Infornate a meta' altezza per circa 10 minuti o finche' i bordi dei biscotti cominciano a colorirsi. Sfornate i biscotti, lasciateli qualche minuto sulla teglia e poi metteteli su una gratella a raffreddare completamente. Intanto preparate il ripieno: lavorate il burro ammorbidito fino a renderlo spumoso, uniteci lo zucchero a velo setacciato e mescolate energicamente fino ad incorporarlo perfettamente. Per ultima unite la crema di marroni. Con un cucchiaino o una tasca da pasticcere distribuite il ripieno su meta' dei biscotti.



Coprite ogni biscotto con un altro e premete delicatamente per saldare le due parti. Mettete i sandwiches in freezer per qualche minuto, mentre fate sciogliere il cioccolato fondente a bagno maria. Immergete i biscotti nel cioccolato fino a ricoprirli a meta'. Deponeteli su un foglio di carta forno e lasciateli asciugare a temperatura ambiente.



 

 

zuppa di castagne, funghi e noci

Come ho gia' accennato qualche post fa, la scorsa settimana abbiamo ospitato due ex-coinquiline di mia figlia Martina: Marianna e Martina, detta Cioppi. Visto che mia figlia stara' con noi fino a gennaio, quando dovra' rientrare in Italia per dare gli ultimi esami e, incrociamo le dita anche quelle dei piedi, laurearsi, ha pensato fosse meglio portarsi la Puffa, la sua C3 azzurra, dato che la nostra "auto" e' un furgone Fiat Ducato, decisamente troppo impegnativo per lei da guidare, soprattutto nel traffico cittadino. Cosi' ha chiesto alle sue amiche-coinquiline se per caso non avessero voglia di accompagnarla, per alternarsi alla guida durante il lungo tragitto dall'Italia a qui e per farle compagnia. Quando poi io ho deciso di fermarmi piu' a lungo in Italia, mi sono unita alla compagnia. Il divertimento e' iniziato proprio dal viaggio, anzi, dal caricamento bagagli: quattro donne in viaggio e un'utilitaria...non aggiungo altro. Oltretutto, nonostante l'esiguo bagagliaio, la sottoscritta non ha voluto rinunciare a portarsi dall'Italia alcuni generi di prima necessita', come caffe', parmigiano, farine varie, frutta secca che qui costa piu' dell'oro e chissa' da dove arriva, castagne, olio d'oliva e altre cosucce...ogni piu' piccolo buco lasciato libero dai bagagli, ogni vano o tasca portaoggetti, lo spazio tra e sotto i sedili sono stati sfruttati con la creativita', l'ingegno e l'inventiva  tipica dei progettisti della NASA. Ho persino avvolto i pacchetti di farina uno a uno nella pellicola trasparente. Morale: eravamo gia' cariche quando siamo partite Martina ed io, figuratevi quando si sono aggiunte anche Marianna e la Cioppi: altri due trolley, due borse, due giacche imbottite....e il portello del baule che ovviamente non si chiude. Niente panico: muoviamo questo qui e spostiamo quello la', troviamo un'altra sistemazione per i vasetti di tonno, si', anche il tonno..., questa la tieni tu in mezzo ai piedi? no, io ho gia' la borsa coi viveri per il viaggio, io ho posto qui, guarda....ok, ci sta tutto, il portellone si chiude....finalmente si parte! Martina alla guida, la Cioppi accanto a lei, perche' e' alta 1 e 80 e dietro proprio non riusciamo a farcela stare, Marianna e io sul sedile posteriore, con borse borsine borsette fino alle ginocchia e giacche fino al naso...devo accendere il riscaldamento? NOOOOOOOOOO!!! ah ecco...La Cioppi ha il navigatore, Martina ha il "Navigone dell'ipone"...io mi sono stampata il tragitto da Viamichelin... per fortuna, perche' Martina non ha il cavo dell'alimentazione e il navigatore della Cioppi si e' perso e continua a dirci di uscire alla prima uscita di inesistenti rotonde...ripigliati!! siamo in autostrada...dove le vedi le rotonde? Vabbe', seguiamo le indicazioni di Michelino. Martina! ca....spita!! stai sulla destra e vai piano!... come lo vedi il cartello, di notte, al buio, se stai superando un TIR a 145 all'ora? Infatti non l'abbiamo visto...vabbe'... a Como ci sappiamo arrivare anche noi...e tra un miscappalapipi', un devofarebenzina, un tentativodiabbordaggiodapartediloschiindividuisumacchinonenero, uno scrocconedisigarette-sorryeverythingisclosed, arriviamo anche a destinazione, con solo due ore di ritardo sulla tabella di marcia...Il resoconto dei successivi sette giorni e' classificato TOP SECRET, per la regola "quelchesuccedeinOlandarimaneinOlanda". L'unica cosa che posso condividere con voi, cari lettori, e' la ricetta di questa squisita zuppa. E' ormai di dominio pubblico la mia scarsa abilita' nel fare la spesa dalla quale deriva la mia capacita' di arrangiarmi con quello che ho in casa. Capita che non abbia uova, burro o pasta, ma magari ho castagne, funghi e noci...e poi c'e' la magia di internet: basta googolare gli ingredienti e subito appaiono 14.587 modi diversi di combinarli insieme. Ne scelgo uno, lo modifico a mio gusto o in base a quello che ho  in casa e il risultato puo' anche essere il seguente:

ZUPPA DI CASTAGNE, FUNGHI E NOCI

INGREDIENTI:

30 castagne

200 gr di funghi freschi

10 noci

1 carota

2 scalogni

1,5 lt di brodo di pollo o vegetale

olio extravergine d'oliva

sale e pepe

maggiorana

1 noce di burro

4 fette di pane in cassetta

Togliete la buccia alle castagne, tuffatele per qualche minuto in acqua bollente e levate anche la pellicina interna...oppure comprate quelle surgelate o sottovuoto, che sono gia' pelate...Fate un soffritto con 4 cucchiai d'olio, la carota e gli scalogni tritati finemente. Aggiungete le castagne, i funghi puliti ed affettati, i gherigli di noce grossolanamente sbriciolati e lasciate insaporire tutto per un paio di minuti, mescolando spesso. Coprite con il brodo caldo e fate cuocere a fuoco moderato finche' le castagne saranno cotte e morbide, circa mezz'ora. Intanto preparate dei crostini facendo rosolare in padella dei dadini di pane con il burro e un cucchiaino di maggiorana. Quando la zuppa sara' cotta, frullatela e aggiungeteci un bicchiere di latte. Aggiustate di sale e pepe. Riportate a bollore per qualche secondo, mescolando. Servite la zuppa ben calda accompagnata dai crostini e a piacere guarnite con un cucchiaino di panna acida, dei funghi freschi tagliati sottili, delle noci sbriciolate e qualche scaglia di pecorino o parmigiano.

sabato 12 novembre 2011

crema di marroni al cioccolato profumata all'arancia



Sono tornata dall'Italia con, tra le altre cose, due chili di marroni. Ho dovuto comprarli, perche' nelle zone dove abitualmente andiamo a raccoglierli quest'anno non se ne trovavano, a causa del caldo torrido di fine estate e dei danni provocati dal Cinnipede.  Non potevo comunque rinunciarci, dato che due dei miei piatti tradizionali di Natale, il tacchino ripieno e la charlotte di pandoro, richiedono le castagne. La crema di marroni fatta in casa non ha nulla a che vedere con quella industriale e da quando l'ho fatta la prima volta, circa una decina di anni fa, non siamo piu' riusciti a tornare al prodotto confezionato. Certo, richiede tempo e una buona dose di pazienza, ma alla fine si e' ricompensati da un gusto e una consistenza unici. Poi Martina, mia figlia, qualche anno fa, di ritorno da uno stage in Provenza, mi ha portato un vasetto di crema di marroni al cioccolato profumata all'arancia: amore al primo assaggio! Da allora, ogni volta che marmello marroni e castagne, ne riservo una piccola quantita' per fare questa delizia. Poca, solo due o tre vasetti, perche' non si conserva a lungo e anche perche' deve rimanere una di quelle cose che si aspettano tutto l'anno e che si godono appieno proprio perche' sono rare e speciali.

La ricetta per la crema di marroni l'ho presa, come molte altre, dal libro di Anna Baslini, mentre per la versione al cioccolato, mi sono regolata a mio gusto, giocando ogni volta con le quantita', finche' non ho trovato un equilibrio tra i vari sapori, senza che uno prevalga sull'altro. Per quanto riguarda il profumo di arancia, dopo vari tentativi con zeste, succo, canditi e sciroppo, pur con molte riserve e qualche rimorso, mi sono dovuta arrendere all'aroma artificiale: solo due o tre gocce e il gioco e' fatto.

INGREDIENTI:

per la crema di marroni:

marroni o castagne, zucchero, sale, una stecca di vaniglia e tanta, tanta pazienza! Le dosi sceglietele voi, in base a quanto tempo e voglia di lavorare avete.

Togliete alle castagne la prima buccia. Tuffatele per qualche minuto in acqua bollente e togliete anche la pellicina interna. Mettetele in una casserruola con abbodante acqua leggermente salata e fatele cuocere fino a quando saranno tenere. Passatele al setaccio e pesate la polpa ottenuta. Aggiungete pari quantita' di zucchero e un decilitro di acqua per ogni chilo di polpa e zucchero. Uniteci anche la stecca di vaniglia tagliata in due per il senso della lunghezza. Fate cuocere a fuoco moderato, mescolando spesso, fino a quando la crema si sara' rassodata e mescolando si scoprira' il fondo della pentola. Versate la crema in vasetti puliti ed asciutti. Fate raffreddare, coprendo con un panno pulito, prima di chiudere i vasetti con i loro coperchi.

per la crema di marroni al cioccolato:

una volta cotta la crema, togliete dal fuoco, pesatela e aggiungete circa il 15% del suo peso di cioccolato fondente, sciogliendolo direttamente nella crema calda, e due o tre gocce di aroma di arancia. Ovviamente queste dosi sono indicative, potete variare la quantita' di cioccolato a vostro gusto e sostituire l'aroma artificiale con buccia di arancia grattugiata. Utilizzate vasetti piccoli, da circa 200/210 ml, e non fatene piu' di tre o quattro. Lasciate raffreddare completamente prima di chiudere coi coperchi, altrimenti la condensa che si formerebbe, farebbe ammuffire la crema in pochi giorni.

venerdì 11 novembre 2011

La Pastiera "light" di Marianna

Eccomi di nuovo, sentivate la mia mancanza? E' passato piu' di un mese dall'ultimo post, un mese piuttosto movimentato, impegnativo e ricco di avvenimenti, viaggi, spostamenti, cambi di programma...il solito, insomma...almeno per me. Sono stata prima in Francia per fare qualche lavoretto alla casina, raccogliere i fichi e marmellarli sul posto. Poi in Italia, a casa di nonna Sole, dove ho festeggiato il mio cinquantesimo compleanno con tutta la mia famiglia. Ora sono di nuovo in Olanda, ma con una differenza: nostra figlia Martina ha deciso di lasciare casa e lavoro a Bergamo e di trasferirsi da noi fino alla laurea che, se tutto va bene, e deve andare bene, sara' il prossimo marzo. Sara' un bel cambiamento per lei, dopo quattro anni di vita indipendente. E sara' un gran bel cambiamento anche per noi, per me soprattutto, che dovro' rinunciare alle mie ore di beata solitutide, ma in cambio avro' una giovane amica sempre a disposizione per un giro in centro, una passeggiata al parco o...cucinare. Per rendere meno traumatico il distacco, ci siamo fatte accompagnare da due delle sue ex-coinquiline, anzi, tre: Marianna, Martina, detta Cioppi per distinguerla da mia figlia, e il suo spassosissimo, politicamente scorretto, cinico e simpaticamente volgare alter-ego che in piu' di un'occasione ha rischiato di far collassare dalle risate la dolce Marianna e  provocare imbarazzanti incidenti alla sottoscritta. Di questo inquietante individuo posso dire solo che di professione guida un TIR e che non ha un nome: pare che non sia stato battezzato, perche' alla nascita era talmente brutto che la sua famiglia ha cercato di affogarlo, ma lui e' sopravvissuto e questa esperienza l'ha dotato di poteri soprannaturali...Abbiamo passato una bellissima settimana di chiacchiere, risate, code per il bagno, allegro disordine e abbuffate. Ora tutto sta lentamente tornando alla normalita', quindi e' tempo di rimettere mano al mio negletto blogghino e mi piace farlo con la pastiera che Marianna ha amorevolmente sfornato per noi seguendo la ricetta di mamma Michela. Non e' la tradizionale pastiera napoletana, con crema pasticcera, canditi e tonnellate di zucchero, ma una versione piu' leggera e delicata.

INGREDIENTI:

per la pasta frolla:

300 gr di farina per dolci

150 gr di burro

150 gr di zucchero

1 uovo intero piu' 1 tuorlo

1 pizzico di sale

buccia d'arancia grattuggiata - facoltativa

per il ripieno:

300 gr di grano cotto scolato

300 gr di latte

100 gr di zucchero piu' 3 cucchiai

1 baccello di vaniglia

zeste di mezza arancia e mezzo limone

aroma di fiori d'arancia

250 gr di ricotta fresca

3 uova

100 gr di gocce di cioccolato o cioccolato fondente sminuzzato

Setacciate la farina in una ciotola e uniteci lo zucchero, il burro freddo a dadini e un pizzico di sale. Lavorate l'impasto con le dita per incorporare il burro. Aggiungete anche l'uovo intero, il tuorlo e la scorza d'arancia grattugiata. Lavorate ancora l'impasto con le mani finche' le uova saranno assorbite, poi trasferitelo sul piano di lavoro e continuate ad impastare fino a renderlo omogeneo, Formatelo a palla e mettetelo in frigorifero avvolto nella pellicola trasparente. Nel frattempo cuocete il grano, risciacquato dalla salamoia e ben scolato, nel latte  con 3 cucchiai di zucchero, , la stecca di vaniglia e le bucce di arancia e limone. Fate cuocere per una ventina di minuti, a fuoco moderato e mescolando spesso, finche' il grano avra' assorbito tutto il latte. Togliete dal fuoco, eliminate le scorze e la vaniglia e trasferitelo in una terrina a raffreddare. Separate i tuorli dagli albumi, lavorate i primi con 100 gr di zucchero e montate a neve ben ferma gli albumi. Unite la ricotta ai rossi d'uovo montati con lo zucchero, aggiungete anche il grano freddo, mezza fialetta di aroma di fiori d'arancia e il cioccolato a pezzetti o in gocce. Per ultimi unite gli albumi, mescolando delicatamente dal basso verso l'alto. Accendete il forno e portatelo a 180 gradi. Togliete la frolla dal frigo e stendetela in una sfoglia sottile. Imburrate e infarinate uno stampo da 28 cm e rivestitene il fondo e i bordi con la pasta frolla, tagliando l'eccesso lungo il bordo dello stampo. Versate il ripieno nella tortiera e livellatelo bene con il dorso di un cucchiaio. Impastate di nuovo i ritagli di pasta, stendeteli e ricavatene delle striscie con le quali decorerete la superficie della torta. Ripiegate i bordi della frolla sul ripieno. Infornate a meta' altezza e cuocete a 180 gradi per un'ora, un'ora e dieci, finche' la pastiera avra' un bel colore dorato. Togliete dal forno e fatela raffreddare nello stampo. Prima di servire spolverizzate di zucchero a velo.

Questa pastiera profumatissima non e' l'unica cosa per la quale devo ringraziare Marianna: le sono molto riconoscente per l'affetto e l'amicizia che ha riservato a Martina in questi quattro anni, per essere stata, con la sua dolcezza e la sua maturita', un punto di riferimento fermo ed importante nella vita di mia figlia, arrivando quasi, nonostante abbiano la stessa eta', a farle da mamma. A me, sempre lontana, dava tranquillita' sapere che Martina poteva contare su una persona dolce, assennata, accomodante e generosa come lei, sempre pronta al sorriso e ... a una gustosa cenetta in compagnia...Grazie di cuore Maria', tu si doce comm o zucchero! Ce vedimm ambress, ti voglio bene,

mamma Roby.

 

mercoledì 5 ottobre 2011

Non c'e' trippa per gatti!

E invece si'...anzi, no...perche' ai gatti la trippa non piace...non a quelli della mia famiglia, almeno. La trippa c'e' per noi umani. E' quella in umido, alla toscana, quella di nonna Sole, per intenderci. Nonostante sia tornata dal mare, dove ha passato un paio di settimane insieme ad altre ragazze della sua eta', con un bel raffreddore complicato da tosse e mal di gola, stamattina la mia mamma ha approfittato di un attimo di distrazione della sottoscritta e si e' messa a cucinare per tutta la famiglia. Lunedi siamo andate a fare la spesa insieme e, dal suo macellaio, abbiamo trovato della bella trippa appena arrivata: "Saranno almeno 10 anni che non la mangio" ho esclamato senza riflettere, dimenticandomi che ogni osservazione del genere lei la interpreta come una accorata supplica. Infatti non avevo ancora finito la frase, che già due chili abbondanti di trippa mista erano impacchettati e sulla via del carrello. Non che mi lamenti, tutt'altro. Oltre ad essere davvero trascorso moltissimo tempo dall'ultima volta che l'ho mangiata, la trippa non l'avevo mai nemmeno cucinata, prima di stamattina. E' uno di quei piatti, come la zuppa di pesce o il riso con le cozze e le patate e molti altri ancora, che non mi sognerei mai di ordinare al ristorante e che non ho mai mangiato se non cucinati da mia mamma. Ho pensato che fosse ora di imparare. Mi illudevo anche che, visto che, come ho detto, in questi giorni non sta bene, mi avrebbe lasciato il comando, limitandosi a dirigere le operazioni comodamente seduta li' accanto. Invece, la malfidente, prima mi ha allontano con la scusa che le piante del terrazzo avevano bisogno di essere innaffiate, e stiamo parlando di qualcosa come trenta vasi sparsi su 220 metri quadrati di superficie, poi si e' messa all'opera da sola. Quando sono rientrata era già a metà procedimento...ma dico io...Si vede, pero', che proprio non e' in forma, perché' appena sono arrivata si e' ritirata in buon ordine, concedendomi l'onore di portare a termine la ricetta.

Ed eccola qui:

Trippa in umido alla toscana, alla maniera di nonna Sole

Ingredienti per 6 persone:

2 kg di trippa mista

olio extravergine d'oliva

1 grossa cipolla

2 carote

200 gr di macinato per sugo

2 bicchieri di vino rosso

concentrato di pomodoro

acqua bollente

sale e peperoncino q.b.

parmigiano grattugiato

Mettete al fuoco una grossa pentola piena a metà d'acqua e portatela a bollore. Tagliate la trippa a listarelle e, quando l'acqua bolle, versatela nella pentola e sbollentatela per una decina di minuti. Scolate la trippa e mettetela da parte, mentre in una casseruola capiente fate rosolare la cipolla e le carote, tritate finemente, in 6 cucchiai d'olio evo. Quando il soffritto e' pronto, uniteci anche la carne trita, sgranandola bene col cucchiaio di legno. Lasciate rosolare il tutto per una decina di minuti, mescolando spesso, a fuoco moderato. Aggiungete anche la trippa, poco per volta. Salate con circa meta' cucchiaio di sale grosso. Lasciate cuocere, sempre a fuoco moderato, per circa un quarto d'ora o finche' l'acqua rilasciata dalla trippa non sarà completamente evaporata. Bagnate con i due bicchieri di vino rosso  e fateli ritirare mescolando di tanto in tanto. Nel frattempo mettete al fuoco un litro e mezzo circa d'acqua, portate a bollore e tenetela in caldo. Quando tutto il vino sarà' evaporato, unite il concentrato di pomodoro, mescolando bene. Lasciate insaporire qualche minuto e poi cominciate a versare l'acqua bollente un mestolo alla volta, possibilmente lungo i bordi della pentola, per non slavaggiare la trippa, dice nonna Sole. L'acqua dovra' arrivare a velare appena la carne. Aggiustate di sale, unite anche il peperoncino, coprite e lasciate cuocere a fuoco bassissimo per almeno un'ora e mezza. Servite con abbondante parmigiano grattugiato e, a piacere, delle fette di pane leggermente tostato. Buon appetito anche da parte della mia mamma!

lunedì 3 ottobre 2011

Gnocchi di patate con zola, mele e castagne

Non vado spesso al ristorante. Primo: con quello che spendiamo in tre, io ci faccio la spesa per una settimana. Secondo: mio marito, per lavoro, cena fuori 5 sere a settimana. Terzo: mica sempre mangio meglio che a casa mia...ma qualche volta si'! Come quando siamo andati alla Trattoria Parietti, a Bergamo. Anzi, sul colle di Citta' Alta, a Bergamo, che e' anche meglio! E' qui che ho assaggiato per la prima volta questi deliziosi gnocchi. Mia figlia e mia nipote mi hanno sfidato a riprodurli e io, incosciente come sempre, ho accettato la sfida. Ovviamente non sono venuti nemmeno lontanamente buoni come i loro, ci devo lavorare ancora un po', ma per questa volta ci possiamo accontentare...e comunque mia figlia se n'e' spazzolata due piatti...



INGREDIENTI:

per gli gnocchi:

700 gr di patate

220 gr circa di farina

1 uovo

1 cucchiaino di lievito per torte salate

1 pizzico di sale

per il condimento:

30 castagne

2 mele renette

250 gr di gorgonzola dolce

burro

Preparate gli gnocchi seguendo la vostra ricetta preferita. Io sciolgo un cucchiaino di lievito nell'uovo, così gli gnocchi rimangono soffici e gonfi.

Togliete la prima buccia alle castagne. Tuffatele per un minuto in acqua bollente, scolatele e togliete anche la pellicine. Mettetele in una casseruola coperte d'acqua e lasciatele cuocere a fuoco dolce per una ventina di minuti. Lavate, sbucciate e tagliate a dadini le due mele. Mettetele in una padella antiaderente con una noce di burro e un pizzico di sale. Fatele cuocere a fiamma bassa per circa 5 minuti, poi copritele con mezzo bicchiere d'acqua e proseguite la cottura per altri 10 minuti o finche' saranno tenere, ma non sfatte. In un pentolino sciogliete il gorgonzola, sempre a fiamma bassissima, con una noce di burro. Uniteci sia le mele che le castagne, scolate e sbriciolate grossolanamente. Usate la salsa ottenuta per condire gli gnocchi.

domenica 2 ottobre 2011

Lasagne radicchio e scamorza

E' più forte di me: appena arrivata in Italia, la prima cosa che compro, cucino e mangio e' il radicchio rosso di Treviso. Mi piace tantissimo semplicemente grigliato, condito con un filo d'olio e un pizzico di sale, come accompagnamento di una bella mozzarella di bufala fresca. Questa volta, per inaugurare le ricette che posterò dal suolo natio, ho optato per qualcosa di più elaborato. La pasta delle lasagne l'ho fatta in casa, con l'aiuto della vecchia Titania di nonna Sole, ma potrà' essere egregiamente sostituita da quelle confezionate, se non avete tempo. La besciamella del ripieno e' stata sostituita da una crema di ricotta profumata con una grattatina di noce moscata. Il ragù' e' delicato, bianco, di pollo e prosciutto, per non coprire il sapore del radicchio. Scamorza affumicata e fontina ci stanno benissimo e una generosa spolverata di parmigiano garantisce una perfetta gratinatura. Cominciamo?



 

INGREDIENTI per 6/8 porzioni.

lasagne, 1 confezione se usate quelle pronte da infornare

600 gr di radicchio di Treviso

2 scalogni

300 gr di prosciutto cotto tritato al coltello

300 gr di petto di pollo tritato

500 gr di ricotta fresca

1 scamorza affumicata

300 gr di fontina affettata sottile

salvia, sale, pepe e noce moscata q.b.

300 ml circa di latte

1 bicchiere di vino bianco

Pulite e affettate il radicchio e gli scalogni. Versate due cucchiai d'olio in una padella capiente, fateci imbiondire uno scalogno a fuoco dolce, aggiungete il radicchio, salate, coprite e lasciate stufare per una ventina di minuti. In un'altra padella fate imbiondire l'altro scalogno, unite il prosciutto e dopo qualche minuto aggiungete anche il petto di pollo tritato e la salvia. Lasciate rosolare a fuoco medio per una decina di minuti, bagnate col vino, fatelo ritirare e aggiustate si sale e pepe. Proseguite la cottura per altri 10 minuti, bagnando con un po' di latte se dovesse asciugare troppo. Nel frattempo, versate la ricotta in una terrina e lavoratela un po' con una forchetta. Aggiungete il latte poco per volta, finche' raggiungete la stessa consistenza della besciamella. Aggiustate di sale e grattateci circa mezza noce moscata. Quando la carne avrà finito di cuocere, unitela al radicchio e mescolate bene per amalgamare tutti gli ingredienti. Sul fondo della teglia di cottura delle lasagne distribuite un paio di cucchiaiate di ragù. Coprite con la pasta e su questa distribuite prima il ragù, poi la ricotta e per ultimi i formaggi affettati sottilmente. Ricoprite di nuovo con la pasta e continuate così fino ad esaurimento degli ingredienti. Finite con uno strato di pasta, ricopritelo di ricotta e spolveratelo con abbondante parmigiano grattugiato. Coprite la teglia con un foglio di alluminio e mettete in forno già caldo a 225°. Cuocete per 30 minuti, poi togliete l'alluminio e proseguite la cottura per altri 15 minuti o finche' sarà gratinato a vostro gusto. Lasciate riposare 10 minuti fuori dal forno, prima di servire. Buon appetito!

 

venerdì 23 settembre 2011

Cupcakes di zucca

Mi piace la zucca. Soddisfa tutti i miei sensi. Le zucche sono belle da guardare, la loro scorza dura e' liscia e setosa al tatto, hanno un profumo buonissimo, anche da crude, e producono un bel suono basso e profondo se ci bussi sopra con le nocche e il gusto poi...che ve lo dico a fare. Non so perche' alla zucca si attribuiscano sempre connotazioni negative: zucca dura, vuoto come una zucca, sa di zucca...Invece la zucca e' ricca di proprieta' benefiche, dai semi, alla polpa, al succo. Con la zucca si puo' riempire un menu' intero, dall'antipasto al dolce. E proprio con un dolce mi piace inaugurare la stagione della zucca 2011/2012. Cupcakes o muffins? Un cupcake e' semplicemente un muffin coperto di glassa? Sembrerebbe di no. A quanto pare esistono sostanziali differenze sia nelle quantita' che nella lavorazione degli ingredienti cosi' come nella consistenza finale. Da qualche parte , non ricordo dove, mi pare di aver letto che, mentre per i muffins esistono ricette esclusive, vale a dire create apposta per diventare dei muffins appunto, i cupcakes altro non sono che torte monoporzione e che quindi l'unica differenza tra una cake ed un cupcake, sta nello stampo in cui l'impasto viene cotto, che nel secondo caso ha le dimensioni di una tazza da te' (cup).



Ingredienti:

per i cupcakes:

200 g di farina

1 cucchiino di bicarbonato

1 cucchiaino di cannella in polvere

1 pizzico di chidi di garofano in polvere

1 pizzico di noce moscata grattugiata

1 pizzico di sale

200 g di zucchero

120 g di burro morbido

2 uova

1 cucchiaino di essenza di vaniglia

75 g di passato di zucca piuttosto sodo

per la glassa: 

200 g di cream cheese  tipo Philadelphia

100 ml di panna fresca montata

2 cucchiai di zucchero di canna scuro

2 cucchiai di acqua

1 cucchiaio di zucchero a velo

Accendete il forno a 180° e posizionate la griglia a meta' altezza. Mettete i pirottini di carta nei fori della teglia per muffins. In una ciotola setacciate la farina insieme alle spezie, al bicarbonato e al sale. In un'altra ciotola piu' grande lavorate energicamente il burro ammorbidito a temperatura ambiente con lo zucchero, fino a renderlo un composto soffice e spumoso. Unite le uova una alla volta, senza aggiungere il secondo prima che il primo sia stato completamente assorbito. Unite anche la vaniglia. Aggiungete al composto meta' della farina, mescolando delicatamente, poi il passato di zucca e per ultimo la farina rimanente. Distribuite l'impasto nei pirottini e infornate per circa 20 minuti o finche' i cupcakes avranno preso un bel colore ambrato. Nel frattempo preparate la glassa: in un pentolino sciogliete lo zucchero di canna con l'acqua e fate bollire lo sciroppo per un paio di minuti a fuoco moderato, controllando che non bruci. Lasciate stiepidire. In una ciotola versate il formaggio e mescolateci lo sciroppo una volta tiepido. Unite anche la panna montata, mescolando delicatamente dall'alto verso il basso perche' non si smonti. Aggiungete anche lo zucchero a velo setacciato. Usate la glassa per decorare i cupcakes una volta che saranno raffreddati. A piacere potete aggiungere decorazioni in marzapane o granella di nocciole.

Crema di porri e patate

Lo so, il porro non e' di stagione, ma io mi devo arrangiare con quel che trovo al supermercato. Comunque a me questa crema piace tanto e quando mi prende la voglia, non sto a farmi troppi problemi. L'ho "rubata" alla mitica Delia Smith, una delle food-star della televisione inglese, ma ho modificato la ricetta, alleggerendola un po'.

Ingredienti: 

le dosi possono variare a seconda del vostro gusto e della consistenza che volete che abbia la crema, quindi quelle che seguono sono puramente indicative.

olio d'oliva extravergine

3 porri

3 patate

1/2 litro di brodo di pollo o vegetale caldo

250 ml di latte caldo

creme fraiche, erba cipollina e crostini per servire sono facoltativi, ma caldamente consigliati

Pulite i porri, elimintate la foglia esterna e le cime verdi e poi affettateli non troppo sottili. Metteteli in una casseruola con i due cucchiai d'olio, salateli poco, perche' rilascino la loro acqua, coprite e lasciateli stufare a fuoco dolce, mescolando di tanto in tanto. Devono ammorbidirsi e diventare trasparenti, non devono rosolare ne' tantomeno prendere colore. Intanto lavate, pelate, e tagliate a dadini le patate. Unitele ai porri e lasciatele insaporire per un paio di minuti. Versate il brodo caldo fino a velare appena le verdure, mescolate, coprite e lasciate sobbollire piano per cira mezz'ora o finche' le patate si disferanno schiacciandole con una forchetta. Con il frullatore ad immersione riducete le verdure ad una crema densa che poi allungherete con il latte fino alla consistenza desiderata. Aggiustate di sale, fate riprendere il bollore e cuocete ancora per due minuti, mescolando spesso. Servite calda con un cucchiaio di panna acida, dell'erba cipollina sminuzzata e dei crostini di pane. In estate e' buona anche fredda, con una cucchiaiata di yogurt al naturale.

giovedì 22 settembre 2011

Airbags al rosmarino

Gli airbags sono utili, indispensabili, salvano la vita. Quelli di cui parlo io, a me hanno salvato solo una cena.



BBQ con amici a casa nostra nel nostro minuscolo cortile. Tutto pronto: la tavola apparecchiata, il vino in fresco, gli stuzzichini per l'aperitivo e le verdure  per il contorno sono sui loro vassoi, il maritino sorveglia la carne che sfrigola sulla griglia...si', perche' noi siamo tradizionalisti e, a quanto pare, la tradizione vuole che la grigliata sia lavoro da uomini...o almeno questo e' quello di cui e' convinto il mio di uomo. Cosi', mentre non si avvicinerebbe ad un fornello nemmeno se ne andasse della propria sopravvivenza, la carne alla brace e' compito suo e non ammette intromissioni da parte della sottoscritta. Quindi a me, figlia di un ex fuochista della Regia Marina Italiana, che ho imparato ad accendere un fuoco prima ancora che ad andare in bicicletta senza rotelle, non resta che farmi da parte, cercando di dominare l'ansia che mi assale ogni volta che lo vedo armeggiare intorno a quei legnetti immancabilmente troppo verdi, che raccoglie durante le nostre passeggiate nel parco vicino a casa e che poi impila in piccole piramidi, con una tecnica tutta sua che sfida e vince ogni legge della fisica, forza di gravita' compresa,  sulle quali infierisce con caparbia determinazione, armato di accendino, torce di carta di giornale attorcigliata e quant'altro ritenga utile allo scopo, al fine di ricavarne fiamme abbastanza vigorose da far "prendere" la carbonella. Niente scorciatoie con puzzolenti derivati dal petrolio, ma un vero e prorio fuoco da campo da Giovane Marmotta pluridecorata.  A questo punto mi corre l'obbligo di dire che la sua tecnica, per quanto insolita, ha sempre successo e, visto che si diverte un mondo e che i vicini hanno chiamato i pompieri solo una volta, giuro, non sto scherzando, mia mamma puo' confermarlo, a me non resta che lasciarlo fare.  Tornando alla sera in questione, era tutto pronto, dicevo, e il pane...ohmammasantissima! Il pane...mi sono dimenticata di mettere in forno il pane. E adesso? Troppo tardi, gli ospiti saranno qui tra meno di un quarto d'ora...e poi cosa ne faccio di tutta quella pasta lievitata? Per fortuna la mia imperfettudine ( neologismo composto da imperfezione e inettitudine ), mai migliorata con gli anni, mi ha abituata a gestire il panico e a trovare rapidamente una soluzione. Agendo d'istinto metto a scaldare una padella antiaderente, con una mano agguanto il pacco della farina e con l'altra la ciotola con la pasta lievitata, infarino il piano di lavoro e ci rovescio sopra l'impasto, lo lavoro un po' per togliere l'aria, lo mozzo in palline di circa 50 g l'una, a occhio ovvio, una alla volta le stendo in una sfoglia sottilissima che poi lancio a mo' di freesbee dritta dentro alla padella ormai calda, torno alla spianatoia e ricomincio con un altra pallina. In quell'istante, preceduto da un intenso profumo di grigliata, leggi dense volute di fumo grigio n.d.t., entra mio marito: " Guarda!" esclama "sembra un airbag!". Mi volto di scatto e dentro alla padella vedo dondolare un bel cuscino bianco gonfio d'aria. Con una paletta lo giro e lo sforacchio con la punta di un coltello, scottandomi con l'aria rovente che esce sibilando dai fori, altrimenti si cuoce solo il centro e i bordi restano crudi. Pochi secondi ancora, lo tolgo dalla padella e lo appoggio su un piatto. Ne provo la consistenza premendo con un dito su una delle bolle: non e' male. Ne strappo un pezzetto, non ho tempo per coltelli o rotelle taglia pizza, e lo assaggio: maddai!! E' buono, sa di pane, e' croccante e morbido allo stesso tempo, pero'....olio! si'...e anche un po' di sale....e magari...del rosmarino, ecco! Vado avanti a stendere e cuocere tutte le palline. Man mano che sono cotte le spennello d'olio buono e le cospargo di sale, poco, e aghi di rosmarino. Quando sono tutte impilate una sull'altra, le taglio in triangoli. Gli amici arrivano, mi scuso per la cucina imbiancata di farina e li accompagno fuori, dove ad accoglierli, pinza alla mano e aria compiaciuta, trovano il maritino cuocoperunasera. Alla fine gli airbags hanno avuto successo, i nostri amici non finivano di stupirsi per quanto fossero insoliti e buoni, con me che mi producevo in una interpetazione da Oscar, mentendo spudoratamente su quanto avessi meditato per trovare un' alternativa al solito pane, su quanti esperimenti con diverse miscele di farine avessi dovuto fare prima di arrivare ad un risultato che mi convincesse. Mio marito, che ovviamente sapeva la verita', mi guardava con aria complice, annuendo come per dire "sissi', tutto vero, l'ho vista io..."...ruffiano! Come se non lo conoscessi. Era chiaro il tacito ricatto: se mi dici ancora che io non so fare la brace per la griglia, dico a tutti che e' una balla...Gli ultimi 4 spicchi di airbag ce li siamo mangiati con scaglie di grana e fette di pera che avevo messo a grigliare sulle ultime braci morenti di quella che fino a pochi minuti prima era stata la piu' gagliarda, la piu' vivace, la meglio realizzata brace di carbonella di tutta la mia vita. Mio marito e' il Re delle Grigliate!...Fin qui ho scherzato: della griglia si occupa lui, perche'  io proprio non ci acchiappo e la mia carne e' sempre bruciacchiata fuori e cruda dentro, mentre la sua e' davvero ottima...mica tutti siamo perfetti, ognuno ci abbiamo i nostri difetti! Col tempo ho perfezionato la ricetta degli airbags e oggi li cuocio in forno a 220°. Quando si gonfiano, li giro e li lascio cuocere ancora 20 secondi, non devono colorire altrimenti seccano. Comunque dovrete fare delle prove col vostro forno.



Ovviamente di possono accompagnare a qualunque piatto e sono ottimi con salumi e formaggi. Se cuocendo si seccano troppo o se avanzano e...si seccano troppo, li potete sbriciolare nel brodo, magari alternandoli a strati con del formaggio,



oppure li potete inumidire, sia con del brodo freddo che semplicemente in acqua, scolarli, lasciare che si ammollino un po' e poi condirli con olio sale e aceto e farcirli con quello che vi pare.

mercoledì 21 settembre 2011

Old fashioned Consomme

Sono una ragazza all'antica. A volte penso addirittura di essere nata con cent'anni di ritardo. Mi piacciono le cose fatte a mano, come una volta, la vita semplice, magari faticosa, che si conduceva fino a poche decine di anni fa. Non amo il consumismo, acquisto solo lo stretto necessario e cerco di riciclare quello che possiedo gia'. Non ho la macchina, anzi, non ho nemmeno la patente. Il cellulare mi hanno obbligata a prenderlo: ha cinque anni e non fa nemmeno le foto, figuratevi il resto. E comunque e' sempre spento, perche' mi dimentico di metterlo in carica. Mi taglio e mi tingo i capelli da sola...e si vede. Non vado mai dall'estetista o in palestra o a fare shopping. Non dico che ci sia qualcosa di male in tutte queste cose, dico solo che non fanno per me e non ne sento la necessita' o la mancanza. A una persona come me, puo' non piacere passare un pomeriggio in cucina a prepare, come si faceva una volta, un caldo, confortante e fuori moda consomme? Come sempre, quando si tratta di questi piatti un po' demode', mi affido alle infallibili ricette di Anna Baslini. Oggi ho scelto quella del Consomme con piccoli bigne' al formaggio. Eccola:

Occorrente per 4 persone: 

 

1 litro di brodo chiarificato 

 

per i bigne: 

125 g di acqua

2 uova intere piu 1 per dorare

25 g di burro

1/2 cucchiaino da caffe' di sale

75 g di farina

per il ripieno:

una salsa besciamella fatta con 1/4 di litro di latte, 25 g di farina, 25 g di burro, una presa di sale, 1 cucchiaio di groviera e uno di parmigiano grattugiati, pepe e noce moscata q.b.

Fate i bigne' come descritto nella ricetta, strizzando sulla lastra del forno dei mucchietti di impasto grandi come nocciole. Preparate intanto la besciamella unendo i formaggi alla fine. Quando sono pronti, sfornate i bigne' e lasciateli riposare un paio di minuti. Tagliateli poi su un lato e farciteli con la besciamella al formaggio. Teneteli in caldo. A parte fate scaldare il consomme. Al momento di andare in tavola, versate il brodo nella zuppiera e servite i bigne' sopra un piatto coperto da un tovagliolino.

 

Anna Baslini: chiarificare il brodo

Secondo me, saper fare un buon brodo di carne che sia anche limpido come l'acqua del rubinetto, e' una vera e propria arte. La mia mamma e' bravissima e ce l'ha anche messa tutta per insegnarmi, ma io non ho mai imparato a farlo come si deve. Poco male, perche' lo uso quasi esclusivamente per i risotti. Pero' quando ho voglia di un bel piatto di cappelletti in brodo, dopo aver passato ore a preparali, non mi va di annegarli in una brodaglia torbida. Allora mi affido ancora una volta ai consigli della signora Anna Baslini e dal suo libro "Il piacere della tavola" prendo la ricetta del Consomme', nella quale da anche le indicazioni per rendere limpido il brodo con le chiare d'uovo. Ve la trascrivo:

Occorrente per 1 litro: 

1 litro e 1/2 di brodo di carne

300 g di polpa magra di manzo macinata

1 gambo di sedano

1 carota

1 0 2 chiare d'uovo

Mettete la carne tritata in una casseruola e mescolatela con la chiara d'uovo fino a quando quest'ultima sara' ben amalgamata. Tritate grossolanamente le verdure ed aggiungetele alla carne; mescolate tutto assieme quindi versateci sopra, poco per volta, il brodo di carne freddo. Portate la casseruola sul fornello, regolate la fiamma a calore moderato e, mescolando spesso, lasciate che il brodo incominci a bollire. A questo punto abbassate ancora un poco la fiamma, coprite il recipiente e lasciate cuocere lentamente per circa un'ora. Versate il brodo attraverso un tovagliolino bagnato e strizzato. Vedrete che la chiara d'uovo lo avra' fatto diventare limpidissimo.

 

domenica 18 settembre 2011

Torta di pere cotte nel vino

Per questa torta potete utilizzare sia la pie crust  che la pasta frolla. Di solito uso la seconda, ma questa volta ho utilizzato l'impasto del pie, perche' non avevo abbastanza uova e, come sempre, nessuna voglia di andare a comprarle!



Ingredienti:

pasta frolla o pie crust

1 kg di pere williams o altre pere di stagione che tengano bene la cottura

la buccia, senza albedo, di mezzo limone

2 cucchiai di zucchero

1 pezzetto di cannella

3 chiodi di garofano

1 bicchiere di vino rosso

panna fresca per servire

Lavate e sbucciate le pere, togliete il torsolo e tagliatele a dadini. Mettetele in una casseruola con il vino, lo zucchero, la buccia di limone e le spezie. Portate ad ebollizione, abbassate la fiamma, coprite e proseguite la cottura per 10 minuti o finche' le pere saranno tenere, ma non sfatte. Scolatele sopra ad una casseruola per raccoglierne il liquido e lasciatele li' per una mezz'ora. Trascorso questo tempo, rimettete al fuoco la casseruola con il liquido di cottura delle pere e fate sobbollire finche' si sara' ridotto della meta'. Accendete il forno a 180°, rivestite con poco piu' della meta' della  pasta frolla o del pie crust una tortiera da crostata da 24cm di diametro, eliminate la buccia di limone e le spezie e distribuite le pere sull'impasto, nappandole poi con il loro sciroppo: se volete, potete tenerne da parte un paio di cucchiai per decorare il dolce al momento di servirlo. Stendere col mattarello l'altra meta' dell'impasto in un disco di circa tre millimetri di spessore e di diametro leggermente minore rispetto a quello della tortiera. Con delicatezza trasferitelo sopra il ripieno e ripiegateci sopra i bordi della pasta inferiore, sigillando bene la giuntura. Infornate nel ripiano piu' basso per 40/45 minuti o finche' la torta avra' preso colore. Servire tiepida con una cucchiaiata di panna fresca leggermente montata e un filo di sciroppo.