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lunedì 28 ottobre 2013

A cena con gli Amish: crema di broccoli e cavolfiore



Una delle scene per me piu' coinvolgenti e commoventi di tutta la cinematografia, e' quella in cui la comunita' Amish nella quale ha trovato rifugio e protezione uno strepitoso Harrison Ford, si riunisce per costruire il granaio di una giovane coppia di sposi. Gli uomini lavorano tutti insieme, dall'alba al tramonto, per edificare la grande struttura in legno, mentre le donne preparano il pranzo per l'intera comunita' e poi ricamano tutte lo stesso copriletto trapuntato, tipico dell'artigianato Amish. Il senso di serena e gioiosa condivisione, di partecipazione, di collaborazione e di solidarieta' che comunica quella scena, unitamente alla bellissima musica di sottofondo, non manca mai di toccarmi il cuore e di farmi desiderare che cio' fosse possibile anche nel "mondo di fuori", come gli Amish chiamano tutto quello che si trova oltre i confini delle loro piccole comunita'. Vai a vivere con gli Amish allora! Fossi matta, rispondo io. Troppo ribelle, troppo anarchica, troppo allergica alle regole imposte dall'esterno. Non nego, pero', che il loro stile di vita, la loro storia e la loro cultura mi abbiano sempre affascinato. Nei miei viaggi negli Sati Uniti ancora non mi e' mai capitato di visitare le aree abitate dagli Amish, ma mi piacerebbe moltissimo. Non fosse per il monte di regole e restrizioni imposte agli appartenenti a questi gruppi, non faticherei ad adattarmi al loro stile di vita semplice, umile e svincolato dall'eccesso di dipendenza dalla tecnologia. Che poi ci son molti luoghi comuni riguardanti gli Amish e il loro modo di vivere che andrebbero sfatati. Come quello che li vuole contrari all'uso dell'elettricita' e quindi degli utensili elettrici e degli elettrodomestici. E' verissimo che i villaggi degli Amish non sono collegati alla rete elettrica, ma questo perche' intendono limitare al minimo i contatti con il mondo di fuori e le inevitabili contaminazioni. E chissa' cosa potrebbe arrivare loro attraverso i fili dell'alta tensione oltre alla corrente elettrica? Quindi meglio prodursela da se', con le turbine ad acqua e le pale eoliche, solo che il tipo di energia prodotta e' adatta a far funzionare grossi apparecchi come lavatrici o macchine per cucire, ma non va bene per piccoli elettrodomestici come asciugacapelli o tostapane, televisioni o radio, forni a microonde e campanelli per le porte....Pero' e' consentito l'uso di utensili a pila. Frigoriferi, cucine, scaldabagni e stufe funzionano grazie alle bombole di gas liquido e anche l'illuminazione e' affidata alle lampade a gas. In ogni caso l'uso di apparecchiature elettriche non e' incentivato ed anche nelle abitazioni ci sono grosse limitazioni: ad esempio non sono ammessi i congelatori, perche' si teme che il loro possesso possa portare al desiderio di avere altri elettrodomestici. Ora ditemi voi se un modo di pensare cosi' contorto potrebbe lasiare indifferente una come me? Giammai! Io adoro gli Amish! Una cosa che non mi cambierebbe la vita, semmai dovessi vivere col loro, e' il fatto di non poter possedere e guidare un'auto, dato che non ho mai voluto prendere la patente. Anche questo divieto ha una ragione piu' profonda ed articolata del semplice rifiuto delle comodita' del mondo moderno. Da quando l'automobile ha fatto la sua comparsa sulle strade di tutto il mondo, e' diventata simbolo di status sociale, di distintione tra chi puo' e chi no. Queste son cose che ad un Amish non vanno a genio. Individualismo, ambizione personale, affermazione di se', competitivita' non son visti di buon occhio dalla loro cultura, che promuove doti come l'umilta', la modestia, la disponibilita' verso il prossimo, la precedenza del bene comune sull'interesse del singolo.  Quindi niente automobile, si va col buggie tirato dal cavallo e i buggies devono essere tutti grigi uguali, per non farsi notare troppo. Niente bicicletta, che inculcherebbe nei giovani il desiderio di allontanarsi troppo da casa. Meglio il monopattino....Eppure, noi potremo anche sorridere delle loro ingenuita', ma c'e' un fatto che deve sicuramente farci riflettere: negli ultimi vent'anni, il numero della popolazione Amish in Pennsylvania e' quasi raddoppiato!
La simpatia che da sempre ho per questa cultura cosi' protettiva nei confronti della propria identita', mi ha portato, ovviamente, ad essere molto curiosa anche delle loro abitudini alimentari, delle loro tradizioni culinarie. Cosi', uno dei pochissimi souvenirs acquistati nel nostro ultimo viaggio negli USA, e' costituito da una mezza dozzina di libretti monografici dedicati proprio alla cucina Amish. Zuppe, carni, stufati, pani e dolci sono i temi trattati singolarmente in ciascun libretto. Una cucina povera e contadina, che ha le sue radici in Olanda e piu' in generale nel Centro Europa, zone dalle quali provengono gli antenati Anabattisti degli Amish, dei Mennoniti e dei Brethren odierni. Radici che poi si son diramate in terra americana, dove sono venute in contatto con i nuovi cibi originari di laggiu' ed hanno dato vita ad un modo di fare cucina unico e riconoscibile. I loro pani, la shoo fly pie, i whoopie pie, i pasticci di carne o verdura, anche se ormai sinonimi di cucina statunitense, sono originari della gastronomia Amish. Le loro zuppe sono le piu' gustose e cremose che io abbia mai assaggiato, grazie all'aggiunta di latte o panna e, nel caso in cui non ci siano le patate, di farina. Calde, vellutate e confortanti, sono l'ideale per scaldarci in questi primi freddi. Assolutamente semplici e direi basiche, si prestano meravigliosamente ad essere personalizzate (ma non ditelo agli Amish, mi raccomando!) ed arricchite con gli aromi che preferite. Come questa crema di broccoli e cavolfiore, alla quale ho aggiunto un battuto di porro, carota e sedano, lasciato stufare piu' che soffriggere, prima di aggiungere gli altri ingredienti. Ho anche sostituito il cavolfiore bianco con il romanesco, dal gusto piu' delicato e invece di usare tutto il latte previsto dalla ricetta, ne ho sostituito la meta' con del brodo di pollo molto leggero. Infine, ho eliminato il basilico, perche' non mi piace nelle zuppe, ed ho invece aggiunto a fin cottura un trito di prezzemoo ed erba cipollina...ma per il resto ho seguito la ricetta pari pari....Fatelo anche voi e fatela diventare la vostra


Broccoli and Cauliflower Soup
da
Cook Book from Amish Kitchens


Ingredienti:
 per 4  persone

500 g di broccolo verde 
500 g di  cavolfiore 
1 cucchiaino di sale
1 cucchiaino di basilico tritato
60 g di burro
40 g di farina
750 ml di latte

Dividete il broccolo ed il cavolfiore in cimette e metteteli in una casseruola con sufficiente acqua per velarli appena, il sale ed il basilico. Cuocete, coperto e a fuoco medio, finche' saranno teneri, ma non sfatti, circa 15 minuti. Nel frattempo, in un'altra casseruola fate fondere il burro a fuoco dolce, stemperateci la farina mescolando bene, perche' non si formino grumi. Aggiungete il latte, meglio se caldo, molto lentamente e mescolando in continuazione, Lasciate sobbollire, mescolando spesso, finche la crema non avra' cominciato ad addensarsi. Versatela sulle verdure cotte, mescolate per amalgamare, fate riprendere il bollore e proseguite la cottura per un minuto o due. Togliete dal fuoco e servite immediatamente.




mercoledì 16 novembre 2011

Insalatona croccante con zenzero e lime

[caption id="attachment_776" align="aligncenter" width="640" caption="insalata croccante con zenzero e lime"][/caption]

"Ma tu non cucini mai qualcosa di normale?" "Cosa vuol dire normale?" "Qualcosa tipo petto di pollo ai ferri e insalata"...dice lei tra un boccone e l'altro di arrosto di maiale con salsa di funghi e nocciole e puree di patate. Almeno non parla con la bocca piena. E' una delle poche buone maniere che ha conservato, nonostante la pessima influenza esercitata in questi 4 anni da parte delle cattive compagnie che ha frequentato nella sua vita di studente fuori sede e molto fuori corso...Ovviamente sto scherzando: VI VOGLIO BENE, GALLINELLE!!! Certo che cucino cose normali, ci mancherebbe. Capita anche che non cucini affatto: apro il frigo e mi infilo in bocca quello che capita. Oppure mi faccio un toast. O un panino...Comunque interpreto la domanda come una richiesta sottintesa di cibi piu' "normali" . Avere la nostra "bimba" con noi ci ha riportato indietro nel tempo e sono felice di vedere come certe vecchie abitudini abbiano ripreso piede in fretta, come se questi anni di lontananza e separazione non fossero esistiti. Una delle piu' belle e forse piu' rimpiante, e' quella di vedere padre e figlia passare del tempo insieme all'aria aperta. Quando io e il maritino eravamo novelli sposi, avevamo un piccolo maneggio e anche tre camerette spartane dove ospitavamo appassionati di equitazione: io mi occupavo della pensione, una specie di agriturismo quando ancora di queste realta' non ne esistevano e non se ne parlava, e lui insegnava e accompagnava cavalieri ed amazzoni in lunghe passeggiate lungo i sentieri di campagna della Val Camonica. Martina arrivo' quasi subito e mentre il maritino non avrebbe cambiato un pannolino o scaldato un biberon nemmeno sotto minaccia, non era insolito vederlo fare lezione o addirittura cavalcare al passo con la pestifera neonata che, placata e calmata dal dondolio, dormiva beata nel marsupio. Purtroppo a quei tempi equitazione e turismo equestre non erano un business redditizio, almeno non in Val Camonica. Cosi', quando Martina aveva circa tre anni, abbiamo optato per la "citta'", trasferendoci a Boario Terme. Il maritino ha cominciato a lavorare di giorno come rappresentante di commercio, e di sera come musicista. Nonostante il doppio lavoro, ha sempre trovato del tempo da dedicare alla bimba: la portava in bici sul "cioccolato", grazioso nomignolo che Martina ha dato alle strade sterrate che costeggiano il fiume Oglio dalle parti di Boario, perche' i tondeggianti ciottoli di fiume che spuntano qua e la' dalla superficie di terra battuta le ricordavano le nocciole del nocciolato; con i rollerblade sulle stradine secondarie; a nuotare a Capo di Lago, dove si prestava per ore a farle fare l'angelo come in Dirty Dancing; a cavallo ovunque ci fosse un sentiero percorribile tornando carichi di more o di castagne a seconda della stagione; a giocare a tennis o semplicemente a fare un giro in macchina. Quando poi ha deciso di lasciare il lavoro di giorno e di fare il musicista a tempo pieno, tutti i pomeriggi li dedicava a sua figlia. Tutto questo si e' bruscamente interrotto quando, otto anni fa, ha dovuto partire per l'Olanda, dato che in Italia c'erano sempre meno opportunita' di lavorare a cifre dignitose e spesso doveva subire la concorrenza di gente senza talento, nemmeno musicisti veri, che grazie all'elettronica e alle basi registrate, se ne andavano in giro a proporsi a prezzi ridicoli..vabbe', non amareggiamoci...Non so a chi dei due sia mancato di piu' l'altro...al papino credo, perche' Martina nel frattempo era cresciuta, aveva altri interessi, preferiva il motorino alla bicicletta e la compagnia dei suoi coetanei a quella del seppur giovane e dinamico papa'. E' stato bellissimo, ieri mattina, vederli prepararsi, prendere le biciclette e andare da Zander, il bellissimo Frisone intero di 20 anni che Paolo monta in mezza fida...o dovrei dire tripla fida...vabbe', son dettagli...



Ed e' stato ancora piu' bello vedere il sorrisone e le gote rosa, lei che e' sempre pallida, di Martina al ritorno. Intanto pero' si eran fatte le tre di pomeriggio, troppo tardi per pranzare, troppo tempo prima di cena...."Mi fai un'insalatona?"...e allora insalatona sia, ma a modo mio: cavolfiore e broccoletti verdi, crudi e tagliati sottili, carote, spinaci, belga, sedano,pomodori e mandorle. Come condimento olio d'oliva, aceto balsamico, un cucchiaino di miele, quattro o cinque fettine sottilissime di zenzero fresco e zeste di lime, poco sale. Questa insolita insalatona croccante, fresca, agro-dolce e piccantina ha anche una storia tutta sua...ma non volgio abusare del vostro tempo e della vostra pazienza. Alla prossima.